Non si giudica un libro dalla copertina, ma dal bugiardino. Già perché un libro (o un film) possono essere utili per aiutarci ad affrontare piccoli e grandi problemi psicologici: ansia, depressione, aggressività, la paura di vivere o a superare la perdita di un amore. Certo la semplice lettura non è sufficiente per guarire. Ma un buon libro può essere uno stimolo importante per identificare un problema e avviare una riflessione su se stessi. Prendere consapevolezza è il primo, indispensabile, passo per iniziare (se necessario) un percorso terapeutico.
Ferdinando Galassi, psichiatra e psicoterapeuta dell’ospedale Careggi di Firenze, si è preso la briga di passare in rassegna librerie e cineteche per andare alla scoperta di libri e film che possono curare la mente. È nato così il volume Pillole di carta e celluloide (Franco Angeli, pp. 176, euro 19). «Con questo libro – scrive Galassi nella prefazione – abbiamo voluto raggruppare i film e i libri che ci sono sembrati più utili per stimolare nuove idee e cambiamenti nelle persone che soffrono, mantenendo una certa coerenza scientifica». Dopo una lunga e complessa selezione, sono stati identificati un centinaio di film e altrettanti libri che possono avere una valenza terapeutica. Per ciascuno è stato compilato un apposito “foglietto illustrativo” con tanto di indicazioni, controindicazioni, posologia e avvertenze. L’obiettivo è quello di stimolare il lettore a riconoscersi nelle storie dei personaggi, a rivivere con loro le proprie emozioni, riconoscere piccole manie e grandi ossessioni. E quindi capire cosa lo faccia star male.
Registi e scrittori, in fondo, raccontano storie che si ispirano alla vita quotidiana, a uomini e donne che hanno i nostri stessi problemi. «Osservando, ad esempio, un innamorato che si dispera in maniera esagerata ed eccessiva, non solo cogliamo gli aspetti legati alla sua sofferenza – scrive Galassi – ma possiamo vederne anche altri forse ridicoli. Se ci stiamo comportando in modo simile, rivediamo noi stessi allo specchio e, proprio grazie alla visione di quel film, saremo in grado di ridimensionare i nostri atteggiamenti esagerati».
E ora alcuni consigli…
FILM
Maledetto il giorno che t’ho incontrato, di e con Carlo Verdone (1991)
Storia dell’intricata relazione tra Bernardo (Carlo Verdone) e Camilla (Margherita Buy), due personaggi in cerca d’amore. «Un amore che li rassicuri, che li conforti e li metta al riparo dalle paure di ogni giorno», si legge nel bugiardino. «Paure a volte invalidanti, che rendono, inevitabilmente infelici».
Indicazioni: un film adatto a chi soffre di disturbi fobici, agli agorafobici a coloro che pensano che la vita non ti dia possibilità. E che può stimolare ad affrontare le proprie paure. Attenzione però, non è così facile guarire dall’agorafobia.
Posologia: da vedere una volta al mese per un anno.
Turnè, di Gabriele Salvadores (1990)
Federico è in crisi con Vittoria, la sua fidanzata. È depresso e non ha più voglia di lavorare. Il suo amico Dario lo trascina con sé in una tournée nella quale dovrà confessargli che Vittoria si è messa con lui.
Indicazioni: Federico parla solo e soltanto dell’abbandono, non si rassegna e non pensa ad altro. È depresso, trascura il lavoro, non mangia, delira. Vi riconoscete in questi comportamenti? La depressione potrebbe essere in agguato, cercate aiuto
Effetti collaterali: l’amore può far stare (molto) male. Un dolore che difficilmente si combatte con i farmaci. Serve tempo.
Posologia: da vedere spesso e con attenzione, per ricordarsi come spesso possiamo stare male e poi alzarci.
Will Hunting, di Gus Van Sant (1997)
Will è un orfano che ha alle spalle abbandoni e violenze. Lavora come addetto alle pulizie al “Mit” di Boston, dove scoprono casualmente il suo talento per la matematica. Viene affidato alle cure di uno psicologo che lo aiuta a recuperare la sua vita.
Indicazioni: può essere un’interessante visione per tutti coloro che sono cresciuti soli e che amano ripetere “non ho bisogno di nessuno”. Adolescenti e adulti in difficoltà esistenziali
Posologia: da rivedere varie volte non fosse altro per il rinforzo al valore dell’amicizia e dell’amore.
Qualcosa è cambiato, di James L.Brooks (1997)
Melvin (Jack Nicholson) interpreta un uomo misogino, ossessionato da una serie infinita di complessi e manie. Ma dopo l’incontro con un cane e la bella cameriera Carol (Hellen Hunt)… qualcosa cambia. Melvin si innamora di Carol e decide di farsi curare “perché desidera essere una persone migliore”.
Indicazioni: per tutti coloro che soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo (gesti e rituali che si ripetono all’infinito) e che pensano che la vita vada gestita razionalmente controllando le proprie emozioni
Controindicazioni: non sempre gli ossessivi, e non solo loro, riescono a essere generosi, a fare e dire cose così belle come fa il protagonista del film.
Posologia: da vedere e far vedere a un compagno con emotività poco espressa.
LIBRI
L’amore ai tempi del colera, di Gabriel García Márquez (1985)
Storia di un amore (tra Florentino Ariza e Fermina Daza) che attende 53 anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese per realizzarsi. «La tenacia e la pazienza di Florentino – si legge nel bugiardino – sono un inno alla capacità di attendere in amore. Se si desidera bisogna saper dare tempo all’altro».
Indicazioni: per le persone che sono state lasciate, per le persone che sono sole e soffrono la solitudine.
Effetti collaterali: i sogni vanno sempre seguiti, ma non sempre si avverano. La cosa più terribile nella vita è voltarsi indietro e capire di non averci messo abbastanza impegno
Posologia: una volta l’anno o tutte le volte che non credi più nell’amore
Un’oscurità trasparente, di William Styron (1996)
Libro autobiografico di uno scrittore che racconta la grave forma di depressione di cui ha sofferto nel 1985. Per una persona depressa curarsi non è un problema di volontà. Prendere dei farmaci può essere la cosa giusta (proprio come fa chi ha la febbre alta): permettono di stare meglio e di ricominciare a mettere energia nelle cose che piacciono. Ma non ci si può fermare qui.
Indicazioni: persone che assumono farmaci da molto tempo senza risultati.
Avvertenze: non basta prendere i farmaci per guarire, dopo essere stati meglio occorre andare a cercare le cause e le soluzioni dei problemi che hanno portato al disturbo.
Posologia: una volta sola
Briciole di Alessandra Aracchi (2002)
Vita ordinaria di una famiglia borghese (papà, mamma, tre figlie). Sembra andare tutto per il meglio fino a quando Sandra, la secondogenita, entra improvvisamente in una fase anoressica. Bulimia e anoressia sono patologie che risentono delle dinamiche familiari: il non mangiare o abbuffarsi, in genere, è l’unica cosa che la ragazza riesce a sentire come sua. E che gli dà una sensazione di assoluta libertà rispetto alle pressioni familiari
Indicazioni: tutte le ragazze che sono fissate con la dieta e con il corpo magro, anoressiche, bulimiche e familiari di pazienti.
Controindicazioni: Non basta cambiare vita. Affidarsi a un tecnico esperto che abbia sintonia con il paziente è un valido aiuto. A volte indispensabile.
Posologia: leggerlo una volta sola in completa solitudine.
L’albergo delle donne tristi, di Marcela Serrano (2001)
Un racconto ambientato in un insolito rifugio per donne emotivamente ferite in un’isola a sud del Cile. Il romanzo offre molti spunti di riflessione attraverso le storie di donne molto diverse tra loro, ma accomunate dallo stesso senso di solitudine. Per un motivo o per l’altro, ciascuna di loro aveva cercato invano un uomo che rispondesse alle loro aspettative. Fallita la ricerca, non erano riuscite a capire che il problema non era l’uomo sbagliato, ma le aspettative eccessive.
Indicazioni: romanzo indicato a tutte le donne diffidenti verso il genere maschile. Donne capaci, che hanno lottato tutta la vita per emanciparsi ma che si sentono sole.
Posologia: da leggere in una fase di cambiamento e tutte le volte che iniziamo a sentire diffidenza verso il nostro compagno.