Il fatto è clamoroso ma, vedrete, piano a piano scivolerà lontano dagli occhi e lontano dal cuore. Il presidente della Repubblica Napolitano ha aperto un procedimento per conflitto di attribuzioni nei confronti della Procura di Palermo. La presidenza sostiene che tra le varie omissioni ci sia la mancanza grave della distruzione immediata delle intercettazioni indirette che coinvolgono il presidente Napolitano. La procura di Palermo obietta che tutto è stato fatto secondo le regole, anche se forse qualche intervista e qualche intervento in meno da parte del pm Ingroia non avrebbero nuociuto alla causa della credibilità della magistratura. Lo stesso vale per la continua e sovrabbondante pubblicazioni di intercettazioni generosamente passate ai giornali.Nel merito della vicenda, deciderà la Corte. Politicamente, il fatto resta enorme, e sostanzialmente senza precedenti. A noi, resta solo una domanda: davvero la politica (quella per un ventennio ha parlato di Giustizia e Magistratura solo per parlare di Berlusconi) può arrivare alle prossime elezioni senza un progetto, serio, credibile, forte, di riforma degli assetti istutizionali, di rapporti tra i poteri e dei poteri stessi, magistratura e giustizia comprese? Non in chiave punitiva, nè restrittiva delle funzioni, ma con la capacità di riconoscere che, anche nella magistratura italiana e nel suo rapporto con gli altri poteri e coi cittadini e nelle funzioni fondamentali della Repubblica (presidenza compresa), molto c’è da fare. E da migliorare.
17 Luglio 2012