Monti, un giorno in Europa per cercare la fine del tunnel

Monti, un giorno in Europa per cercare la fine del tunnel

Un caffè per ritornare a parlare di crisi, congiuntura economica e futuro dell’euro. È questo il programma della serata fra il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e il presidente del Consiglio Mario Monti. Al centro della discussione, fra le tante questioni, potrebbe esserci anche l’eventuale sostegno all’Italia nel caso i rendimenti dei bond italiani diventassero insostenibili. Tuttavia, come spiegano fonti comunitarie a Linkiesta, grande attenzione sarà data al percorso di riforma dei Trattati europei. Lo scopo è quello di arrivare al prossimo dicembre con un piano definito, che vada verso l’unione politica.

Lontano dal caldo italiano, a Bruxelles, alle 22 di stasera Barroso e Monti faranno il punto su quali saranno le prossime tappe per affrontare la crisi dell’eurozona. Lo ha spiegato nella consueta riunione giornaliera il portavoce della Commissione Ue Olivier Bailly. Monti volerà a Bruxelles con in mano gli ultimi aggiornamenti sul piano per la crescita, uno dei punti più a cuore di Barroso. Come richiesto nello scorso autunno dal Commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn, l’Italia deve ancora continuare nel processo di riforma delle professioni chiuse e deve ancora trovare un modo per stimolare l’economia. La recessione infatti rischia di peggiorare la situazione di Roma, che deve già fare i conti con un debito pubblico che a fine giugno era a quota 1.973 miliardi di euro, in aumento di quasi 7 miliardi rispetto al mese precedente.

«L’Italia, ovvero la sua situazione, sarà sicuramente uno dei capitoli toccati, come anche i prossimi passi dell’euro». Così spiegano a Linkiesta dalla cancelleria di Barroso. Dopo le indiscrezioni del settimanale tedesco Der Spiegel in merito ai piani di riforma dei Trattati Ue da parte del cancelliere tedesco Angela Merkel, anche Barroso e Monti (che domani sarà a pranzo con la Merkel) vogliono discutere di come sarà la prossima eurozona. Del resto, già nello scorso novembre Francia e Germania avevano ribadito che uno degli obiettivi principali del 2012 sarebbe stata una riforma del Trattato di Lisbona entro dicembre. Prima tappa: metà settembre, quando i ministri europei delle Finanze si incontreranno informalmente a Cipro. Poi sarà la volta dell’Eurogruppo informale dell’8 ottobre in Lussemburgo. Infine, il summit europeo del 18 e 19 ottobre a Bruxelles, quando sarà soprattutto la Grecia a farla da padrona, dato che il rapporto della troika (Bce, Commissione Ue, Fondo monetario internazionale) su Atene dovrebbe arrivare entro quella data.

L’incontro a due di stasera sarà del tutto informale, come ha ribadito Bailly. Non mancheranno però i temi più delicati, spiegano dall’ufficio di Barroso. Primo fra tutti, il meccanismo di riduzione del differenziale di rendimento fra i titoli di Stato italiani e spagnoli coi corrispettivi tedeschi, il cosiddetto spread. Sul piatto ci sono diverse opportunità e alcune certezze. Sarà composta da tre soggetti la squadra speciale che andrà in soccorso di Roma e Madrid qualora ce ne sarà bisogno: Banca centrale europea (Bce), European financial stability facility (Efsf), European stability mechanism (Esm). Se la Bce di Mario Draghi non ha ancora svelato le proprie carte, e forse non lo farà nemmeno il 6 settembre, giorno del prossimo meeting, è perché prima la Corte costituzionale tedesca deve esprimersi proprio sullo Esm, il fondo europeo di stabilità finanziaria da 500 miliardi di euro. Fra le poche certezze c’è il memorandum of understanding, cioè il protocollo d’intesa che chi vorrà avere un aiuto dovrà sottoscrivere. In cambio di impegni formali, arriverà il sostegno, che dovrebbe avvenire, almeno per quanto riguarda la Bce, tramite acquisti sulla parte bassa della curva dei rendimenti, ovvero le scadenze più vicine. A Efsf e Esm il compito di andare a colpire le altre maturity. E non si può escludere che Barroso e Monti non parlino anche dell’arrivo dei funzionari governativi finlandesi oggi a Roma.

Dato il carattere dell’incontro, non sono attese novità rilevanti. Queste arriveranno più avanti. Una volta che sarà chiaro in che modo i Paesi dell’eurozona potranno accedere al meccanismo anti-spread, si passerà a discutere del prossimo passo, l’unione bancaria, in vista dell’integrazione politica. E proprio per via di questi due temi il presidente della Bce, Draghi, ha declinato l’invito a partecipare al consueto forum annuale della Federal Reserve di Jackson Hole. Lo ha riferito oggi uno dei portavoce di Draghi, motivando la defezione con un’agenda troppo fitta e focalizzata sulla crisi dell’eurozona.

Nel frattempo, il cancelliere tedesco Merkel è pronto a volare verso Oriente, direzione Pechino. Come previsto da tempo, la Merkel incontrerà i vertici governativi della Cina, a cominciare dal premier Wen Jiabao. Duplice è lo scopo. Da un lato la Germania vuole mantenere buoni i rapporti con Beijing e fugare i timori legati a un rallentamento troppo profondo dell’economia cinese. Dall’altro vuole però rassicurare la Cina sull’irreversibilità e la solidità dell’euro, mostrando a Pechino la via che prenderà l’eurozona nei prossimi mesi. Un percorso che, come ha ricordato durante il Consiglio europeo di fine giugno, sarà lungo e non esente da sacrifici.  

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