O fai installare il ripetitore o scatta l’esproprio

O fai installare il ripetitore o scatta l’esproprio

Modernità, start up, semplificazione burocratica. La crescita del Paese passa per l’agenda digitale e nessuno potrà opporsi. E, contro chi lo farà, interverranno gli espropri. È questo, in parole povere, il senso dell’articolo 29 del decreto Crescita due firmato Passera che dovrà essere approvato, secondo lo stesso ministro, entro la fine di settembre. Ma quest’articolo, che per ora è solo bozza, ha già scatenato le polemiche. Con i comitati cittadini, e stuoli di avvocati, che promettono aspre battaglie. Anche in tribunale «perché – sostengono – a essere messi in pericolo sono ben due articoli della costituzione: quello sul diritto alla salute e sulla proprietà privata».

«Il proprietario o il condominio — si legge nel testo che modificherebbe il Codice delle comunicazioni elettroniche — non possono opporsi all’accesso dell’operatore di comunicazione al fine di installare, collegare o manutenere gli elementi di rete quali cavi, fili, riparti, linee o apparati».
E per il disturbo è prevista anche una monetizzazione del danno: «Il governo mette a disposizione un congruo risarcimento, stabilito in base all’effettiva diminuzione del valore del fondo o dell’immobile».

Espropri di tetti e terreni e in cambio un risarcimento economico. «Nel caso in cui la norma venisse approvata, Regioni, Comuni e Associazioni portatrici di interessi diffusi nella popolazione si opporranno a questo nuovo scempio e ricorreranno alla Corte Costituzionaleperché verranno violati i diritti alla salute e alla proprietà privata dei Cittadini», ci dice Giuseppe Teodoro, del coordinamento dei comitati di Roma Nord, uno dei più agguerriti in Italia. «In pochi anni sulle nostre teste sono comparse tremila antenne di telefonia. Con questa normativa la proliferazione sarà incontrollata».

È possibile limitare il diritto alla proprietà privata in nome del digital divide? «Gli espropri per pubblica utilità non sono mica una novità introdotta da questo governo, sono previsti dalla legge – ci dicono dal ministero dello Sviluppo economico – e comunque la norma è ancora una bozza». Per la serie, si sta cercando la formula più consona per evitare la pioggia di ricorsi.

«Possono pensare di limitare la proprietà privata? Di limitare questo diritto per dare pieni poteri alle società che vogliono installare antenne e ripetitori? Abbiamo attivato alcuni senatori che cercheranno di intervenire». Angelo Levis è uno dei massimi esperti di elettrosmog in Italia. 
Levis, già docente di Mutagenesi ambientale presso la facoltà di Fisica all’università di Padova, ha fatto parte di tutti i principali organismi tecnici che si occupano di mutagenesi, e della commissione tossicologica nazionale, del ministero della Salute.

Da quando è in pensione, dedica il suo tempo alla divulgazione dell’informazione sull’elettrosmog, grazie anche all’associazione A.p.p.l.e, di cui è vicepresidente. Ed è stato perito di parte nell’unica causa vinta in Italia da un lavoratore che per esigenze professionali trascorreva 5-6 ore al giorno al telefonino, e dopo 12 anni è insorta una patologia tumorale al cervello.
«Il 3 ottobre ci sarà la sentenza in Cassazione su questa causa ma ci sono numerose altre cause in piedi. Almeno sette, quelle che sto seguendo» ci dice. «A Venezia ad esempio due pediatri si sono ammalati rispettivamente di leucemia e tumore al cervello e si è scoperto che lavoravano in un ambulatorio a pochi centimetri da una centrale di trasformazione elettrica. A Vicenza un autista che trasportava valori per lavoro era sempre al telefonino nel suo blindato. Ora ha un tumore al cervello. Stanno arrivando segnalazioni di neurinoma al nervo acustico, che è tipico di chi usa per ore il cellulare sempre allo stesso orecchio».

L’allarme, secondo il professor Levis, non riguarda tanto il futuro, ma il presente: «C’è già una spaventosa concentrazione di antenne e ripetitori sui nostri tetti e nelle nostre città. Non esiste un piano per la localizzazione. Solo a Padova, ad esempio, ce ne sono 400. Sembrerebbe una questione ideologica ma non lo è. Attiene al sacrosanto principio di precauzione e all’accettazione o meno di essere cittadini a tempo, limitati. Con questo decreto chiunque potrà imporre un ripetitore su un tetto e nessuno potrà opporsi. Inoltre adesso che l’Oms ha dichiarato che i campi elettromagnetici bassi e alti sono stati dichiarati pericolosi, potenzialmente cancerogeni, occorrerebbe limitarne la diffusione, o quantomeno controllarla no?».

*redattrice di Metro 

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