Napoli. Nei giorni scorsi, sulle pagine dei principali quotidiani nazionali, campeggiavano titoli allarmisti sull’emergenza blatte che sembrava aver colpito Napoli. Siamo addirittura arrivati, noi e gli scarafaggi, sulle pagine di Le Monde. I quartieri più colpiti: Chiaia, Mergellina e Vomero, tutti e tre residenziali. L’immagine era di una città devastata dalle blatte rosse, quelle grosse e volanti, per intenderci, provenienti, pare, dalle isole Eolie (si è addirittura sfiorato il caso diplomatico) e i cui cittadini, a trentanove anni dall’epidemia di colera che colpì la città nel 1973, sembravano sull’orlo di una catastrofe epidemiologica.
Il vicesindaco, nonché assessore all’Ambiente del Comune di Napoli, Tommaso Sodano, ha smentito con forza l’esistenza di un’emergenza, parlando piuttosto di un problema che accompagna la città da diversi anni e, soprattutto, invitando tutti a prendere visione del calendario relativo alle iniziative di disinfestazione blatte rosse pubblicato sul sito del Comune di Napoli.
Incuriositi dall’allarmismo generale e dalle voci di epidemia, siamo andati in giro per la città a studiare il fenomeno. Abbiamo girato i quartieri definiti più a rischio e non solo, i quartieri popolari, a ridosso della stazione centrale, i mercatini, i vicoli del centro storico. Soprattutto, siamo andati a verificare che fossero stati davvero espletati gli interventi di bonifica pubblicizzati dalla giunta arancione. Di blatte, in due giorni in giro sotto il sole cocente, ne abbiamo viste soltanto tre: due morte, a pancia in su e con le zampette all’aria quasi arrostite dal sole, l’altra viva e vegeta, impegnata a fare una passeggiata nei pressi di un cassonetto della spazzatura.
La verità è che le blatte sono sempre state caratteristiche del territorio napoletano e di realtà cittadine grandi come la nostra. Negli ultimi anni, però, date le condizioni climatiche di caldo intenso e imprevedibile, anche fuori stagione, escono allo scoperto per cercare refrigerio, perché, pare, nelle fogne non c’è abbastanza ossigeno per tutte. D’altra parte, scarafaggi vengono quotidianamente avvistati anche a Milano, Roma, e nelle principali città italiane. Forse non tutti sanno che a Bari, in questi giorni, c’è l’allarme per zanzare, blatte e invasione di topi, che ad Arezzo è stato addirittura chiuso un asilo per la presenza di scarafaggi in aula, che a Torino sono stati chiusi cinque panifici perché le blatte passeggiavano allegramente in mezzo al pane, eppure la blatta, a Napoli, fa più notizia che altrove, tanto da arrivare addirittura in Francia.
La dottoressa Chiara Zanichelli, dello staff dell’assessore Sodano, dichiara che l’amministrazione è impegnata ad effettuare interventi straordinari diurni rispetto al programma già definito durante l’inverno.
Molti commercianti e cittadini delle zone interessate dal piano di disinfestazione lamentano di non aver visto camion dell’Asìa (l’azienda speciale per l’igiene ambientale) impegnati nell’intervento e, laddove li hanno visti, che tre addetti sono troppo pochi, soprattutto se operano di giorno con le auto in sosta nei pressi dei marciapiedi.
“Il problema è che i napoletani, disillusi come sono dalle precedenti gestioni, se non vedono non credono. Gli interventi di disinfestazione avvengono soprattutto di notte, per cui è difficile che i cittadini se ne accorgano. Altra cosa sono gli interventi diurni straordinari effettuati in base alle segnalazioni giunte dai cittadini”.
Nei giorni scorsi, intervistata dai principali quotidiani cittadini, la professoressa Triassi, docente della Federico II, esperta di Igiene ed Epidemiologia, ha dichiarato che gli interventi effettuati nei mesi estivi sono inutili, perché andava fatta un’azione di prevenzione nei mesi di gennaio e febbraio per agire sulle uova depositate delle blatte nei tombini prima che si schiudessero. È corretto dire che non si è attuata la giusta prevenzione?
“La professoressa Triassi ha semplicemente suggerito, da esperta, di lavorare usando la prevenzione. Purtroppo abbiamo ereditato dalla precedente giunta delle modalità di lavoro che stiamo cercando di modificare. Il prossimo anno presteremo maggiore attenzione alla prevenzione, in modo da non trovarci di fronte al fatto compiuto, ma già da aprile ad oggi abbiamo effettuato 56 interventi di disinfestazione”.
Sull’eredità della passata gestione risponde Mario Coppeto, presidente della municipalità Vomero, uno dei quartieri residenziali più colpiti dal problema blatte: “Sono un po’ stanco di sentire lamentele circa le amministrazioni precedenti. Ne faccio parte da vent’anni e non mi sento in difetto per niente. In modo amichevole vorrei dire all’assessore Sodano e al Sindaco di pensare all’oggi e di smettere di riferirsi sempre alle gestioni precedenti e all’eredità lasciata. Il fenomeno, oggi, è sotto controllo. Tra l’altro, la municipalità Vomero ha bonificato i tombini già a febbraio, quest’anno come l’anno scorso, come da prassi preventiva. Occorre un protocollo cittadino che funzioni motu proprio, perché i problemi che abbiamo si conoscono già”.
A contribuire al clima allarmistico sono spesso dichiarazioni innocue e che mirano appunto alla prevenzione: “Forse ho contribuito anch’io a creare un’atmosfera di allerta – afferma Coppeto – nei giorni scorsi ho espresso la mia preoccupazione per il caldo e per il mancato raccolto della potatura attorno alle aiuole, fattori che, sommati alla inciviltà e alla monnezza diventano critici, ma ho parlato di complessità, non di emergenza, e, soprattutto di un rischio igienico, non sanitario. Poi i giornali ci marciano, mi permetta l’espressione”.
Di emergenza blatte sembra dunque fuori luogo parlare. La situazione non è più grave degli anni passati, anzi, a dirla tutta, diversi commercianti intervistati dichiarano che l’anno scorso è andata addirittura peggio: “le blatte giravano indisturbate anche di giorno, quest’anno per fortuna compaiono solo la sera” affermano in tanti.
Dal giro effettuato in città, piuttosto, il problema sembra essere rappresentato dagli interventi “fai da te” messi in pratica dai cittadini. Sono numerosi i tombini sigillati con il cemento o riempiti di calce viva, le fogne chiuse da pezzi di legno e blocchi di fortuna. In alcune zone, i privati hanno addirittura provveduto da soli ad aprire i tombini e, di fronte allo scempio dell’invasione sottostante di blatte, a chiuderli con colate di cemento che in occasione delle piogge diventano poi estremamente pericolose e rischiano di far saltare interi segmenti di fognatura. Non solo: occludere le grate dei tombini impedisce l’ossigenazione delle fogne, spingendo le blatte a cercare aria da respirare all’esterno, sulle strade.
Insomma, a Napoli l’emergenza blatte non c’è. Ci sono tanti interventi fai da te, anche pericolosi. Parecchio allarmismo. Disorganizzazione e mancanza di comunicazione tra Comune, municipalità e asl, a volte, almeno nella gestione ordinaria. Quella napoletana è una realtà così complessa e nebulosa che persino allontanare degli scarafaggi diventa un affare di stato. Da un lato, dunque, si assiste allo stupro mediatico, dall’altro, ad una sorta di armata Brancaleone impegnata a sconfiggere le blatte. La vera emergenza cittadina non sono gli scarafaggi ma la mancata programmazione e la gestione ordinata dei problemi. Napoli è messa come Milano e Roma, né più né meno. Solo che a Napoli la blatta rossa è diventata una diva. Compare poco. Soprattutto di sera, col fresco. Centellina le sue apparizioni. E, da vera diva, ha più seguito mediatico. È la stampa, bellezza (rossa).