Avere un titolo di studio non è abbastanza per trovare lavoro: serve l’esperienza pratica. La Francia conta un 40% di laureati tra i giovani tra i 25 e i 34 anni, uno dei tassi più alti d’Europa e dei paesi Ocse, eppure la disoccupazione giovanile tocca il 21,8%, un tasso di poco inferiore alla media europea, contro un 7,9% tedesco e un 9,3% olandese.
La differenza si gioca nel rapporto tra università e mercato del lavoro: i giovani che si presentano alle imprese, infatti, rappresentano un costo per poter essere formati. La Germania ha già la soluzione: come scritto su Linkiesta, un sistema di formazione duale (teorico e pratico insieme) permette ai giovani di istruirsi e fare esperienza nel mondo del lavoro in apprendistato, presentandosi con un curriculum di qualità al termine degli studi. In Olanda il sistema è simile: il Paese ha sviluppato la possibilità di lavori a tempo parziale, permettendo al 65% dei giovani di lavorare e studiare assieme. La scommessa della Francia si sta giocando sugli stage nelle imprese, ma quel che manca è la sua obbligatorietà all’interno degli atenei e solo le Grandi Scuole l’hanno imposto nei corsi di studio.
L’Inghilterra ha una storia simile. Il Paese ha una disoccupazione giovanile del 21,9%, dato praticamente identico ai vicini d’Oltremanica, causato, tra le altre cose, dalla mancanza di esperienza lavorativa dei giovani. In alcuni ambiti, infatti, il lavoro c’è: quel che manca sono lavoratori adatti a ricoprire quei ruoli.
Un dato interessante: in uno studio condotto dalla branca inglese della General Electric sulle imprese ad alto contenuto tecnologico, il 77% delle 402 società intervistate vede un futuro ottimista e più della metà di queste pensa a nuove assunzioni. Qual è il problema? Tre quarti delle imprese non trova i profili di cui ha bisogno: le cause sono l’inesperienza lavorativa o la scarsa formazione tecnica dei giovani aspiranti lavoratori.
Nel maggio di quest’anno, il Financial Times lanciava l’allarme: all’abbondanza di laureati si affiancava la mancanza di esperienza e capacità tecniche che potessero aiutare nell’ingresso del mondo del lavoro. Jeff Jores, direttore esecutivo di ManpowerGroup si diceva preoccupato, spiegando che meno entrano nel mercato del lavoro ora, meno gente sarà formata in futuro. In questo circolo viziozo – osservava – l’Inghilterra si ritroverà con una lacuna di dieci anni d’esperienza lavorativa quando i giovani laureati di ora avranno superato i trent’anni.
La Francia punta sugli stage in università, e l’Inghilterra? Una proposta curiosa viene da Jonathan Portes, direttore del National Institute of Economic and Social Research, delineata sul Guardian nel mese di aprile: dare avvio a un nuovo New Deal che possa dare ai giovani quell’esperienza utile per essere assorbita nel mercato del lavoro. Il problema –come spiega – non è intervenire per il semplice fatto di creare occupazione, ma perché le esperienze e le capacità acquisite dai giovani lavoratori possano rispondere alle necessità del mercato.
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