Ecco la “particella di Dio”, il tassello all’origine di tutto

Ecco la “particella di Dio”, il tassello all’origine di tutto

I presenti nella sala del Cern di Ginevra questa mattina hanno gridato all’unisono «yes!». La domanda del direttore generale del Cern, Rolf Heuer, era: «ce l’abbiamo, che dite?». Il soggetto era ovviamente il bosone di Higgs, l’ultima particella del Modello Standard che doveva ancora essere osservata sperimentalmente e che oggi è stata al centro di un lungo seminario in cui gli esperimenti Atlas e Cms hanno presentato i risultati ricavati dalla raccolta dati del 2011 e del 2012.

L’eccitazione era palpabile già dal primo mattino quando l’arrivo nella sala seminari del Cern di Peter Higgs, il fisico che negli anni Sessanta ipotizzò l’esistenza dell’omonimo bosone, è stato accolto da un lungo applauso. Nei giorni scorsi, come abbiamo raccontato ieri, i media avevano anticipato i tempi e già dato l’annuncio facendo anche irritare qualche fisico. Ieri una video intervista al fisico John Ellis resa pubblica per errore sul sito del Cern ha contribuito ad aumentare l’eccitazione per il seminario di oggi. Nello spiegare che cos’è il bosone di Higgs, infatti, Ellis ne dava per scontata la scoperta.

Stamattina il primo a scaldare il pubblico è stato Joe Incandela, il portavoce di CMS, che nel mostrare i risultati ha detto: «Abbiamo osservato un nuovo bosone con una massa di 125,3 ± 0,6 GeV di massa a 4,9 sigma». Questa frase ha strappato un applauso fragoroso, perché – tradotta in linguaggio comune – vuol dire «siamo sicuri praticamente al 99,9999% di aver osservato il bosone di Higgs».

Applausi che sono giunti anche per Fabiola Gianotti, la portavoce di ATLAS, il secondo esperimento che sta dando la caccia a Higgs, quando ha sostanzialmente confermato i dati di CMS presentati da Incandela. Una conferma che rende praticamente ufficiale la scoperta. Certo, Gianotti ha sottolineato come «ci sia ancora molto lavoro da fare prima che questi dati possano effettivamente essere pubblicati». Una precauzione dovuta alla necessaria pignoleria con cui deve essere analizzato un risultato così importante e così lungamente atteso.

Il comunicato ufficiale del Cern ha toni cauti, in attesa dalla pubblicazione ufficiale dei dati preannunciata da Fabiola Gianotti, ma Peter Higgs ha rotto gli indugi e si è detto contento di aver potuto assistere «a questa scoperta durante la mia vita». La sostanza è che «è stato raggiunto un punto di non ritorno nella nostra comprensione della natura», per usare le parole del direttore generale del Cern Rolf Heuer.

Il bosone di Higgs, diventato celebre come la “particella di Dio” (etichetta che non è mai piaciuta ai fisici), era l’ultima particella prevista dal Modello Standard che ancora non era stata rivelata dagli apparati sperimentali. Oltre che per la lunga caccia di cui è stato protagonista, il bosone di Higgs ha un ruolo di primo piano nella ricerca fisica contemporanea perché è il responsabile della massa di tutte le altre particelle: a seconda di come le altre particelle interagiscono con lui, infatti, assumono una determinata massa. In altre parole il bosone di Higgs differenzia la materia in tutte le tipologie di particelle che conosciamo. La sua scoperta, quindi, è anche una conferma di tutto quello che i fisici sanno sulla materia.

Ora che è stato individuato, che rimane da fare? A cominciare da Sergio Bertolucci, l’italiano che ricopre il ruolo di direttore della ricerca del Cern, i fisici sostengono che ora si apre una nuova pagina della ricerca. Ora si tratta di determinare l’esatta natura di questa particella individuata da CMS e ATLAS per essere del tutto certi che si tratti del bosone di Higgs e comprenderne fino in fondo il comportamento. Una volta superato questo punto, che comunque significa un lungo lavoro di analisi dei dati per migliaia di fisici sparsi in tutto il mondo, LHC potrà essere utilizzato, previo qualche upgrade già programmato sul fronte dell’energia sviluppata, per dedicarsi a indagare altre frontiere della fisica come, per esempio, la materia oscura. Come ha sottolineato Rolf Heuer, «siamo solo all’inizio». Insomma, il bello dovrebbe ancora venire.
 

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