BRUXELLES – Cherchez la femme. Questa volta nel senso letterale della parola, in un nuovo episodio del teatrino della politica europea che a sorpresa ha riaperto i giochi per la poltrona lasciata scoperta dalla Spagna al comitato esecutivo della Bce. Giochi che sembravano fatti da tempo: Madrid, dopo una lunga battaglia a colpi di veti incrociati, si era rassegnata a perdere il suo posto (in seguito alla scadenza del mandato di José Manuel Gonzalez Paramo in primavera) nel ristretto comitato di sei membri dell’Eurotower, a vantaggio del piccolo Lussemburgo.
Un successo per il Granducato ottenuto, oltre che per la levata di scudi dei nord europei contro «ancora un meridionale» nell’executive board (con un italiano presidente e un portoghese come suo numero due), anche per le prodezze diplomatiche del premier del Granducato, nonché presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker. A piegare Madrid, la necessità di urgenti aiuti per le sue banche e il blocco imposto dai lussemburghesi alla sua richiesta di spostare di un anno i termini per gli obiettivi di deficit. Una classica battaglia tutta europea che sembrava aver portato Yves Mersch, governatore della banca centrale lussemburghese, nell’ambito organo Bce.
E invece no. A fermare tutto, letteralmente all’ultimo minuto, è stato il Parlamento Europeo, che non perde occasione di mostrare i muscoli e ricordare che, con il Trattato di Lisbona, ha poteri molto più ampi. Con un secco comunicato Sharon Bowles, la liberale britannica che presiede la Commissione affari economici e monetari dell’europarlamento, ha fatto sapere che l’attesa audizione che oggi avrebbe dovuto confermare Mersch alla Bce è stata rinviata. Motivo? La decisione, afferma la Bowles in una nota, «è stata presa essendo risultato evidente che, prima della formulazione della raccomandazione ufficiale da parte del Consiglio Ue (che deve essere approvata dall’Europarlamento ndr), non era stato considerato alcun candidato donna».
Bowles lamenta che «non vi è neppure una sola donna nel principale organo di quella che è una delle più potenti ed essenziali istituzioni dell’Ue». Una presa di posizione, peraltro, che giunge pochi giorni dopo la proposta di direttiva della Commissione Europea che propone di imporre un minimo di 40% di donne nei consigli di amministrazione delle aziende. Bruxelles, insomma, scopre la disparità dei sessi.
La britannica aveva avanzato richiesta a Juncker di considerare un candidato donna già l’8 maggio, e di preparare un piano di medio termine per facilitare l’avanzamento delle donne in posizioni chiave nella Bce e nelle banche centrali nazionali. «Mi pare che, come nelle società – commenta la Bowles – vi sia un problema culturale sistemico». Juncker aveva risposto, a voce, spiegando che non vi erano donne disponibili per quella posizione, «ma – protesta la britannica – non ho avuto alcuna risposta formale». Ed ecco la reazione: «Abbiamo ritenuto di conseguenza che le nostre preoccupazioni non abbiano ricevuto risposte sufficientemente rigorose e che a questo punto non sia appropriato precedere con l’audizione».
A Bruxelles qualcuno ha già messo in giro la voce che al posto di Mersch potrebbe subentrare il membro lussemburghese della Commissione Europea, Viviane Reding. In realtà, probabilmente, il tempo giocherà a favore di Mersch. Secondo varie fonti il presidente della Bce, Mario Draghi, si sarebbe già lamentato che è complicato suddividere su cinque persone i compiti di sei membri del comitato esecutivo. Niente è scontato ma non ci sarebbe da stupirsi se la questione fosse risolta a favore di Mersch con una solenne dichiarazioni d’intenti sul futuro coinvolgimento di donne nella Bce. O con qualche “contentino” in salsa femminile a livelli più bassi. Sarebbe nel più perfetto stile Ue.