Non c’era ancora, quando Christiane F. inseguiva i suoi fantasmi alla stazione dei treni di Zoologischer Garten. E non c’era nemmeno quattro anni fa, quando tutto l’isolato era ancora poco più che un cantiere. Ora è lì, con i suoi trentuno piani e le facciate di marmo chiaro, le 232 camere super accessoriate, monumentale spartitraffico che tra pochissimi mesi comincerà ad accogliere, ogni notte, centinaia e centinaia di turisti. Il nuovo Waldorf Astoria sarà uno dei venti nuovi hotel che apriranno le proprie lussuose porte girevoli a Berlino nel 2013: segno di quanto il turismo, nella ex capitale attraversata dal Muro, stia diventando sempre di più un fattore di cambiamento e trasformazione, dei luoghi e delle persone.
Ad ammirare questa metropoli, unica in Europa per vitalità e rapidità di mutazione, accorrono ogni anno milioni di turisti. E spesso, arrivano proprio lì, alla stazione del Giardino Zoologico: è quello il primo impatto che hanno di Berlino. Ma il flusso non è limitato alla parte Ovest della città. I quartieri dell’Est stanno scalando velocemente le gerarchie nelle preferenze dei visitatori. Dal settore turistico, nel 2011, Berlino ha incassato 10,3 miliardi di euro. Un record che verrà senz’altro superato nel 2012: quest’anno, infatti, la città tedesca è diventata la terza più visitata in Europa, dopo Londra e Parigi, superando anche Roma, non più così Eterna. Il turismo rappresenta il 10 per cento del profitto cittadino – più del settore immobiliare, per altro in forte espansione – ed è una delle poche voci in attivo nel bilancio del Land, il cui debito pubblico ha sfondato quota sessantacinque miliardi di euro ed il cui sostentamento dipende in tutto e per tutto dai finanziamenti federali.
É vero, la città ha tanto da offrire. A tutti. Monumenti, musei, il fascino dei vecchi quartieri dell’Est, la posata eleganza delle aree dell’Ovest, la natura, le vie commerciali, gli angoli caratteristici, gli spazi culturali all’avanguardia, le tante tipologie di cucina, la vita notturna fervente in ogni angolo. Per questa ragione, le strade di Berlino si riempiono nell’intero arco dell’anno di visitatori di ogni tipo, provenienti da tutto il mondo: famiglie con bambini, gruppi di adolescenti in gita scolastica, comitive di anziani, amici trentenni alla caccia di un weekend alternativo, giovani coppie. Una situazione agevolata dai voli low cost, che permettono spesso di andare e tornare da Berlino – città in cui il costo della vita, già di per sé, è rimasto a livelli accettabili – con cifre irrisorie: 50 euro o poco più.
Questa attrattiva, così ben vista dalla politica – il sindaco Klaus Wowereit, al governo ininterrottamente da undici anni, ha sempre ammesso di voler costruire una città non ricca, ma “sexy” – non sta però piacendo a tutti. Anzi, il malcontento tra i berlinesi è sempre più evidente, soprattutto nelle zone in cui il flusso turistico è eredità degli ultimi anni. Come Friedrichshain, quartiere ad Est di Alexanderplatz, dove gli edifici d’architettura sovietica della Frankfurter Allee sembrano accorciare parecchio i due decenni passati dalla caduta del Muro ad oggi. In quest’area il malcontento è sempre più tangibile. Lo si legge sui muri, dove alcuni berlinesi hanno scritto “Turisti rumorosi, tornatevene a casa”.
Così come nell’ex roccaforte punk dell’Ovest, Kreuzberg, dove qualcuno ha attaccato ai semafori delle strade più frequentate degli adesivi recanti la scritta “Berlino non vi ama”. In alcune delle gallerie d’arte cittadine – tra gli “hip” più evidenti di Berlino – all’entrata un cartello avverte: “Ingresso vietato agli hipster americani”. L’etichetta punk Core-Tex ha messo in commercio una serie di magliette sarcastiche: “Benvenuti a Berlino”, si legge. E subito sotto: “Ora tornatevene a casa”.
Una tendenza anti-turistica che coinvolge anche la vita notturna e la politica. Le serate techno organizzate da Moon Chiller Lounge sono caratterizzate dal motto “Vaffanculo – Non siamo un’attrazione turistica“, mentre i Verdi, una delle forze politiche d’opposizione più attive in città, ha organizzato negli ultimi anni manifestazioni dal titolo “Aiuto! Arrivano i turisti!”. Un’intolleranza che si acuisce durante l’estate, quando la città accoglie ogni giorno diverse decine di migliaia di visitatori da tutto il mondo.
Non tutti, certo, ma molti vedono la “turistizzazione” come la causa di una serie interminabile di mali, tra cui l’aumento dei prezzi degli affitti e del costo della vita in generale e l’infighettamento (gentrificazione, per dirla alla berlinese) di alcune aree rimaste “incontaminate” fino a pochi anni fa. É proprio così? Sì e no. Sì, nel senso che le trasformazioni della città sono dovute proprio all’arrivo di grandi e abbondanti flussi migratori, più o meno temporanei.
No, nel senso che si tratta di processi – purtroppo – inevitabili, in una città dove ancora oggi è possibile trovare un appartamento da 70 metri quadri in affitto a 400 euro al mese in zone adiacenti al centro. Chiariamoci: Berlino non diventerà mai Londra – non è nel suo DNA – ma non potrà certo coltivare ancora l’illusione di rimanere un’isola a parte rispetto al resto del mondo. Non ora, non più: adesso il suo ruolo nel mondo è più centrale che mai.