Morando: «Non escludo di appoggiare Renzi alle primarie»

Morando: «Non escludo di appoggiare Renzi alle primarie»

Il Partito democratico si candida a guidare il Paese. Ma se nel 2013 la parentesi dei tecnici si chiude, per il senatore democrat Enrico Morando «la proposta di governo del Pd dovrà essere in continuità con l’esperienza Monti». È una questione di carattere programmatico, non di persone. Anche se il parlamentare Pd – esponente di primo piano dell’area liberal – si augura che alcuni ministri possano proseguire il lavoro nella prossima legislatura. Lo scorso luglio quindici parlamentari Pd, tra cui Morando, Giorgio Tonini e Marco Follini, hanno pubblicato una lettera-appello per chiedere al partito di portare l’agenda Monti nella prossima legislatura. «Renzi si è detto favorevole a quella iniziativa, l’ho apprezzato. Non escludo affatto di sostenerlo alle primarie». Oggi Morando lancia l’allarme sulla riforma elettorale: «Nessuno si è accorto che stiamo adottando la legge che c’è in Grecia?». E riguardo al mancato invito del ministro Fornero alle feste Pd, dice: «Una vicenda imbarazzante e un grave errore. Mi scuso con lei a nome del partito».

Senatore, lei è considerato uno dei parlamentari Pd più vicini al presidente Monti. Insieme ad altri 14 colleghi lo scorso luglio ha scritto una lettera al Corriere della Sera proponendo di proseguire l’esperienza dell’attuale governo.
Non è esattamente così. Noi abbiamo posto un problema politico. A nostro parere il Partito democratico deve avanzare per il 2013 una proposta che vada oltre l’esperienza Monti, ma senza contraddirla. Un progetto in cui gli elementi di continuità con l’attuale esecutivo prevalgano su quelli di rottura. Penso alla stabilità, da connettere con politiche per la crescita. Ma anche al ruolo da protagonista in Europa che il governo Monti ha recuperato.

L’esperienza dei tecnici sta per finire?
Dopo le elezioni il prossimo governo non potrà che essere politico. Vede, noi poniamo un problema di tipo politico-programmatico. Ma non abbiamo mai parlato di persone.

Non c’è un ministro che le piacerebbe vedere ancora al lavoro?
Spero che alcune personalità di questo esecutivo possano condividere un’esperienza di governo con il Partito democratico.

Troppo presto per fare qualche nome?
È prematuro, certo. Avanzare dei nomi in questo momento, in cui l’esecutivo è sostenuto anche da altre forze politiche, rischia solo di creare problemi ai diretti interessati.

Chi punta molto su una continuità con l’agenda Monti è Matteo Renzi. Uno dei candidati alle primarie.
Ho visto che Renzi ha preso una posizione sostanzialmente favorevole rispetto alla nostra lettera. Lo apprezzo. La sua è senz’altro una delle candidature più significative alle prossime primarie. Prima, però, aspettiamo di vedere le regole di questa competizione.

Esclude un suo sostegno a Renzi?
Non lo escludo affatto. In questo momento le nostre iniziative riguardano un certo tipo di politiche. Poi arriverà il momento di attribuire a queste politiche anche dei nomi. La nostra posizione ha fatto la differenza: ha imposto nel dibattito politico una questione fondamentale. La continuità con il governo Monti. Per approfondire ulteriormente questo tema abbiamo convocato un’assemblea il 29 settembre.

Alle primarie Renzi se la dovrà vedere con Bersani e Vendola.
In realtà ce ne sono molti altri. Penso a Bruno Tabacci. La sua non è affatto una candidatura di secondo piano. Non hanno ancora formalizzato la propria decisione, ma alle primarie potrebbero correre anche Angelo Bonelli e Riccardo Nencini. E poi c’è Stefano Boeri…

Ha condiviso la reazione di Bersani nei confronti di Grillo? Lei avrebbe dato del fascista al leader del Movimento 5 Stelle?
La risposta di Bersani è ipergiustificata. Peraltro il segretario non ha dato del fascista direttamente a Grillo, ma a un certo modo di confrontarsi. Ci può anche stare, anche se io avrei preferito concentrare l’attenzione sul merito delle critiche. Per esempio avrei sottolineato la proposta di Grillo, che vuole superare la crisi uscendo dall’euro. Questa è un’eventualità che avrebbe conseguenze catastrofiche, soprattutto per le famiglie più deboli.

E la battuta: “meglio Vendola di Casini”?
Sinceramente non mi appassiona il dibattito “meglio questo o quello”. Direi meglio il Pd. È attorno al Partito democratico che si deve creare una proposta di cambiamento per il Paese. La sola politica delle alleanze non porta da nessuna parte.

Certo è difficile andare al governo senza pensare alle alleanze.
Sicuramente è giusto fare anche quello. Ma prima è essenziale definire con puntualità la piattaforma di governo che vuole costruire il Partito democratico. Su questa base si possono anche fare alleanze. E possibilmente sarebbe meglio dichiararle prima del voto.

Non sarà difficile trovare un punto di equilibrio tra Vendola e Casini?
Se il Partito democratico ha chiaramente l’egemonia dell’alleanza non sarà difficile. Se il Pd sarà solo il regista della coalizione, forse sì.

Intanto ancora non c’è una legge elettorale.
Si continua a dire che siamo vicini all’intesa, ma tutte le scadenze vengono regolarmente disattese. La situazione mi sembra preoccupante. Peraltro, stando all’ipotesi che va per la maggiore, sembra che si introdurrà un premio di maggioranza non molto grande solo per il primo partito. Non so se qualcuno ne vuole prendere atto, ma questa è la legge elettorale che hanno in Grecia. Nessuno si immagina che effetto farà la prima pagina dello Spiegel, quando titolerà “l’Italia adotta la legge elettorale greca”? Io ci penserei bene…

Alla festa nazionale del Pd non sono stati invitati i rappresentanti della Fiom, Di Pietro e il ministro Fornero. Che idea si è fatto di questa vicenda?
Il tipo di polemiche che Di Pietro ha mosso nei confronti del Pd e del presidente della Repubblica può anche suggerire di evitare la sua presenza nelle nostre feste. Una scelta che riguarda il suo modo di discutere. Francamente ritengo un grave errore la chiusura del dialogo verso posizioni come quelle della Fiom. Un sindacato importante, di cui spesso non condivido la posizione. Ma i suoi dirigenti dovrebbero essere invitati. Le feste di partito servono soprattutto per confrontarsi.

E poi c’è Elsa Fornero.
Una vicenda molto, molto, molto imbarazzante. Un errore grave. Per quello che vale mi scuso con lei a nome del partito. Questa è un’esclusione che non capisco. Abbiamo sostenuto con il nostro voto, pur tra legittime critiche, le riforme presentate in Parlamento dal ministro Fornero. Come si può non invitarla a discutere nelle nostre feste? 

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