Il mercato postale inglese vale 7,7 miliardi di euro quello italiano 3,6 miliardi. Eppure i due paesi hanno circa la stessa quantità di abitanti. È utile partire da questo dato per capire cosa non funziona dalle Alpi in giù, usando il mercato postale come specchio di un sistema. «I motivi – spiega a Linkiesta Luca Palermo, ad di Tnt Post Italia – stanno nell’affidabilità dell’incumbent (Poste Italiane, ndr) ma anche nelle nostre abitudini. Prodotti come Postal Market all’estero hanno avuto maggior sviluppo». E questo anche per un aspetto molto legato al nostro modo d’essere: «Se all’estero mando un assegno via posta non ho problemi». Gli inglesi via posta inviano qualunque cosa, anche assegni firmati o sim telefoniche. Noi, il Paese dei Fiorito, invece no. A sentire la descrizione del mercato postale italiano da un manager come Palermo, un quarantenne che viene da Vodafone, quella ora capitanata da uno come Vittorio Colao che il nostro salotto buono di Rcs nella sua infinita lungimiranza cacciò, viene immediato pensare che di Fiorito questo Paese sia pieno. Che ne sia in qualche modo lo specchio.
Non ci fidiamo di noi stessi, anzi meglio, siamo i primi a non fidarci della qualità morale degli altri, e così mentre non diamo fiducia all’invio di posta normale, «la raccomandata da noi vale 250 milioni di euro l’anno. Le poste olandesi fanno 12 milioni di raccomandate in tutto il Paese. Noi di Tnt Italia, con l’8% del mercato, facciamo già 10 milioni di raccomandate». Certo l’Olanda è più piccola di noi, ma ecco allora un altro dato: una famiglia italiana riceve il 65% di posta in meno di quella olandese. Eccola l’Italia letta attraverso le buste, i plichi e i pacchi. Un mercato che non si sviluppa per inefficienze di sistema e per il peso della parte allegramente truffaldina del nostro Paese.
Luca Palermo
Ha ragione l’emiro del Qatar che dice a Monti che è la corruzione il nostro principale problema? «Senza dubbi il rischio Paese è sempre una delle tematiche principali che costringono chi fa il mio mestiere a spiegare con maggior dettagli, rispetto a miei colleghi attivi in altre nazioni, il perché ci convenga investire in Italia. Ti chiedono: come fai ad essere sicuro di non avere infiltrazioni mafiose? Come fai a evitare che la Pubblica amministrazione ti dia certi problemi? Come si fa a prevenire che accadano queste cose? E tu devi puntare tutto sull’integrità». Con un’intera porzione della nostra economia che compete solo grazie all’economia sommersa, solo grazie al nero, «come fai a competere con chi si muove con queste logiche? L’unica è che il Paese si doti di regole certe contro chi si fa raccomandare, contro le logiche dell’amico, contro tutte quelle logiche distorte che affronti quotidianamente».
Ma se anche sei bravo e riesci a evitare queste trappole, poi c’è un apparato legale che ti strozza. Se vinci all’Agcom, competente in materia postale, poi ti spunta il Tar e, se vinci anche lì, poi ti becchi il Consiglio di Stato. «Ci metti 5 anni per avere una sentenza definitiva» lamenta Palermo. Se infatti gli chiedi quali siano per lui gli ostacoli principali alla sua attività ti cita nell’ordine: «i tempi della giustizia civile, quelli dei pagamenti e la stabilità legislativa». Perché se già il Paese non spicca per l’alto tasso di moralità, è la reazione, quella della giustizia, che mette i paletti maggiori agli investimenti di una multinazionale come Tnt, che altro non è se non che il gruppo nato dalle ex poste olandesi ora privatizzate.
Ecco allora perché anche la questione dell’articolo 18 «è un finto problema. In caso di reali necessità di ristrutturazioni aziendali, ho già tutti gli elementi. Nel caso di licenziamenti individuali il problema torna a essere quello della giustizia civile. Ho avuto una causa per licenziamento di due dipendenti che era identica. Solo che al Tribunale di Torino ho vinto, a Milano invece il giudice mi ha chiesto di capire perché “sa c’è la crisi”. La causa, ripeto, è identica. E io come faccio poi a spiegare queste cose agli olandesi?». Piuttosto, in tema di lavoro, «il mio problema è che il postino italiano mi costa più di quello olandese ma guadagna meno e ho pochi strumenti per premiarlo in termini di produttività».
Se la riforma Fornero non lo convince del tutto («non ha risolto il problema della flessibilità in entrata») è proprio l’agire politico quello che preoccupa maggiormente. «Da un punto di vista economico continuamo a scommettere sull’Italia. Quello che ci spaventa è la politica, la sua instabilità». E non è un rischio da poco per gli olandesi: «L’Italia è il quarto paese di sbocco per l’Olanda». Un racconto di Edgar Allan Poe, poi lungamente analizzato da Jacques Lacan, parlava di una lettera che tutti cercavano ma che era sotto gli occhi tutti di tutti, al suo posto, dov’era sempre stata. Allo stesso modo i problemi del Paese e le sue soluzioni sono qui, palesi, evidenti, davanti a tutti. Che quel racconto sia intitolato «La lettera rubata» è solo una coincidenza.
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