CERNOBBIO – Monti bis? Probabilmente sì. O almeno è questa è ciò che emerge dalla prima giornata del Forum Ambrosetti di Cernobbio. Le operazioni della Banca centrale europea (Bce) sono valutate positivamente, ma per completare il lavoro occorre che Mario Monti rimanga a Palazzo Chigi per un’intera legislatura. Come? Magari con una grande coalizione alla tedesca. L’ex commissario europeo, tuttavia, ironizza: «Gli inviti a continuare? Simpatici ma irricevibili». Almeno per adesso. L’anno scorso il Forum Ambrosetti era stato il contesto informale per l’investitura di Monti. Dopo tre mesi vissuti pericolosamente, con i rendimenti dei titoli di Stato italiani a dieci anni schizzati in alto nell’arco di pochi giorni. Dopo la lettera della Bce rivolta all’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, arrivò l’attivazione del Securities markets programme, il programma di acquisto di bond governativi sui mercati secondari da parte dell’Eurotower. E dopo le prime operazioni, Cernobbio. Le sessioni di lavoro del settembre 2011 furono all’insegna della paura. Paura del default italiano, del deragliamento della politica economica della Bce, dell’intera eurozona. Per risolvere i problemi che affliggevano Roma, l’opinione era unanime: Monti è l’uomo adatto. Ora come allora, il professore della Bocconi sembra essere l’unico in grado di continuare il processo di consolidamento fiscale italiano. Sebbene i lavori del Forum Ambrosetti si svolgano a porte chiuse, i presenti parlano. Il primo a sbottonarsi è stato Enrico Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo: «Un Monti bis? Auspicabile e molto probabile».
Non solo. Anche un imprenditore del Nord est, volto noto del Forum, rimarca quanto detto da Cucchiani. «Un doppio mandato per Monti? Ci sarebbe da metterci la firma fin da ora, dato che questo Paese non può permettersi di andare alle urne con questo bordello politico», dice a Linkiesta. E ancora: «Vi ricordate quando l’Economist si faceva beffe di noi e della nostra legge elettorale? Ecco, evitiamo altre figuracce coi mercati finanziari». Per ora, sono le uniche certezze. Consolidamento fiscale, riforme strutturali, crescita economica: sono questi i tre macro-temi che contraddistingueranno l’Italia nel prossimo autunno. E anche nel 2013. Le elezioni fanno paura. Come ha ricordato l’agenzia di rating Moody’s dopo l’ultimo declassamento del rating sovrano italiano, l’instabilità politica potrebbe bloccare il Paese. Troppe potrebbero essere le derive populiste in grado di frenare il processo di integrazione europea, finora l’unica soluzione che Bruxelles ha trovato per uscire dalla peggiore crisi della sua storia. E gli aiuti? Per ora, il consensus di Cernobbio è sicuro. Non c’è necessità di chiedere un sostegno al terzetto composto da Bce, European financial stability facility (Efsf) e European stability mechanism (Esm). Il piano del presidente dell’istituzione di Francoforte ha dato sollievo ai titoli di Stato italiani e spagnoli. I rendimenti sono calati, tornando ai livelli dello scorso aprile, almeno per quanto riguarda i Btp decennali. Come ha rimarcato Cucchiani, l’Italia rimane un Paese solido, che non ha problemi di solvibilità. Un altro banchiere, tuttavia, non la pensa in questo modo. Parlando durante il coffee break con Linkiesta, ha infatti rimarcato che «almeno per ora non c’è bisogno di un piano di salvataggio. Bastano le parole e le promesse di Draghi. Ma in un prossimo futuro…».
L’idea comune è che, con la rete di protezione fatta da Bce, Efsf e Esm pronta, gli investitori internazionali possano riprendere la fiducia. «I mercati finanziari devono credere nell’Italia, nei suoi sforzi, nel suo cuore pulsante che ancora batte», dice l’amministratore delegato di una delle maggiori società d’investimento del Paese. Speranze che però non fanno i conti con la realtà. E questa vede una recessione ben peggiore delle attese, che secondo le ultime analisi di Goldman Sachs, si protrarrà in modo rilevante anche nel 2013. Nello specifico il Pil italiano calerà del 2,2% per l’anno in corso e dello 0,7% nel prossimo. E come sottolinea l’analisi degli analisti della banca statunitense, è possibile un peggioramento delle stime, dato il deterioramento della produzione industriale del Paese, lento ma continuo. «Le lacune in innovazione, ricerca e sviluppo potrebbero alimentare la recessione italiana nel 2013», scrive Goldman Sachs. Eppure, nonostante questo, non ci sono ancora i requisiti per una richiesta di aiuto.
A valutare positivamente le soluzioni della Bce è un noto economista contrarian, Nouriel Roubini. Famoso per aver predetto il crollo del mercato immobiliare statunitense nel 2003, il docente della New York University ha spiegato che nelle ultime scelte della Bce guidata da Mario Draghi ci sono i semi della nuova Europa. «Certo ci sono ancora diversi rischi, come quelli derivanti dall’attuale balcanizzazione del sistema bancario, ma non si possono non notare i progressi fatti», ha detto durante una conferenza stampa. Parole che rimarcano un cambio di tendenza rispetto alle ultime esternazioni. Non solo. A quanto pare, durante i lavori a porte chiuse, Roubini avrebbe mostrato addirittura più ottimismo. Anche lui propende per un Monti bis: «Che sia lui o uno che porta avanti il suo modello di politiche, il cosiddetto “Montismo”, l’Italia ha bisogno di questo per riprendersi». Più o meno le stesse parole dette un anno fa.
Twitter: @FGoria