«Volevo tagliare i soldi ai gruppi parlamentari, mi hanno detto no»

«Volevo tagliare i soldi ai gruppi parlamentari, mi hanno detto no»

La Camera dei deputati ha accettato di sottoporre i bilanci dei gruppi parlamentari al controllo di società di revisione esterne. Ieri pomeriggio l’Aula ha approvato la modifica del Regolamento di Montecitorio (479 Sì, un No e nove astenuti). «È un piccolo passo – racconta il deputato Pd Salvatore Vassallo – ma rischia di essere troppo poco e di arrivare troppo tardi». L’esponente democrat, professore ordinario di Scienza Politica all’Università di Bologna, ha invano proposto alcune correzioni al testo. Un’ulteriore sforbiciata ai finanziamenti previsti per i gruppi parlamentari, tanto per iniziare. Ma anche la pubblicità online dei curriculum e dei trattamenti economici dei dirigenti dei gruppi. Senza successo.

Ieri la Camera ha introdotto verifiche esterne ai bilanci dei gruppi parlamentari. Una novità che finora aveva creato qualche imbarazzo.
Non so dire con precisione perché. Ma conosco la natura delle obiezioni che sono state avanzate, anche da parte di esponenti del mio partito. Ci si è richiamati al principio dell’autodichia. Secondo cui la Camera, per preservare il proprio ruolo istituzionale e la propria autonomia, non deve essere soggetta a controlli esterni. Intendiamoci, questa obiezione ha un suo fondamento nella tradizione giuridica italiana. Ma credo che sia inopportuno richiamarla in questa circostanza. Quelle preoccupazioni sono storicamente superate, senza contare che in questo momento c’è un’acuta necessità di trasparenza.

Lei ha proposto un emendamento per tagliare di due terzi i finanziamenti ai gruppi.
Questo non è esatto. Il mio emendamento fissava un principio. Le risorse in capo ai gruppi per un efficace e utile esercizio del mandato parlamentare non possono essere maggiori delle risorse messe nella disponibilità dei singoli parlamentari. Ma come, ci lamentiamo che i deputati non fanno nulla, che sono trattati come semplici schiacciabottoni e poi concepiamo un sistema di finanziamento in cui gran parte delle risorse vengono centralizzate?

Secondo il suo progetto la dotazione di risorse per i gruppi non può superare la metà delle risorse distribuite ai singoli parlamentari per l’esercizio del loro mandato.
Quel sistema (in merito Vassallo ha presentato anche una proposta di legge, ndr) porta a una riduzione di circa 15 milioni di euro tra Camera e Senato. Oggi vengono distribuiti ai gruppi più di 57 milioni, con la riforma che propongo si arriverebbe a 42 milioni. L’obiettivo è duplice. Si ottiene un contenimento dei costi e una moralizzazione dell’uso delle risorse. L’emendamento che ho presentato ieri rappresenta anche un incentivo a riequilibrare le diverse voci dei fondi che vengono attribuiti ai parlamentari. Personalmente credo che si debbano ridurre le risorse messe nella totale disponibilità dei singoli deputati, denaro che spesso si trasforma in maggior reddito personale esentasse o in finanziamento pubblico indiretto ai partiti. D’altra parte dovrebbero essere aumentate quelle risorse messe a disposizione del parlamentare per l’esercizio del suo mandato, ma gestite direttamente dalla Camera.

Ad esempio?
Per esempio dovrebbero essere aumentati i soldi per i collaboratori. A chi fa bene il lavoro di parlamentare servono almeno un paio di professionisti. Possibilmente entrambi con un contratto dignitoso. Ovviamente ogni deputato dovrebbe impegnarsi a pubblicare il curriculum dei suoi collaboratori su internet. Un modo per rendere conto di come utilizza i soldi pubblici: si deve sapere se ha assunto suo nipote o un brillante professionista.

Ieri aveva anche proposto che il curriculum e il trattamento economico dei dirigenti dei gruppi parlamentari fosse pubblicato in rete.
Anche questa modifica non è stata accolta, se non in una forma più edulcorata. È stato precisato che i gruppi parlamentari dovranno indicare nel proprio statuto la forma con cui dare pubblicità a questi dati. Il fatto è che oggi non tutti i gruppi sono disposti a pubblicare i propri organici. Tanto i gruppi parlamentari quanto l’apparato burocratico della Camera, poi, sono contrari all’idea che sia reso pubblico su internet il curriculum e il trattamento economico dei propri dirigenti. Un principio valido in tutte le altre amministrazioni pubbliche.

Forse i compensi dei dirigenti sono troppo alti?
Non ne ho idea. Ma l’impressione che ci sia questa resistenza è netta.

Delle modifiche che aveva proposto, è stata approvata solo la previsione secondo cui l’erogazione annuale di fondi ai gruppi sarà «unica e onnicomprensiva». Un po’ poco?
Questo non è un aspetto privo di importanza. In questa maniera non vengono consentite altre forme di sussidio ai gruppi: non ci saranno altri canali di finanziamento. Non è una rivoluzione, certo. Ma è la garanzia di una maggior trasparenza. Peraltro un’unica erogazione renderà evidente a tutti l’entità complessiva del finanziamento.

Nonostante tutto, è soddisfatto del voto di ieri?
La modifica approvata dalla Camera è un piccolo passo. Ma rischia di essere troppo poco e di arrivare troppo tardi. Credo che entro la fine della legislatura si dovrà approvare una legge che segua l’impianto della mia proposta. È possibile. All’esame della commissione Affari costituzionali di Montecitorio c’è un progetto di legge di iniziativa popolare su questo argomento, a cui è abbinato anche il mio testo, che l’Ufficio di presidenza si è impegnato a esaminare. Abbiamo la possibilità di dar vita a una Maastricht delle indennità e delle risorse per gruppi parlamentari e consiliari. Un impianto basato su parametri europei, valido per Camera, Senato e per tutti i Consigli regionali. 

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