Il Guardian riassume la storia del pop italiano, ma sbaglia (quasi) tutto

Il Guardian riassume la storia del pop italiano, ma sbaglia (quasi) tutto

Paola e Chiara e Simone Cristicchi. Ma anche i (quasi) dimenticati Valerie Dore, Livin’ Joy ed Eddy Huntington, che oltretutto non è nemmeno italiano, ma inglese. La storia del pop nostrano vista dal quotidiano britannico The Guardian, pubblicata all’interno della sezione Sounds of Europe, è qualcosa che avremmo preferito non leggere; più simile ad una galleria degli orrori che ad una collezione di farfalle. Ma davvero a Londra, musicalmente, ci vedono così?

Nelle dieci canzoni più rappresentative della storia della musica pop nostrana il giornale, gliene va dato atto, inserisce anche delle vere e proprie gemme: “Ancora tu” di Lucio Battisti – «un grande cantautore» la cui fama però «è rimasta confinata in patria» -, “La guerra di Piero” di Fabrizio De André – «il più importante di una nuova ondata di star del folk pop, più oscuri e politicizzati» – e “Prisencolinensinainciusol” di Adriano Celentano – «il primo a portare il rock’n’roll in Italia».

Il Guardian, però, infarcisce la classifica anche di tante scelte discutibili: passi per i Goblin, alfieri del pro rock – famosi soprattutto per le colonne sonore dei film di Dario Argento, ma di indubbio valore musicale assoluto – e per Giorgio Moroder, un genio dell’elettronica – vincitore, tra l’altro, di tre premi Oscar, di un Grammy e di centocinquanta Dischi d’oro. Ma il resto è decisamente sorprendente, con tanti protagonisti dell’Italo Disco (un filone dance tornato in voga di recente) a conquistare menzioni inaspettate, in una top 10 che sta già facendo discutere.

C’é Valerie Dore, all’anagrafe Monica Stucchi, cantante ascrivibile proprio al filone sopra citato. Il suo synth pop, secondo il Guardian, avrebbe addirittura influenzato l’opera di Laura Branigan e dei Pet Shop Boys. Ci sono i Livin’ Joy, duo dance attivo negli anni ’90, che con la canzone “Dreamer” avevano sfondato sia in Uk che negli Usa, dove il singolo raggiunse la vetta delle classifiche. E c’é addirittura Eddy Huntington, nato in Inghilterra, cresciuto in Italia soltanto artisticamente: la sua “URSS” è, per gli inglesi, tra le canzoni più rappresentative della storia del pop italiano. Are they kidding?

Ecco, infine, Paola e Chiara e Simone Cristicchi. Le prime sono preferite al «pop soporifero» di Laura Pausini ed Eros Ramazzotti (opinione, stavolta, condivisibile), ed il loro disco “Non puoi dire di no” viene paragonato ai Cranberries. Il mood nostalgico di Cristicchi e della sua “Studentessa universitaria” (unica canzone scelta dell’ultimo decennio), invece, ricorderebbe agli inglesi lo stile di Dean Martin – e l’italiano «ha fascino da vendere».

Le classifiche sono fatte apposta per discutere, si dirà. Così sia: non siamo d’accordo con la lista del Guardian, e vogliamo sentire la vostra. Chi inserireste nella top 10? Chi secondo voi, invece, è di troppo?

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