Dal maggio 2000 l’ONA, la Online News Association, consegna gli Online Journalism Awards, considerati gli Oscar del giornalismo online a quelle testate – americane e internazionali – che si sono distinte per “innovazione e eccellenza nello storytelling digitale e nella distribuzione”. Anche quest’anno – ha spiegato Josh Hatch membro del board Ona – “siamo stati inondati di lavori di altissima qualità. L’utilizzo dei multimedia e il potere dei social media uniti alla abilità dei giornalisti di integrarli per informare, intrattenere e entrare in contatto emotivo con i lettori sono nettamente migliorati”.
L’Ona, una no-profit fondata nel 1999, considerata la più grande e influente associazione sul giornalismo on-line, composta da 1.800 membri, ha voluto premiare, sabato scorso a San Francisco, quelle testate che hanno dimostrato di saper sintetizzare al meglio innovazione, tecnologia e partecipazione attiva degli utenti con le buone regole del giornalismo.
Trentaquattro giornalisti e professionisti dei new media hanno assegnato trenta premi a diverse categorie. Ne citiamo alcuni. Al New York Times è andato il riconoscimento per la splendida inchiesta a dieci anni dall’undici settembre e al sito Frontline della Pbs, il canale pubblico americano, per il miglior sito d’informazione medio-piccolo.
C’era anche una categoria dedicata alle testate medio-piccole non in lingua inglese. In finale tre nomi, di cui uno italiano. È il sito del quotidiano Tirreno.it del gruppo Espresso che per il secondo anno consecutivo è arrivato quasi sul gradino più alto del podio. “Tra i motivi che hanno convinto i giurati della prestigiosa associazione americana a lanciare la nostra candidatura – hanno spiegato sul sito del Tirreno, che a fine agosto ha raggiunto i 65mila utenti unici giornalieri – “c’è stato il racconto accurato, in tempo reale, delle città, affiancato alla capacità di raccogliere intorno ad esso una comunità di lettori attiva e sempre più partecipe”. Una nomination importante anche se il premio è sfumato.
Ed è proprio la mancamza di riconoscimenti per l’Italia che ci induce a fare delle riflessioni. Arianna Ciccone, fondatrice del Festival Internazionale del giornalismo di Perugia, invitata a San Francisco dall’Ona in qualità di giurata (ovviamente di una sezione senza italiani in lizza), ha spiegato a Linkiesta su cosa amcora il giornalismo on line deve lavorare. «Il modello cui tendere è senza dubbio il Guardian, anche se a tutt’oggi non c’è ancora business model che tenga. Ma bisogna essere visionari. Nel ’76 Scalfari lo fu con Repubblica. Oggi in Italia, visionari non ne vedo ancora».
Il punto, secondo Arianna Ciccone, è questo: «Nessuno prende in considerazione l’idea di “affascinare” i lettori di domani, che sono quelli che si stanno formando oggi. La notizia da sola non basta, la conversazione è il centro di tutto. Chi lo capisce per primo, o chi lo accetta e su quello costruisce un modello di informazione a lungo termine, secondo me, vincerà». C’è, ed è impossibile non notarlo, anche tra gli addetti ai lavori una certa resistenza ad accettare o capire i nuovi modelli. Sarebbe utile fare un esame di coscienza e capire da chi provengono queste resistenze: dalla vecchia guardia del giornalismo oppure dalle giovani leve legate all’idea romantica secondo cui il giornale “vero” è solo quello cartaceo? «Secondo me, da entrambi» risponde Ciccone che cita un passaggio del libro di Enrico Pedemonte “Morte e resurrezione dei giornali” in cui il giornalista scrive: “Sembra un paradosso ma nella società dell’informazione chi produce le notizie ha ormai perso centralità”. «Per questo dico – aggiunge Ciccone – che è comprensibile che i giornalisti, abituati a essere il centro del mondo, si sentano ora spaesati».
Per quest’anno il prestigioso premio “testata d’eccellenza medio piccola” è andato al francese Rue89, che ha avuto la meglio sullo spagnolo 20 minutos. Laurent Mauriac, cofondatore e direttore della testata vincitrice, si è detto onorato di ricevere la statuetta e ha voluto scherzare raccontando di aver passato parte della serata a spiegare agli americani cosa significa “Rue” e perché “89”.
Comunque sia, chapeau al Tirreno.it per l’ottimo lavoro e per la nomination.