I fondi stranieri tornano (lentamente) nell’eurozona: ecco l’effetto Draghi

I fondi stranieri tornano (lentamente) nell'eurozona: ecco l'effetto Draghi

STRASBURGO – Lentamente, la fiducia sta tornando nell’eurozona. Forse è un fuoco di paglia, ma se perfino un settore come quello dei Money market fund (Mmf) reagisce positivamente agli ultimi sviluppi della crisi dell’euro, allora qualcosa di positivo c’è davvero. I fondi del mercato monetario sono infatti uno degli storici pilastri della liquidità bancaria a livello globale. E secondo l’ultima disanima mensile di J.P. Morgan, l’esposizione dei Mmf statunitensi, i primi a fuggire, sull’eurozona è aumentata sia in luglio sia in agosto. E J.P. Morgan non usa mezzi termini: «Ora tocca ai politici europei dare un seguito alle decisioni della Bce».

Il lungo periodo di incertezza forse sta per finire. In un’eurozona che sembra ancora lontana dal ritrovare la propria identità, un piccolo spiraglio di luce arriva.  Proprio come fa anche l’agenzia di rating Fitch, J.P. Morgan ogni mese mappa l’andamento dei Mmf presenti nella zona euro, qualcosa si è mosso. Un aumento di 16 miliardi di dollari in agosto su base mensile e di 29 miliardi di base annuale. Cifre che si sommano all’incremento dell’esposizione di 14 miliardi di dollari su base mensile e di 13 miliardi su base annuale registrati in luglio. Nel complesso, come evidenzia l’analisi di J.P. Morgan, l’esposizione totale arriva a toccare i 183 miliardi di euro, un valore che non si sfiorava da oltre 6 mesi. Non sono solo gli statunitensi a essere fiduciosi. Fra tutti i Prime money fund di origine non europea, l’esposizione è cresciuta di 10 miliardi di dollari su base congiunturale, portando il totale a 610 miliardi. «Non è ancora ai livelli della scorsa primavera, ma i primi segnali di miglioramento sono evidenti», affermano gli analisti di J.P. Morgan.

Oltre alla banca guidata da Jamie Dimon, anche Fitch ha evidenziato la tendenza in corso. I Mmf mappati fra aprile e maggio hanno mostrato tutta la fragilità della zona euro: l’esposizione dei Mmf europei e americani sull’eurozona si era ridotta del 53 per cento su base mensile e del 70% su base annuale. Senza la bussola attiva, le banche stavano utilizzando l’unico faro possibile, la Bce. Di fatto l’Eurotower è diventata l’unica controparte del mercato interbancario europeo. Più cresce l’incertezza sugli istituti di credito dell’area euro, più aumenta la riluttanza dei Mmf stranieri a fornire liquidità, più peggiorano le condizioni del funding, più diventa stretto il cappio fiscale intorno alle imprese, che non possono ottenere prestiti dalle banche. Con gli ingranaggi rotti, è dovuto intervenire l’ex governatore della Banca d’Italia. Così è stato. E secondo Fitch, nell’ultimo mese l’esposizione ha registrato un incremento del 7 per cento.

Il merito è della scommessa di Mario Draghi. Durante il suo discorso alla Global Investment Conference di Londra, a fine luglio, il numero uno della Bce mandò un netto messaggio agli investitori più aggressivi. «Whatever it takes». Bastarono queste tre parole per rasserenare i mercati finanziari. «La Bce farà qualunque cosa per preservare l’euro», disse Draghi. Sono arrivate le Outright monetary transaction (Omt), operazioni di mercato in cui l’Eurotower rastrellerà titoli di Stato dei Paesi che lo richiederanno, non prima che questi abbiano sottoscritto un memorandum of understanding per blindare l’intervento alle riforme di cui la singola nazione ha bisogno. Una scommessa a tutti gli effetti. Comprando i bond governativi del Club Med, scommette sull’applicazione degli impegni assunti tramite il memorandu. Ma scommette anche che non ci siano altre ristrutturazioni del debito sovrano, come quella della Grecia dello scorso marzo. Questo perché su ogni bond acquistato con le Omt sarà applicata una clausola pari-passu, che equipara la Bce a tutti gli altri creditori e non ne fa più valere il suo privilegio originario. Ma è arrivata anche la decisione della Corte costituzionale tedesca sullo European stability mechanism (Esm), il fondo europeo che dovrà proteggere Italia e Spagna in caso ci siano problemi di rifinanziamento sui mercati obbligazionari.

Bastava così poco per fare tornare un minimo di fiducia nella zona euro? No. Ma è pur sempre un passo in avanti di una classe politica che negli ultimi due anni, da quando è scoppiata la crisi greca, ha per lo più temporeggiato. Secondo Goldman Sachs le decisioni di Bce e Corte di Karlsruhe sono un deciso movimento verso il progetto di una nuova eurozona. E i mercati sembrano apprezzarlo. Preso atto che il primo obiettivo era quello di ripristinare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria della Bce, Mario Draghi ha agito. Ha preso tempo, ha detto agli investitori che lui c’è, lui è presente. Per ora, è bastato.

A Linkiesta il cauto ottimismo viene confermato da Mark Spencer di Threadneedle Investments. «È ancora presto per dire che si tratti di una tendenza consolidata, ma le prime impressioni sono positive», spiega. A fronte di un calo senza precedenti, qualche investimento sta tornando. E dire che in luglio si era vissuta la pagina forse più nera della storia di questo settore finanziario nell’eurozona. Dopo il taglio dei tassi di rifinanziamento e di deposito, tre banche americane avevano deciso di cautelarsi. Goldman Sachs bloccò un solo fondo (GS Euro Government Liquid Reserves Fund), mentre l’istituto J.P. Morgan fermò le sottoscrizioni di cinque fondi (Euro Liquidity Fund, Euro Government Liquidity Fund, Euro Money Market Fund, Euro Liquid Market Fund, JPMorgan Series II – EUR) e BlackRock di due. «Un brutto segnale – spiega Spencer – che in parte ha spinto la Bce a intervenire per evitare un peggioramento del funding delle banche europee». Il target per ora è stato raggiunto.

Nell’ultima settimana il volume del mercato europeo dei repurchase agreement, i pronti contro termine, è aumentato del 5,7%, secondo i dati di Markit. Come spiega Gavan Nolan, analista di Markit, «dopo i bassi volumi estivi ci saremmo attesi un prolungamento di questa tendenza. Al contrario, è avvenuto un incremento che sembra prendere forza di giorno in giorno». I mercati finanziari stanno dando fiducia alla Bce, in attesa che la politica scelga in che direzione vuole andare. Sarà abbastanza?

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