Ischia, l’isola che non conosce la spending review

Ischia, l’isola che non conosce la spending review

Spending review. È la nuova parola magica. Non si parla d’altro. Tagli, tagli, tagli. Dai palazzi della politica romana a quelli degli enti locali sparsi in tutt’Italia. E i paradossi non mancano. Come in Campania. Dove uno di fronte all’altra vivono due realtà antitetiche. Da un lato il presidente della regione Campania, Stefano Caldoro, che tenta di guadagnare alla Campania la palma di prima regione italiana “deautobluizzata”; dall’altro, a soli 15 miglia dalla costa napoletana, si staglia quello che potremmo definire l’esempio di anti-spending review:  Ischia.

In quella che è comunemente definita l’“isola verde”, su una superficie complessiva di 46,33 kmq per circa 60mila abitanti, si trovano, infatti, ben sei comuni: Barano, Serrara Fontana, Ischia, Forio, Casamicciola e Lacco Ameno. Sei comuni, quindi, il che vuol dire sindaci, sei giunte comunali, sei consigli comunali, dirigenti moltiplicati per sei, e, soprattutto, cinque differenti gestioni della spazzatura, tra società compartecipate e private. Alla faccia della spending review e del commissario governativo Enrico Bondi. 

Proviamo allora a fare due conti e a vedere quanto costa e ci costa la scellerata gestione dell’isola di Ischia. Abbiamo scelto tre voci di spesa che generalmente incidono parecchio sui bilanci comunali: spazzatura, vigili urbani e manutenzione stradale. L’unico comune che non ha risposto alle nostre domande è stato quello di Lacco Ameno: per gli altri cinque fanno fede i dati relativi ai bilanci 2010 e 2011.

Stando ai dati relativi ai cinque dei sei comuni analizzati, scopriamo che l’isola d’Ischia spende ogni anno: 16 milioni e 300mila euro circa per la gestione della spazzatura, 3 milioni e 700mila euro per i vigili urbani e 1 milione e 300mila euro per la manutenzione delle strade. E dire che, proprio per sanare l’eccesso di spese nei vari comuni ischitani, l’anno scorso fu indetto un referendum finalizzato ad accorpare i sei comuni in un comune unico. Referendum che, però, non raggiunse il quorum.

Alla luce del dibattito sulla spending review, abbiamo chiesto ai sindaci cosa pensano della moltiplicazione dei costi dei sei comuni e se non sia il caso di tornare sull’argomento del comune unico.

Contrario alla fusione è Rosario Caruso, sindaco di Serrara Fontana, il comune che include Sant’Angelo, la Capri ischitana, eletto nella lista civica “Insieme per Serrara Fontana”. Il suo comune si estende su un territorio di circa 7 kmq e conta 3.200 abitanti. Caruso afferma di essere contrario al comune unico perché il suo è uno dei comuni più piccoli dell’isola: “Avendo fatto vita amministrativa per dieci anni, so come ragionano i politici: io conto tre, tu uno, allora le risorse vanno a me”. In pratica, il sindaco sostiene che accorpando i comuni secondo l’ottica dei numeri, Serrara Fontana diventerebbe la periferia dell’isola. “Riconosco però che, se ci fosse un accorpamento dal punto di vista amministrativo – afferma – potremmo gestire la macchina burocratica con maggiore coerenza e risparmio di spese”.

Il problema delle spese eccessive lui lo risolverebbe ricorrendo alla Corte dei Conti. Che, bontà sua, decide spesso anche dopo dieci anni.  Ma Caruso entra nel merito e obietta che l’accorpamento dei sei comuni non porterebbe automaticamente alla riduzione delle spese: “Prendiamo l’esempio del Cisi, il Consorzio Intercomunale Servizi Ischia, che a Ischia si occupa della gestione dell’acqua: nel 2000 i sindaci dell’isola si misero d’accordo per creare questo organismo unitario e centrale, ma ne abbiamo avuto solo costi e sprechi. Sono state fatte 40 assunzioni clientelari che ancora oggi ci tocca pagare e il consorzio non è in buona salute finanziaria. Ciò per dire che paghiamo ancora conseguenze di certe scelte unitarie e che non è sempre automatico che una fusione porti di riflesso risparmi intermini di spese”.

Il comune di Serrara Fontana spende ogni anno 1 milione di euro per lo spazzamento delle strade, il prelievo, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti. Il personale del servizio spazzatura è composto da 4 dipendenti a tempo indeterminato e 8 stagionali. Per i 4 vigili urbani presenti, compreso il comandante, il comune spende ogni anno 120mila euro. Per la manutenzione stradale, 50mila euro l’anno, “la maggior parte delle nostre strade sono provinciali, quindi a carico della Provincia”. Qualche domanda sull’utilità dell’accorpamento dei servizi forse bisognerebbe farsela.

Da Serrara Fontana scendiamo a Casamicciola, resa tristemente famosa dal terremoto del 1883 che coinvolse il giovane Benedetto Croce (era lì in vacanza e perse i genitori e la sorella) e che ancora oggi fa discutere e litigare Roberto Saviano. Qui il sindaco è Arnaldo Ferrandino, eletto nella lista “Rispetto per Casamicciola”. Ferrandino  ritiene che ci sarebbe certamente una convenienza economica nell’unificare i servizi, ma sostiene che il popolo non sia pronto: “Con il comune unico spenderemmo la metà in tutti i settori di spese, però nei cittadini non c’è ancora maturità tale da affrontare il problema – afferma – Il campanile è ancora molto sentito”.

Nel suo comune, che si estende per 5,6 kmq con 7.000 abitanti, si spendono 2 milioni e 800mila euro l’anno solo per la gestione della spazzatura. Per i 7 vigili urbani in servizio, invece, il comune sborsa ogni anno 400mila euro. Il sindaco dichiara che per il 2012 ha deciso di non servirsi dei 12 vigili stagionali cui ricorreva invece la precedente amministrazione, proprio nell’ottica della riduzione delle spese. “Ho tagliato anche sei consulenti esterni, risparmiando 500mila euro l’anno”, spiega. Per la manutenzione ordinaria delle strade, il comune di Casamicciola spende 1 milione di euro l’anno attraverso l’Amca, la società che si occupa anche del porto e del verde pubblico. “Se non si vuole andare verso il comune unico almeno bisognerebbe aggregare i servizi – dice Ferrandino – questa sarà la logica evoluzione delle cose quando diventerà impossibile anche comprare una sola risma di carta”. 

Da Casamicciola a Forio, sempre fronte mare. Per il sindaco  Francesco Regine, eletto nella Lista Civica, accorpando i comuni si ottimizzerebbero le spese per alcune voci ma non per tutte: “Non varrebbe la pena ad esempio per gli uffici tecnici o per i vigili urbani – spiega – mentre si guadagnerebbe sui rifiuti, sugli acquedotti e le fognature, che sono servizi essenziali e dunque è giusto razionalizzarli e ridurre le spese relative migliorando anche il servizio”.

Il comune di Forio si estende su una superficie di circa 13 kmq, per 13.470 abitanti. Spende ogni anno 3 milioni e 360mila euro per la gestione della spazzatura “però raccogliamo circa 40 tonnellate di spazzatura al giorno, con tutti gli esercizi alberghieri che abbiamo”, ci tiene a chiarire Regine. Per la manutenzione stradale, il comune sborsa 220mila euro ogni anno mentre per 25 vigili urbani fissi e 17 stagionali, Forio spende 1 milione e 160mila euro l’anno. Eppure, proprio per i vigili urbani il sindaco non ritiene utile l’accorpamento ai fini della riduzione delle spese: dev’esserci qualcosa che ci sfugge.

Favorevole all’ipotesi del comune unico, invece, è Paolino Buono, sindaco di Barano, collina che poi declina verso la spiaggia dei Maronti, eletto nella lista civica “Democrazia e Progresso”: “Con l’accentramento dei servizi si risparmierebbe tanto. Invece di 6 dirigenti di ufficio tecnico, per esempio, se ne eleggerebbe uno soltanto. Se qualcuno dei miei colleghi ha detto di no al comune unico è perché aveva delle motivazioni che andavano al di là del risparmio”.

Il comune di Barano si estende su 11 kmq e ha 8.500 abitanti. Per la gestione della spazzatura spende annualmente 1 milione e 800mila euro. Per gli 8 vigili urbani in servizio fisso, sborsa ogni anno 320mila euro. Nessuna spesa invece per la manutenzione stradale. “Le strade sono provinciali. Noi ci occupiamo della manutenzione solo in emergenza, ma nel bilancio non è previsto nulla a tale scopo”. Le finanze sono in rosso. “Non abbiamo neanche le risorse per l’ordinario. Non prendo la mia indennità da sei mesi. E sono uno che non attinge nulla dall’Ufficio Ragioneria: se per esempio vengo a Napoli in Regione, non presento ricevute del taxi e dell’aliscafo. Non ho neppure il telefono al Comune: uso il mio telefono personale, con ricarica”.

Non hanno voluto rilasciare dichiarazioni i sindaci dei comuni di Ischia (Giuseppe Ferrandino, eletto nella lista civica di centro sinistra “Liberamente”) e di Lacco Ameno (Carmine Monti, eletto nella lista civica “Liberamente”).

I dati relativi al comune di Ischia li abbiamo reperiti comunque presso l’Ufficio Ragioneria. Il comune, che si estende per 11 kmq e conta 17mila abitanti, spende ogni anno di gestione spazzatura 7 milioni e 300mila euro, per i vigili urbani 1 milione e 700mila euro e per la manutenzione stradale 31.270 euro. L’accorpamento non potrebbe che produrre anche qui ottimi risultati in termini di riduzione di spese.

Nessuno dei sei comuni ischitani ha ancora approvato il bilancio preventivo per il 2012, la cui approvazione è prevista per fine agosto. Solo uno dei sei comuni, quello di Barano, ha convocato il consiglio comunale col tema all’ordine del giorno: gli altri dichiarano che stanno rivedendo le spese perché non hanno avuto l’incasso preventivato. Casamicciola deve addirittura ancora approvare il bilancio consuntivo relativo all’anno 2011: “Avremmo dovuto farlo entro aprile, ma ci stiamo rendendo conto della situazione finanziaria del comune”, spiega il sindaco Ferrandino. Forio deve rivedere il bilancio di previsione per il mancato gettito dell’Imu: “Abbiamo incassato meno del milione di euro preventivato dal governo centrale – afferma il sindaco Regine – il che ci costringerà ad aumentare le aliquote e ci impoverirà ancora di più perché avremo difficoltà enormi a recuperare le somme dai cittadini in difficoltà”. Il sindaco di Forio assicura, però, di avere il bilancio in pareggio, nonostante il basso gettito per l’Imu, la presenza di sue società in liquidazione dal costo esorbitante (quella per la gestione dei trasporti, Pegaso, e quella che si occupa dei rifiuti, la Ego Eco) e il basso drenaggio fiscale.

La situazione più preoccupante, per l’isola, sembra essere, comunque, quella relativa alla gestione della spazzatura. Sono cinque le società che se ne occupano. Per il comune di Ischia la Ischia Ambiente SpA, per il comune di Barano la Barano Multiservizi Srl, per Casamicciola l’Amca srl, per Serrara Fontana La Torre srl. Solo il comune di Forio e quello di Lacco Ameno si affidano congiuntamente alla Ego Eco srl (a carico della quale, tra l’altro, il 23 novembre scorso è iniziato il processo per frode ai danni dello Stato).

La presenza di tante aziende che si occupano della gestione della spazzatura ha ovviamente condotto alla moltiplicazione delle assunzioni clientelari di cui i comuni devono sopportare il peso economico; a questo si aggiunge l’assenza di un sito per lo smaltimento dei rifiuti e quella di un’adeguata strategia di compostaggio. “La spazzatura dobbiamo portarla fuori perché non si è riusciti a trovare un sito sull’isola”, afferma Franco Iacono, ex Psi e parlamentare europeo ritiratosi dalla vita politica per aiutare i figli nella gestione dell’impresa vitivinicola Pietratorcia, e che della questione rifiuti ha fatto una battaglia personale: “La mia tesi era che dovevamo avere un impianto tipo inceneritore che diventasse un modello e che facesse da battistrada a tecnologie avanzate” afferma Iacono. 

Ma Iacono, ad esempio, è contrario al Comune unico. “È una stupidaggine, oltre che un concetto un po’ provinciale. Sono un accanito sostenitore delle identità, compresi i dialetti. Un paese che sta perdendo memoria e radici deve salvaguardare le unicità. Non possiamo economizzare su tutto: alcuni valori hanno dei costi. Se il problema è risparmiare, allora si faccia una patrimoniale seria che attui una più equa redistribuzione, per cui chi ha di più paghi di più”.

Molto critico nei confronti della gestione dei comuni ischitani è l’avvocato Carmine Bernardo, consigliere di opposizione nel consiglio comunale di Ischia che denuncia anche gli sprechi nella gestione della partecipate: “I comuni le creano e poi le lasciano fallire, le usano per risolvere i loro problemi accollandoli al consorzio. La verità è che non c’è alcuna forma di controllo, dal prefetto alla Corte dei Conti”.

Il “caso Ischia” è arrivato anche sul tavolo del cacciatore di buchi numero uno, Enrico Bondi, il commissario straordinario nominato da Monti per rimpinguare le casse dello stato con la spending review. Appena nominato, Bondi aveva invitato i cittadini a segnalare gli sprechi della pubblica amministrazione e così ha fatto, ai primi di maggio, il giornalista ischitano Giovan Giuseppe Mazzella, che, in una lettera aperta al commissario pubblicata sul settimanale locale Il Dispari, ha denunciato quelle che per lui rappresentano delle storture di un’amministrazione colpevole di aver fatto a suo avviso il bello e il cattivo tempo dell’isola:

“La situazione di Ischia è insostenibile. Su 44 chilometri quadrati vi sono sei comuni con sei aziende municipalizzate per la spazzatura. Costi enormi. In più ogni comune detiene da una a due municipalizzate, clientelismo sfrenato. Vi è un consorzio per l’acqua e le fogne in liquidazione da anni dove gli amministratori operano come in regime normale. Il debito dei sei comuni è impressionante. Sono un giornalista che, sulla stampa locale, chiede il Commissariamento dei Comuni da anni ed anni ma inutilmente. Vi è stato un referendum regionale per il comune unico ma non è stato raggiunto il quorum anche se i sì hanno prevalso con numeri schiaccianti sui no. Esiste un voto di scambio e clientelare che fa paura. L’abusivismo edilizio e tutte le inerenti pratiche burocratiche costringono i cittadini a sottostare. Vengono eletti sempre gli stessi consiglieri comunali ed anche se la camorra non è presente sul territorio è come fosse presente. Il desiderio mio sarebbe che lei prendesse come campione di sprechi la mia isola. Ne verrebbe un dossier utile per i suoi obiettivi”.

Questo l’accorato sfogo del giornalista ischitano. Che risponderà Bondi? E Caldoro? Impegnato nella spending review nella sua Regione, a pochi chilometri dall’anting spending review ischitana? L’avvocato Bernardo ne è convinto: quando scoppierà il bubbone Ischia, “per l’isola servirà un nuovo piano Marshall”.

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