Sergio Artico, Claudio Franchini, Amedeo Citarella, Gianfranco Tobia, Federico Vecchio, Gianfranco Menegali, Claudio Cresta, Paola Anzellotti, Stefano Bordoni, Salvatore Floriddia e Nicola Terra.
Tenete da conto questi nomi. Sono i componenti della commissione disciplinare della Federazione italiana gioco calcio. Coloro i quali hanno giudicato 45 tesserati e 13 club in merito al cosiddetto calcio scommesse. Con non poco senso del ridicolo, sul proprio sito la Federazione presenta la notizia col seguente titolo: “LECCE E GROSSETO ESCLUSE DALLA B, PROSCIOLTI 7 TESSERATI”. Mettendo sullo stesso piano i dieci mesi inflitti a un certo Antonio Conte e i cinque anni di squalifica al presidente del Grosseto Camilli.
Ma torniamo ai nomi, ai componenti. In un Paese normale questi signori da oggi avrebbero perduto il loro incarico. Perché in nessun Paese una giura passa una sentenza, una SENTENZA, a un giornale (la Gazzetta dello Sport) che ovviamente fa il suo lavoro e la pubblica.
Due giorni fa la rosea diretta da Andrea Monti ha anticipato l’unico verdetto che davvero interessava, ossia quello relativo ai tesserati della Juventus: i dieci mesi a Conte e l’assoluzione a Pepe e Bonucci. Merito al quotidiano per lo scoop, sia chiaro.
Ma nessun giornale, nemmeno il più ammanigliato con le Procure o i Tribunali, era mai giunto a tanto. Non solo. Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta, la commissione ha persino ritardato di un giorno la sentenza. Chissà, magari con l’obiettivo di far credere (a chi poi?) che la camera di consiglio si fosse protratta più del dovuto. Una farsa. Che andrebbe cancellata con la destituzione dell’intera commissione. Magari sarebbe un segnale (che mai avverrà) per far capire che qualcosa nello sport italiano sta cambiando.