Goldman Sachs ha ridotto al minimo l’esposizione sull’Italia. Come è stato evidenziato dai filing della Securities and exchange commission (Sec), l’authority di vigilanza finanziaria americanam nel secondo trimestre dell’anno la banca statunitense ha ridotto del 92% i bond italiani che aveva in portafoglio, portandoli a quota 191 milioni di dollari (155,2 milioni di euro) dai precedenti 2,51 miliardi di dollari (2,04 miliardi di euro) di fine marzo. Una mossa che era nell’aria, dato il deterioramento della situazione nell’eurozona, ma che è stata accelerata dai downgrade effettuati sul rating sovrano italiano.
La banca americana più celebre preferisce stare fuori dall’Italia. E non poteva essere altrimenti. Con i vari declassamenti del rating sovrano italiani che le tre agenzie Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch hanno compiuto nell’ultimo anno, era prevedibile il raggiustamento dei portafogli. Esistono infatti dei precisi parametri ai quali i gestori di fondi devono attenersi nella pianificazione degli investimenti. Uno di questi è il rating sovrano di un Paese. E l’Italia ha un giudizio BBB+ per S&P, Baa2 per Moody’s e A- per Fitch. Troppo poco per mantenere aperta la posizione. Anche per questo, Goldman Sachs ha deciso di comprare, sempre nel secondo trimestre dell’anno, protezione sul debito di Italia, Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, i cinque Paesi al centro della fase più virulenta della crisi dell’eurozona. Lo ha fatto per lo più attraverso Credit default swap (Cds), i derivati che fungono da assicurazione contro l’insolvenza di un asset. Nello specifico, come ha riportato la Sec, le posizioni riferite a questi cinque Paesi sono passate da un valore di mercato positivo di 2,68 miliardi di dollari (2,178 miliardi di euro) a uno negativo di 977 milioni di dollari (794 milioni di euro). Più cresce il timore di un peggioramento della crisi, più diminuisce l’esposizione delle banche sul Club Med dell’euro.
La decisione arriva tuttavia dopo una serie di analisi positive pubblicate nei mesi scorsi. Dalle raccomandazioni agli acquisti di bond italiani avvenute nei mesi scorsi si era passati alla rassicurazione di metà luglio. «Non crediamo che sia l’Italia il primo Paese a chiedere l’utilizzo del meccanismo anti-spread», hanno spiegato gli strategist di Goldman Sachs. Eppure, qualcosa è cambiato. Dopo le reiterate negazioni della necessità di un bailout da parte dei fondi European financial stability facility (Efsf) e European stability mechanism (Esm) da parte del governo guidato da Mario Monti, è aumentata l’opinione che l’Italia vada verso una richiesta di sostegno entro la fine dell’anno. Meglio quindi ridurre i rischi. «È cresciuta l’incertezza dopo l’ultima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, dato che non sono chiare le modalità di azione per l’eventuale intervento sui mercati obbligazionari europei», hanno scritto gli analisti della banca statunitense a inizio settimana.
La scelta di Goldman Sachs non è nuova. Anzi. Dopo il taglio del tasso di rifinanziamento e quello sui depositi overnight da parte della Bce, il direttore degli investimenti della banca guidata da Lloyd Blankfein ha deciso che non c’erano più le condizioni per operare in sicurezza nell’eurozona. È stato infatti deciso di interrompere GS Euro Government Liquid Reserves Fund, spiegando in una nota che «i mercati europei sono in un territorio inesplorato». Allo stesso modo, anche J.P. Morgan Chase aveva fatto lo stesso. Il 5 luglio ha chiuso cinque fondi di liquidità, il cui valore complessivo era di 23,7 miliardi di euro, secondo i dati della Sec. I cinque fondi – JPMorgan’s Euro Liquidity Fund, Euro Government Liquidity Fund, Euro Money Market Fund, Euro Liquid Market Fund, JPMorgan Series II Funds – EUR – hanno subito questo trattamento per via delle crescenti incertezze della zona euro.
Stesso discorso per BlackRock, che ha chiuso due fondi, l’Institutional Euro Liquidity Fund e l’Institutional Euro Government Liquidity Fund. Eppure, ciò che hanno fatto Goldman Sachs, J.P. Morgan e BlackRock nelle ultime settimane giunge con notevole ritardo rispetto a ciò che è stato fatto negli ultimi tre anni da Vanguard e Fidelity Investments, due fra i maggiori fondi d’investimento al mondo. Se il primo ha tagliato nel 2009 le erogazioni a due suoi fondi, Vanguard Admiral Treasury Money Market Fund e Vanguard Federal Money Market Fund, con un valore di circa 18 miliardi di euro, il secondo aveva chiuso nel 2008 quattro dei suoi fondi esposti all’eurozona, salvo poi riaprirli nel 2010 con il 70% del capitale in meno. In pratica, la liquidità è ridotta al minimo e sono in aumento le posizioni di hedging sul debito italiano. Non è un caso che nell’ultima settimana, secondo i dati della Depository trust & clearing corporation (Dtcc), i nuovi contratti di Cds sul debito italiano siano stati 10.626, in aumento rispetto ai 10.297 della settimana precedente.
I rapporti fra Goldman Sachs e l’Italia non sono però chiusi. Insieme alla banca francese Société Générale, l’istituto statunitense è stato infatti selezionato dal Tesoro italiano per la valutazione delle partecipazioni statali in Fintecna, Sace e Simest in vista della cessione a Cassa depositi e prestiti. Chiusa una posizione, quella sui bond italiani, se n’è aperta un’altra.