Gonna e collant, Oxford apre agli studenti transessuali

Gonna e collant, Oxford apre agli studenti transessuali

Addio farfallini, giacche scure e camicia. L’università di Oxford, culla della cultura britannica, ha accettato di riscrivere il suo “dress code”. La motivazione? Andare incontro agli studenti transessuali. Così anche i maschi potranno indossare gonne e collant durante gli esami e nelle occasioni più formali. E alle donne sarà permesso l’abito maschile e il cravattino. Il nuovo regolamento, che entrerà in vigore dalla prossima settimana, è una risposta alla mozione della “Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Queer Society”, approvata dal sindacato studentesco. Pur avendo avuto in passato celebri alunni gay, come Oscar Wilde, Oxford non è mai stata particolarmente aperta al movimento gay: il suo primo Gay Pride risale al 2003 e solo nel 2009 l’ateneo ha autorizzato la creazione di un’associazione per gay e trans.

Ora la rivoluzione sessuale della storica università parte proprio dall’abbigliamento. Da secoli, per sostenere un esame nelle aule di Oxford, agli uomini era richiesto di indossare abito scuro, camicia, cravattino bianco, calzini e scarpe nere sotto la toga. Per le donne, invece, era di rigore la gonna o i pantaloni scuri, camicia bianca, calze nere e un nastrino legato attorno al collo. Era questa la divisa nota come “sub fusc”, un’espressione che indicava quello da portare “sotto il nero”.

Lo studente che non rispettava il “dress code” a Oxford veniva severamente punito, con misure che andavo dalla “rustication”, cioè la sospensione dello studente, alla espulsione definitiva. L’iniziativa è stata presa proprio per evitare che gli studenti trans rischiassero punizioni se pescati «in periodi di particolare stress come gli esami» a indossare abiti non appropriati sotto la toga. Con il nuovo codice, però, le cose cambieranno. E la distinzione tra uomini e donne non verrà più ritenuta un imperativo categorico da rispettare. Anche perché in un recente sondaggio del giornale universitario, solo il 35 per cento dei ragazzi si è definito eterosessuale.
 

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