Sicilia come la Grecia: «A rischio gli stipendi pubblici»

Sicilia come la Grecia: «A rischio gli stipendi pubblici»

Per il governatore regionale Raffaele Lombardo, «il bilancio della Sicilia è di 27 miliardi, il debito di 5 miliardi, il Pil di 85 miliardi». Ma stiamo attenti, continua Lombardo, «se confrontiamo il Pil col debito della Regione e quello dello Stato capiamo meglio: lo Stato ha un Pil di 1600 miliardi e duemila miliardi di euro di debito». Insomma, «a Monti spiegheremo che noi abbiamo un credito di un miliardo verso lo Stato, tra fondi per la sanità e Fas anticipati e fondi europei. Con questi soldi non avremo nemmeno problemi di liquidità».

Ma le cose stanno davvero come racconta oggi il governatore regionale Raffaele Lombardo? In realtà, scrive oggi l’edizione palermitana di Repubblica, negli uffici regionali tira una brutta aria. All’assessorato al Turismo non hanno più liquidità «per pagare gli straordinari». Perciò, niente straordinari: tutti i dipendenti devono necessariamente andare a casa alle 14:30.

Stessa sorte per un altro dipartimento della regione “più sprecona dello stivale”. Dal 23 luglio nel dipartimento dei trasporti gli uffici risulteranno aperti solo due volte a settimana, mercoledì e venerdì. «Non possiamo nascondere i problemi finanziari che ci stanno colpendo, l’obbiettivo primario è contenere gli sprechi», fa sapere un alto dirigente del dipartimento.

Fra qualche mese la “Grecia d’Italia” rischia di non poter pagare i dipendenti regionali. Lo ha affermato ieri l’attuale componente della giunta regionale, Andrea Vecchio, ex presidente dei costruttori catanesi:«Temo che la Sicilia sia sull’orlo del crac. Temo che presto non si riescano a pagare gli stipendi dei dipendenti». E il responsabile del fondo pensione della regione, Ignazio Tozzo, arriva ad evocare un autunno dove «non ci saranno più soldi per le buonuscite».

Tutto qui? Macché. La “spending review” metterà in liquidazione tutti gli enti controllati con meno di settanta dipendenti. Un’altra botta sarebbe frutto dei recenti interventi previsti dalla commissione bilancio dell’Ars: «Il blocco delle assunzioni fino al 2014 e la riduzione della pianta organica del 50 per cento, rispetto ai pensionamenti durante il corso dell’anno».

E già da oggi la biblioteca regionale si trova in estrema difficoltà. Dalla scorsa settimana è aperta solo al mattino perché «le casse sono al verde», e perché la Regione ha erogato soltanto 1.000 euro per le spese di gestione. E «quest’anno con un taglio dei fondi del 90% rispetto allo scorso anno – confida a Linkiesta un dipendente della biblioteca – come potremo continuare a sopravvivere?». Il direttore generale della biblioteca Francesco Vergara è imbufalito, e con l’edizione palermitana di Repubblica sbotta:«Non siamo in grado di garantire un servizio adeguato ai nostri utenti. Avremmo bisogno di ristrutturare l’intero impianto guasto da tempo. Servirebbero almeno tremila euro. Nell’attesa le sale della biblioteca sono diventate veri e propri forni». L’aria condizionata ormai è un lusso. Addirittura anche all’assessorato al Turismo i condizionatori sono tutti spenti. Motivo? «Perché non ci sono più i soldi per pagare le bollette della luce».

E pensare che nel 1984 gli “onorevoli della Regione” decisero di acquistare due orche marine in Islanda alla modica cifra di 200 milioni di lire «per destinarli ad un parco acquatico da realizzare sulla costa di Sciacca». Ma oggi è un’altra storia. Oggi la Sicilia è a rischio default, e i cittadini lo vivono sulla proprio pelle.

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