I grillini (e poi Grillo) chiudono la porta in faccia a Di Pietro

I grillini (e poi Grillo) chiudono la porta in faccia a Di Pietro

«Di Pietro può dire quello che vuole, noi lo abbiamo spiegato, scritto e ufficializzato più volte: il Movimento 5 Stelle andrà sempre e comunque da solo». Diana era una delle candidate grilline alle ultime amministrative. Nonostante la mancata elezione al consiglio comunale di un’importante città del Nord Italia «quella resta un’esperienza bellissima», racconta. Non è un volto noto del Movimento, ma neppure una semplice simpatizzante. Ecco perché la sua opinione rappresenta bene la reazione del mondo grillino alle ultime avances dell’Italia dei Valori. Ieri Di Pietro ha proposto un accordo elettorale a Beppe Grillo e Nichi Vendola. Un cartello che aggreghi tutte le forze «non allineate». Oggi l’universo grillino – salvo pochissimi distinguo – chiude la porta in faccia all’ex pm. «Lasciamo stare – spiega Diana – Se facessimo un accordo del genere non saremmo più il Movimento 5 Stelle. Noi siamo anti-sistema, anti-Casta. Ma quante legislature ha già fatto Di Pietro alla Camera?».

L’invito dell’Italia dei Valori viene rispedito al mittente. «Personalmente non ho neppure approfondito la notizia», sorride diplomatico Giovanni Favia, consigliere regionale grillino in Emilia Romagna. Non sorprende che in Regione il Movimento di Grillo sia all’opposizione. Anche del partito di Di Pietro. Qualche altro rappresentante istituzionale grillino accetta di dire la sua, chiedendo però di omettere il nome. Un po’ per non personalizzare troppo un movimento senza protagonisti. Un po’, forse, per timore di non allinearsi alla linea ufficiale. In realtà basta fare due chiacchiere al telefono per capire che la pensano tutti allo stesso modo. «È chiaro che gli attivisti del movimento non accetterebbero mai un accordo del genere» racconta l’esponente grillino. Un cartello elettorale con Di Pietro? «Non esiste».

Nel pomeriggio è lo stesso Beppe Grillo a respingere la proposta di Di Pietro. Educatamente, con un post scriptum sul suo blog. «Il MoVimento 5 Stelle non si alleerà con nessun partito per le prossime elezioni e non ha ricevuto proposte da parte di alcuno». Non nomina mai l’ex pm, ma il messaggio è chiaramente rivolto a lui. Con buona pace del leader Idv, che ieri si diceva convinto di poter «fare una lista che diventi maggioranza. Ci temono e fanno bene». La replica di Grillo non è una novità. Già a fine giugno il “comunicato politico numero cinquantuno” pubblicato sempre sul suo blog era stato piuttosto esplicito. Per qualcuno quel post rappresentava la chiamata alle armi. «Il MoVimento 5 Stelle – così scriveva il blogger genovese – parteciperà alle prossime elezioni politiche qualunque sia la legge elettorale. Non ci sarà alcuna alleanza con i partiti».

Fabrizio Biolè è un consigliere regionale del Piemonte. È uno dei grillini della prima ora: è stato eletto nelle liste del Movimento 5 Stelle ormai due anni fa. «Di Pietro ci ha già provato altre volte – spiega – adesso che i sondaggi ci accreditano percentuali di tutto rispetto cominciamo ad essere appetibili». Anche per lui un’alleanza con l’Italia dei Valori è fuori da ogni logica. «Per non parlare di un cartello che comprenda anche Sinistra Ecologia e Libertà, come proposto dall’ex pm». Per carità «ben vengano progetti condivisi sul territorio – continua Biolè – Ma una coalizione con partiti strutturati, che nel bene o nel male rappresentano la politica italiana degli ultimi anni, è improponibile».

I simpatizzanti del Movimento sembrano pensarla allo stesso modo. In tanti, questa mattina hanno espresso la propria contrarietà all’invito di Di Pietro. Diversi i commenti sul blog di Beppe Grillo. «Se volesse, il buon (?) Di Pietro prima restituisce tutti i finanziamenti presi lui e soci – scrive Mauro T. – poi si adegua al M5S e si dimette perché due mandati li ha già fatti. Ah, per coerenza poi deve far dimettere il figlio dalla regione…». D’accordo Stefania: «Su Di Pietro, Sel e accordi vari. Se si fa un passo indietro sui partiti poi siamo di nuovo punto e a capo. Non è la soluzione, è la fine del movimento». Qualche voce isolata difende l’iniziativa. Ma la stragrande maggioranza dei grillini si schiera contro ogni apparentamento.  

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