In Piemonte nasce un nuovo comune, alla faccia della spending review

In Piemonte nasce un nuovo comune, alla faccia della spending review

Mentre il governo è alle prese con spending review, accorpamento delle province, soppressione di enti inutili e uffici periferici, in Piemonte potrebbe nascere presto il comune numero 1.207: Mappano, in provincia di Torino. Un territorio che si considera omogeneo dal punto di vista economico e sociale, dove vivono 8mila persone, che oggi per l’anagrafe risiedono in 4 diversi comuni: Settimo, Caselle, Borgaro e Leinì.

Il consiglio regionale ha infatti approvato, con 45 voti favorevoli e un solo contrario, una proposta di deliberazione, che ora dovrà essere ratificata dalla giunta, per indire il referendum consultivo necessario a istituire la nuova amministrazione comunale. Alla consultazione, che con ogni probabilità si terrà tra ottobre e novembre prossimi, saranno chiamate poco meno di 100mila persone, tutti i cittadini, cioè, dei 4 comuni interessati. Con un costo stimato, per le casse della Regione, in circa 200mila euro.

Il voto consentirebbe di mettere fine a una vicenda rimasta sospesa per quasi trent’anni, tra rivendicazioni in gran parte legittime delle comunità locali, veti incrociati della politica e cavilli legali. Non fosse che l’idea di istituire un nuovo comune, mentre si cerca di accorpare quelli più piccoli, favorire le unioni e ridurre il numero delle province (in Piemonte passeranno da 8 a 4, compresa quella di Torino che dovrebbe trasformarsi in città metropolitana) suona a dir poco anacronistica.

La questione, è complessa. La frazione di Mappano (nome di un borgo ottocentesco) si ritrova, caso unico in Italia, “spalmata” sul territorio di 4 differenti amministrazioni. «Questo, spiega Francesco Grassi, docente di matematica, a capo del comitato per l’autonomia di Mappano, ha creato una serie di problemi sul fronte dello sviluppo urbanistico e dei servizi». L’assenza di un piano regolare unico ha fatto sì, ad esempio, che i comuni concentrassero le aree industriali (si pensi al polo della chimica di Borgaro), oppure le attività legate al ciclo dei rifiuti proprio in quella sorta di “terra di mezzo” che è Mappano.

Non solo. Nonostante sia nato un consorzio per la gestione unitaria dei servizi, in molti casi ogni amministrazione procede per conto suo, con la paradossale conseguenza che chi ha casa al confine tra due comuni non sa, magari, a quale ufficio anagrafico rivolgersi o quale sia il suo codice di avviamento postale. Per questo, a metà degli anni ’80 è nato il primo comitato di cittadini che si batte per l’istituzione di Mappano Comune.

Nel ’92 si è anche tenuto un referendum consultivo che proponeva l’accorpamento al comune di Borgaro, bocciato però dagli elettori. Nel luglio del 2009, la Regione Piemonte, dopo aver abbassato da diecimila a cinquemila abitanti la soglia per creare un nuovo comune, ha dato un primo via libera alla consultazione per istituire un ente nuovo di zecca. Tuttavia il ricorso al Tar dei sindaci di Leinì e Settimo, sebbene in seguito ritenuto infondato dal Consiglio di Stato, ha bloccato l’iter, ad appena tre giorni dal voto. Sulla legittimità della consultazione, riconvocata l’anno seguente e ancora una volta sospesa dalla giustizia amministrativa, si è persino espressa la Corte costituzionale che lo scorso ottobre ha rigettato una questione di costituzionalità sollevata dagli stessi due sindaci.

Oggi, ripartito daccapo, il processo non dovrebbe subire intoppi. E,in caso di voto favorevole, i “mappanesi” avranno presto il loro comune. Resta da capire se abbia ancora senso o se non ci siano alternative migliori.

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