Jessica Rossi, una medaglia d’oro per i terremotati dell’Emilia

Jessica Rossi, una medaglia d'oro per i terremotati dell'Emilia

Una medaglia per la sua Emilia, martoriata, devastata dal terremoto. Firmato Jessica Rossi, vent’anni da Crevalcore, che alla sua prima Olimpiade ha conquistato la medaglia d’oro, record mondiale e record olimpico. È una eletta del tiro a volo: vincitrice in Coppa del Mondo a sedici anni, campionessa d’Europa e del Mondo a diciassette, oro olimpico a venti. Il firmamento è lei. I suoi genitori, che l’hanno seguita alla tv, sono ancora accampati nel cortile di casa. Hanno la casa lesionata e lei non ha avuto problemi a dirlo: «Se vinco una medaglia è per loro e per tutti quelli che sono ancora in tenda».

A otto anni seguiva il padre, già campione italiano al poligono. Lui tirava in alto due piattelli e lei li colpiva: due, non uno come avviene adesso nel trap, disciplina del quale è campionessa olimpica. Poi tanti barattoli e scatole di cartone cui sparare. A nove costruiva fucili di cartone, a dodici la prima gara, naturalmente vinta, a quindici la prima convocazione in nazionale maggiore. Calamity Jane, Tex Willer, fate un po’ voi. Una predestinata dal viso pulito e dal sorriso dolce. Quando tira si rinchiude in se stessa. «Il mio avversario è il piattello, mica le altre tiratrici».

Ha vinto la medaglia d’oro olimpica anche per se stessa. La mamma rifiuta di darle i trofei. A vent’anni si è trasferita con il ragazzo. «Jessica, i trofei sono i miei – dice – vedi di vincere qualcosa che porti a casa tua, questi restano qui». E lei l’ha fatto. L’oro olimpico, appunto. Una predestinata che la mamma accompagnava a un’ora da Crevalcore a Conselice, in Romagna. Naturalmente lei non aveva la patente. E siccome in Italia il porto d’armi lo si può avere soltanto con il conseguimento della maggiore età, ecco che i fucili per le gare erano intestati ai suoi compagni di squadra.

Di napoletano non ha nulla ma gira le cartucce in modo che possano entrare in canna sempre allo stesso modo e nel taschino sinistro un braccialetto con il nome del coniglietto. Alla faccia della scaramanzia. Lei oggi vive in Romagna, la patria del divertimento ma la sera «a letto presto perché ci sono gli allenamenti. Nel nostro sport si matura a trent’anni. Io forse ho fatto un poco prima». E così l’Italia dopo Valentino, nove volte campione del mondo, Pablito, mondiale in Spagna, Antonio tre volte olimpionico in canoa e Pepito, il nazionale di calcio che tutti vorrebbero alle prese con un grave infortunio, ha anche la signora Rossi che dall’anonimato ha scalzato anche il figlio più illustre di Crevalcore: Gigi Simoni.

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