Non è un ultimatum. Nichi Vendola e Antonio Di Pietro lo chiariscono più volte. Eppure l’appello che i leader di Sel e Italia dei Valori rivolgono al Pd assomiglia molto a un avvertimento. I due temono di essere marginalizzati dalla nuova intesa tra progressisti e moderati, non ci stanno a fare i «gregari» dell’asse Pd-Udc. E per uscire dall’angolo rilanciano il progetto del centrosinistra.
La conferenza stampa riempie un giornata altrimenti vuota a Montecitorio. In una Roma che il caldo africano e il giorno di festa – in città si celebrano i Santi Pietro e Paolo – hanno reso deserta. A dispetto dell’ambiente, i toni dell’incontro sono quelli del grande appuntamento. «Chiediamo una risposta chiara – questo l’appello al Pd – non si può immaginare di essere alleati virtuali, effimeri, residuali»
Ufficialmente Vendola non chiude le porte all’Udc. Ma certo rende l’intesa tra il Pd e il partito di Casini estremamente difficile. «Io non voglio impedire il dibattito con i moderati. Voglio impedire la resa nei confronti dei moderati». L’interlocuzione con i centristi non è negata, ma dovrà essere successiva all’unità del centrosinistra. In ogni caso non ci sarà spazio per i «finti moderati che si travestono da neocatecumenali. In una coalizione che nega i diritti alle coppie di fatto – chiarisce Vendola – non ci si può accomodare neppure per prendere un caffè».
Al centro delle critiche finisce anche il Partito democratico. Vendola lascia intendere che non parteciperà alle primarie, così come pensate fino ad oggi. «Se c’è una coalizione, devono essere primarie di coalizione. In quel caso sono interessato. Se c’è Casini e non c’è Di Pietro non sono interessato». Di certo la competizione non deve limitarsi neppure a una conta interna al Pd. «Le primarie non possono essere un concorso di bellezza».
Nel progetto del nuovo centrosinistra il governatore della Puglia si fa garante di Di Pietro. La presenza dell’ex pm è condizione necessaria per partecipare all’alleanza. «Senza di lui non mi siedo a discutere. L’Idv è un pezzo fondativo del centrosinistra». Vendola prova persino a giustificare le recenti polemiche tra Di Pietro e Pd, definite «inevitabili attriti». Sulla serietà dell’uomo non si discute. «Di Pietro è un discolo – ironizza il leader di Sel – C’è quasi una gara a salire in cattedra per mettergli un voto basso in condotta».
Di Pietro, da parte sua, prova a ricucire con Bersani. Nel Partito democratico tanti non hanno digerito la lunga polemica tra l’ex pm e il Quirinale. E così il leader dell’Idv apre la conferenza stampa con un appello proprio a Napolitano, di cui oggi ricorre il compleanno. «Le prese di posizione politiche nulla hanno a che vedere con la stima istituzionale. Non è solo un dovere ma un piacere fare gli auguri al presidente Napolitano». Pace fatta? È presto, ma Di Pietro ce la mette tutta. «Chiediamo al partito di Bersani di sedersi attorno a un tavolo con noi per discutere del progetto» spiega. «Noi siamo per unire, mentre un’alleanza innaturale come quella con l’Udc divide».
Adesso Vendola e Di Pietro attendono una risposta dal Nazareno. In tempi rapidi. «La clessidra è stata girata e sono rimasti pochi granelli di sabbia» dice Vendola. «Stavolta il Pd si spacca» mormora qualcuno in sala stampa. Difficile. Ma certo l’aut aut di oggi mette in difficoltà il partito di Bersani. Da una parte Casini, dall’altra Sel e Idv. Il tempo dei compromessi sembra finito. Per convincere gli ex alleati democrat, Sel e Idv usano un argomento più che convincente: in conferenza stampa vengono citati i sindaci Giuliano Pisapia, Marco Doria, Leoluca Orlando e Luigi De Magistris. I primi cittadini di Milano, Genova, Palermo e Napoli. «Con quei sindaci, come centrosinistra, abbiamo vinto le campagne elettorali e governiamo in quelle importanti città – ricorda Vendola – E pure a livello centrale il centrosinistra non esiste».