I francesi cascano sulle “ruote più rotonde” degli inglesi

I francesi cascano sulle “ruote più rotonde” degli inglesi

LONDRA – Accade a Londra che un ciclista inglese, Jason Kenny, ne batta uno francese, Gregory Bauge, nello sprint per l’oro all’interno del velodromo olimpico strapieno. Accade qualche minuto dopo che un giornalista francese si avvicini a Dave Brailsford, coach della nazionale britannica di ciclismo, per chiedere quale sia il segreto nascosto dietro le molte vittorie sulle due ruote ottenute dalla squadra di casa. «Abbiamo ruote particolarmente rotonde», gli risponde Brailsford. Il giornalista prende nota.

Di taccuino in taccuino accade che la notizia arrivi ad Isabelle Gautheron, direttore tecnico della Federazione ciclistica francese: «Stiamo osservando con attenzione il kit di gara che utilizzano gli inglesi – dice la Gautheron – e ci stiamo facendo molte domande: come hanno fatto a guadagnare così tanti decimi di secondo? Non sto parlando di sostanze illecite, dato che i controlli anti-doping sono serrati. Dico solo che gli inglesi nascondono molto attentamente le loro ruote e quelle che usano durante le gare le infilano subito nei copriruota appena finito di utilizzarle».

Purtroppo non è possibile riprodurre l’espressione stupefatta del coach Brailsford nell’apprendere che la Francia stava investigando le «ruote particolarmente rotonde» della sua nazionale. «Gli ho detto che abbiamo ruote speciali in quanto particolarmente tonde. Ovviamente stavo scherzando ma i francesi devono avermi preso sul serio».

La stampa francese si è affrettata a smentire di essere caduta vittima del senso dell’umorismo del coach britannico: avevano capito perfettamente che si trattava di uno scherzo, ma i sospetti sulla regolarità delle ruote dei ragazzi di Brailsford per loro permangono.

Accade però che le ruote britanniche, per uno stringente dato di fatto geometrico, siano rotonde esattamente come ogni altro cerchio definibile come tale. E, per di più, accade che siano prodotte dalla stessa azienda per tutte le squadre, azienda che peraltro risiede in un Paese europeo dalla grande tradizione ciclistica: quello della grande boucle, anch’essa vinta da un inglese poche settimane fa.