Qualcuno esulta, molti preferiscono rimanere in silenzio. Ma nessuno si permette di contraddire la scelta del capo. O la presunta scelta. Mentre si diffonde la notizia della nuova discesa in campo di Silvio Berlusconi a colpire è l’apatia del Pdl. Peggio, l’ignavia di un partito dove in molti non hanno gradito la decisione del Cavaliere, ma nessuno alza la voce. Il gruppo dirigente, e non solo quello, la prende con fatalismo. Già in caduta libera di consensi, il Popolo della libertà guidato da Angelino Alfano è a rischio sopravvivenza. La presenza del Cavaliere resta l’ultimo tentativo per rimanere a galla. Un tentativo con buone probabilità di riuscita, assicura chi ha visto i sondaggi commissionati dall’ex premier. La sua sola candidatura permetterebbe di recuperare diversi elettori (il condizionale è d’obbligo). Riportando il Pdl – il nome e il logo del partito saranno comunque modificati – attorno al trenta per cento.
Eppure la notizia non entusiasma il partito. Certo, ci sono i fedelissimi. Quelli che si affrettano a rilasciare dichiarazioni di gioia (spesso persino eccessiva). Ma buona parte dei parlamentari pidiellini mormora, si interroga. Da mesi era stato deciso che Silvio Berlusconi avrebbe avuto il ruolo di padre nobile, di allenatore. E invece sarà ancora una volta il capitano della squadra. «Non ci sono alternative» ammettono tanti deputati in Transatlantico. Nessuno ha il coraggio di dissentire, ma tanti sono a disagio. Nessuna sorpresa, per carità. L’annuncio dell’ennesima candidatura del Cavaliere – la sesta – era nell’aria. Anche se la decisione finale è stata presa solo la settimana scorsa, è da tempo che a Palazzo Grazioli si prepara la strategia. Dalla campagna elettorale delle ultime amministrative – volutamente disertata dal Cavaliere preoccupato dai sondaggi – alla recente uscita di Fiuggi. Quando davanti all’assemblea della Giovane Italia l’ex premier aveva di fatto preannunciato la sua discesa in campo. Mesi fa era stato Pier Ferdinando Casini a chiedere un passo indietro di Berlusconi. Condizione necessaria per pensare a una nuova alleanza tra Pdl e centristi. Dal momento che il leader dell’Udc ha iniziato a flirtare con Bersani, perché rimanere dietro le quinte?
C’è inquietudine tra diversi esponenti già di Forza Italia. Tutti i dirigenti che avevano puntato su Angelino Alfano ora si sentono, giustamente, scavalcati. La candidatura del Cavaliere archivia le promesse di rinnovamento del partito. E chiude in un cassetto l’ipotesi primarie. Le lancette dell’orologio tornano indietro di un anno esatto, prima della consacrazione del giovane delfino di belle speranze a segretario. Tra gli ex An la linea non è univoca. C’è chi non gradisce la novità, ma anche chi ammette che il ritorno di Berlusconi, al momento, rappresenta una delle poche possibilità di rimanere in vita. «Ma che dobbiamo fare? – rivela uno di loro – I sondaggi sono quelli. Sono fatti bene. Danno un’indicazione chiara, non ci sono alternative».
«E se fosse l’ennesima sparata del Cavaliere?» si chiede qualcuno. Stavolta non sembra una boutade. A confermare l’indiscrezione del Corriere della Sera è stato lo stesso Alfano, in mattinata. «Credo che Berlusconi scenderà in campo» ha spiegato intervenendo all’assemblea annuale dell’Abi. E già venerdì è prevista la prima uscita pubblica del “nuovo” candidato premier. Tra due giorni l’ex premier aprirà la convention dei Cristiano Riformisti all’hotel Ergife di Roma. Il calendario degli impegni del Cavaliere è fitto. Per tutto agosto Berlusconi continuerà a lavorare alla sua discesa in campo. Confrontandosi con esponenti di rilievo del partito e della società civile nella sua villa di Arcore (dove passerà le vacanze). Indicazioni più precise arriveranno solo dopo agosto.
Il Cavaliere può davvero tornare a Palazzo Chigi? Chi ci ha parlato assicura che Berlusconi ne è convinto. Ma la campagna elettorale è ancora lontana. Da qui a marzo è probabile che le diverse anime del partito proveranno a orientare le strategie dell’ex premier. I lealisti a oltranza del governo Monti spingeranno per riproporre l’attuale maggioranza anche dopo il 2013. Uno scenario da grande coalizione che permetterebbe al Pdl di rimanere in maggioranza, anche perdendo le elezioni. I falchi punteranno a un progetto fortemente alternativo al centrosinistra, mettendo in conto la possibilità di fare una legislatura all’opposizione. L’ultima parola ovviamente spetterà al Cavaliere. Sarà lui a decidere obiettivi e prospettive, ma solo dopo l’estate. Quando ci sarà più chiarezza sulla nuova legge elettorale, vero indicatore del futuro politico italiano.
Il ritorno di Silvio Berlusconi coincide anche con la grande sconfitta di Angelino Alfano. La discesa in campo del Cavaliere nasce dagli errori del suo delfino. Incapace di raccogliere il testimone alla guida di un partito dilaniato da scontri interni e perdita di consenso. La bocciatura di Alfano è una delle poche certezze tra i tanti interrogativi che allarmano i parlamentari pidiellini. In tanti si aspettavano una reazione, un distinguo. Che non è arrivato. Molti non hanno gradito le dichiarazioni di questa mattina. «Tanti chiedono al presidente Berlusconi di ricandidarsi – così il giovane segretario – Io sono in testa a questi. Se deciderà di farlo sarò e saremo al suo fianco». I commenti sono spesso impietosi. «Ma vi rendete conto? Dopo tutte le aperture e gli assist che gli sono stati offerti, Alfano si arrende così, senza una parola. Ma è proprio in queste occasioni che si deve dimostrare il coraggio». Un deputato ex An ripercorre la recente carriera del delfino di Berlusconi. «Vi ricordate la scorsa estate, quando assieme a Maroni rappresentava il futuro del centrodestra? Ecco, dopo un anno l’ex ministro dell’Interno si è preso la Lega, mentre Alfano è già stato accantonato. È troppo buono, troppo un bravo ragazzo. Aveva ragione il Cavaliere: gli manca il carattere».
Non tutti i giudizi sono così negativi. C’è anche chi è convinto che la sconfitta non condizionerà eccessivamente il futuro politico di Alfano. Specie se, e questa è l’indiscrezione che circola, il segretario affiancherà Berlusconi nella prossima campagna elettorale. Se il Cavaliere vince, ad Alfano spetterà l’onore di guidare il primo partito italiano. Se Berlusconi perde, al segretario non sarà addossata la responsabilità della sconfitta. In caso di grande coalizione? Sarà proprio il «bravissimo Angelino» a rappresentare il Pdl nel governo.