La Merkel è sempre la stessa, per i nostri media è sempre una “svolta”

La Merkel è sempre la stessa, per i nostri media è sempre una “svolta”

Angela Merkel «gela» Mario Monti, «frena», «ora» chiede controlli per il meccanismo anti-spread. A scorrere le pagine dei giornali di oggi sembra che dal cancelliere tedesco sia arrivato un nuovo stop a sorpresa, un cambiamento di posizioni, quasi che il vertice europeo del 28-29 giugno con la «vittoria» del professore della Bocconi sulla leader tedesca fosse diventato carta straccia. La ragione? La Merkel, nella tradizionale intervista alla tv tedesca ZDF prima della pausa estiva, ieri ha ribadito che per la Germania «non ci sono aiuti senza controlli». Insomma, la filosofia cardine di Berlino che non è mai cambiata. Siamo di fronte, in effetti, alla più classica delle non-notizie. La novità, in realtà, è solo per chi si era bevuta la leggenda che un eventuale richiesta di aiuti dell’Italia al meccanismo anti-spread con il ricorso al fondo salva-Stati European stability mechanism (strumento ancora da definire, se ne parlerà, probabilmente a settembre, ndr) non fosse legato a controlli di sorta e che a Bruxelles il cancelliere avesse ceduto a tutto campo alle richieste italiane.

L’equivoco? L’insistere di Monti che, in caso di richiesta formale (la cui necessità l’Italia avrebbe voluto evitare e che invece ha dovuto accettare) di attivare il meccanismo anti-spread, non ci sarebbe stato l’intervento della troika (Banca centrale europea, Commissione Europea e Fondo monetario internazionale, ndr). È vero, perché effettivamente non è previsto il Fmi. E senza l’organismo di Washington non si può parlare di troika. Resta quindi quella che qualcuno scherzosamente chiama “biga”: Commissione Ue-Bce. Questo però non perché l’abbia ottenuto Monti, ma semplicemente perché nelle linee guida del fondo salva-stati attuale, lo European financial stability facility – che faranno da base anche per lo Esm – il Fmi non è affatto previsto nel caso di interventi sul mercato secondario, e, nel caso del mercato primario (le aste dirette del Tesoro, ndr), si dice solo che si potrà chiedere la sua consulenza. Questo però non vuol dire che nessuno controlla, come ha sottolineato la stessa Merkel (che in un primo tempo aveva invece parlato di troika) alla conferenza stampa finale del vertice, il 29 giugno. «Abbiamo esaminato le linee guida – ha detto – e riscontrato che nel caso di interventi di acquisti di titoli di Stato responsabili per i controlli sono Commissione europea e Bce».

In sostanza, una sorveglianza ci sarà eccome, anche senza Fmi (che comunque a Berlino non dispiacerebbe almeno come consulente, ma questa è un’altra storia). E infatti, lo stesso cancelliere a Bruxelles quel giorno sottolineava con forza la sua posizione: «Siamo rimasti fedeli alla nostra filosofia, nessun aiuto senza niente in cambio. Insomma, rimaniamo nel nostro schema di sempre: aiuti, condizionalità, e controlli». Più o meno le stesse cose ribadite ieri nell’intervista alla ZDF, con un’accentuazione dovuta anzitutto al voto atteso giovedì al Bundestag sugli aiuti alle banche spagnole. Peraltro, anche nella dichiarazione finale dell’eurozona al summit si parla esplicitamente di un «memorandum d’intesa» e di «condizionalità». Due elementi che ovviamente implicano un attento monitoraggio. E si sottolinea che saranno utilizzati «gli strumenti esistenti Efsf/Esm», i quali non prevedono affatto la possibilità di attuare acquisti di titoli sovrani senza controlli di sorta.

Non si deve poi dimenticare, oltretutto, che lo stesso 29 giugno la Merkel doveva affrontare il Bundestag per il voto (poi andato a buon fine) sulla legge di ratifica dell’Esm (ora in attesa del via libera della Corte Costituzionale) e sul Fiscal Compact. Mai e poi mai avrebbe potuto tornare a Berlino con un meccanismo anti-spread senza condizioni e senza controlli. Anzi, la Merkel si è dovuta sorbire una valanga di critiche in patria per il solo fatto di aver accettato condizioni più leggere (e cioè che basterà il fatto che un paese stia rispettando gli impegni indicati dalla Commissione nelle raccomandazioni per i singoli stati membri) per far scattare gli acquisti di titoli sovrani.

Insomma, se si fosse ascoltato con attenzione quanto dichiarato dalla Merkel al summit, ieri si sarebbe evitato di saltare sulla sedia, e precipitarsi a titolare a tutta pagina sulla presunta «doccia fredda» della cancelliera, con una «irritazione» di Palazzo Chigi. La leader tedesca non si è rimangiata alcunché, al massimo le false informazioni diffuse all’indomani del vertice. E questo, certamente, lo sa anche Mario Monti.