I dipendenti Bce scrivono a Draghi: “Per colpa della crisi lavoriamo troppo”

I dipendenti Bce scrivono a Draghi: “Per colpa della crisi lavoriamo troppo”

Ci mancava il rischio burn-out per i dipendenti. Per la Bce i problemi sembrano non finire mai, dopo le roventi polemiche degli ultimi mesi tra i “rigoristi” capeggiati della Germania e Mario Draghi, gli attacchi sempre più aperti del presidente della Bundesbank Jens Weidmann per le mosse del presidente italiano (da ultimo l’allentamento dei requisiti per le garanzie che le banche dovranno presentare per ottenere i prestiti dell’Eurotower).

Adesso ci si mettono anche i sindacati che lanciano un grave allarme denunciando l’insufficienza dell’organico. Il tutto, proprio mentre la pressione, già altissima, sulla Bce aumenta ancora, soprattutto dopo il vertice Ue della scorsa settimana, con le prospettive che la Banca centrale diventi una superauthority anche per la vigilanza bancaria europea. E mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla riunione di giovedì, che potrebbe decidere la riduzione dei tassi (con le inevitabili polemiche e spaccature interne).

È stato il Financial Times Deutschland – sempre più lo “house organ” della Borsa di Francoforte – a rilanciare l’allarme dei sindacati. Nella fattispecie, si tratta dell’Ipso (sigla che sta per “Europea and International Public Service Organization”), che di se stessa, sul sito, dichiara orgogliosamente di essere «l’unico sindacato riconosciuto alla Bce, i suoi membri corrispondono al 40% del personale» dell’Eurotower. Il presidente, Marius Mager, ha scritto una lettera a Mario Draghi avvertendo di un «serio rischio operativo potenziale per la Bce». Questo soprattutto per «il crescente numero di assenze prolungate» provocato da «missioni nei paesi» membri (soprattutto quelli sotto programma di aiuto) o malattie legate allo stress.

Il riferimento è in primo luogo al crescente numero di missioni di monitoring all’interno della sempre più temuta troika (insieme a Commissione Europea e Fmi) in viaggio verso Grecia, Irlanda, Portogallo. Senza dimenticare il monitoraggio rafforzato Ue già in atto in Italia dal G20 di Cannes, e quello sulla Spagna che sta per ricevere 100 miliardi di aiuti per le sue banche. Insomma, secondo i sindacati, una situazione che aumenta sia il peso lavorativo di chi deve viaggiare, sia di quelli che, rimasti a Francoforte, devono sopperire alla mancanza dei colleghi in missione (o, appunto, in malattia).

L’allarme di Mager non è campato per aria: si fonda su un sondaggio condotto dalla stessa Ipso tra i 1.500 dipendenti della Bce. Quasi la metà (715) ha risposto, e il quadro non è dei più rosei. L’80%, tanto per cominciare, esprime malessere per «l’elevato carico di lavoro». Il 20% dichiara che la situazione lavorativa sta massicciamente impattando sulla vita privata, il 16% afferma che lo stress sta avendo «gravi» conseguenze sulla salute.

Mario Draghi, a quanto pare, è conscio del problema, che i sindacati – già prima di questo passo ufficiale – andavano sottolineandogli da tempo. La Bce, soprattutto di questi tempi, non può certo permettersi defaillance o errori, o anche proteste generalizzate. Così, stando almeno al Financial Times Deutschland, Draghi avrebbe già preannunciato ai dipendenti un aumento del personale, si parla di un incremento di 50-60 persone, anche se mancano conferme ufficiali. Senza un aumento di organico, sembra di capire, sarà difficile sobbarcare l’Eurotower dei nuovi, crescenti ruoli che i leader europei, Angela Merkel in testa, sta disegnando per lei.
 

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