Quanto conta per un presidente di una Fondazione avere la fiducia di Comunione e Liberazione in Lombardia, la regione amministrata da Roberto Formigoni? Per capirlo basta leggere il decreto di sequestro preventivo di 600 mila euro spiccato dal tribunale di Milano il 28 settembre scorso nei confronti di Valter Izzo, l’ex presidente della Fondazione Asilo Mariuccia, per «indebita percezione di contributi pubblici». Nelle trentadue pagine firmate dal Gip Anna Maria Zamagni l’ex numero uno della storica istituzione milanese fondata agli inizi del ’900 – dedita all’assistenza sociale e socio-sanitaria dei minori – riesce persino a vantarsi in alcune intercettazioni di aver redatto un bilancio di cinque anni in appena «24 ore», quando invece sarebbe servito almeno un mese, se non di più.
Si tratta di una «previsionale» compilata per giustificare un contributo pubblico di 600 mila euro avvenuto due anni prima, con la motivazione di un «dissesto economico solo apparente», perché nelle casse della Fondazione – secondo l’ultimo bilancio del 2010 – c’era «un cospicuo fondo di dotazione pari a circa 11.782.000 euro, titoli di Stato per 1 milione di euro e depositi bancari postali pari a 2.700.000 euro, questi ultimi incrementati per 971 mila euro rispetto l’esercizio precedente». Un tesoretto più che consistente, considerando anche che per il periodo compreso tra il 2000 e il 2011, la Fondazione ha percepito rimborsi e contributi regionali e comunali per un ammontare complessivo pari «a 22 milioni di euro».
Ma allora perché Izzo aveva bisogno di questi 600 mila euro? Per ottenere risorse che sarebbero servite a ristrutturare immobili di altre Fondazioni presiedute in passato sempre da Izzo come ipotizzano i pm? O per ripianare esclusivamente un disavanzo gestionale a spese dei cittadini? E come mai poi solo due anni più tardi, dopo l’intervento della magistratura, Izzo è stato rimosso dalla presidenza dell’Asilo Mariuccia? Pm la guardia di finanza indagano. Ma la melassa intorno a Izzo – ex responsabile no profit e vicepresidente della Compagnia della Opere, ex presidente dell’associazione ciellina La Strada come pure della Fondazione Esae – rende l’idea di come quasi vent’anni di gestione formigoniana abbiano reso i rapporti tra alcuni enti e le istituzioni pubbliche lombarde, già prostrate per le indagini sul San Raffaele e sulla Fondazione Maugeri.
Del resto, Izzo – quando scattarono le indagini nel marzo di quest’anno – nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza si lamentava con i suoi interlocutori di essere finito nel mirino dell’opinione pubblica «in quanto appartenente al movimento di Comunione e Liberazione». L’ex presidente del Mariuccia sapeva che non sarebbe stato «riconfermato da Formigoni» alla presidenza, dopo quanto uscito sui quotidiani, ma assicurava di aver ricevuto i «complimenti, proprio dai dirigenti della Regione, per la stesura dei rendiconti annuali che ha prodotto per direzione generale dell’assessorato alla Famiglia», occupato da Giulio Boscagli, genero del Celeste.
Per arrivare a giustificare quei 600 mila euro elargiti nel 2010 di cui ora Regione Lombardia dice di essersi pentita – oggi l’amministrazione regionale si costituirà parte civile nel processo e revocherà il contributo concesso all’Asilo Mariuccia –, Izzo aveva deciso nel febbraio del 2012 di smuovere mari e monti. All’epoca contattò il professore dell’Università Cattolica Luca Pesenti e collaboratore della Fondazione Esae. Izzo disse di essersi messo in contatto con «i quattro scagnozzi» (così li definisce nelle intercettazioni, ndr) del direttore generale dell’assessorato alla Famiglia Roberto Albonetti.
Nelle intercettazioni Izzo definice lo staff di Albonetti un «clan». Spiega ancora l’ex presidente del Mariuccia: «[…] alla fine Albonetti mi ha chiesto con raccomandata, consegnata a mano…una serie di…dati. Quattro anni di bilanci, preventivi e consuntivi, relazioni annesse del Mariuccia». E continua: «Roba che in genere ci vuole un mese per mettere in piedi. Ovviamente mi ha dato 48 ore e comunque domani mattina è pronto tutto».
Nelle conversazioni registrate dalla polizia, ce n’è pure una dove Izzo racconta a sua figlia di aver fatto in meno di «24 ore 5 anni di bilancio con annotazione inclusa».
Del resto, a quanto si evince, la documentazione non sembra essere servita due anni prima. Una lettera inviata da Izzo all’assessore Boscagli nel gennaio del 2010, dove si «parlava di un progressivo deficit di 300mila euro l’anno», era riuscita a smuovere in maniera più che positiva i gangli l’amministrazione regionale. Tanto che nella delibera di giunta del 10 febbraio del 2010 (leggi il documento) compare il via libera al finanziamento, «preso atto della criticità della situazione segnalata dalla Fondazione Asilo Mariuccia Onlus che evidenzia come i costi siano diventati più gravosi».
Solo due anni dopo, il 26 marzo del 2012, dopo l’intervento della magistratura e la pubblicazione di alcuni articoli sui quotidiani, la regione mostrerà le sue perplessità, spiegando appunto che l’Ente Asilo Mariuccia «disponeva al 31 ottobre del 2010 di un patrimonio circolante di oltre 3,5 milioni in titoli e depositi, che avrebbero potuto utilizzare in primis per la copertura dei disavanzi gestionali».
E infine sempre l’organismo regionale – cioè l’Unità Operativa Sistema dei controlli e coordinamento organismi indipendenti – riconosceva che «probabilmente un’istrutturia più attenta al dato contabile avrebbe potuta mettere il Decisore politico nelle condizioni di meglio orientare il proprio intervento». Ma quanto è costato fidarsi di un ciellino per le tasche dei contribuenti lombardi? E se non fosse intervenuta la magistratura dopo l’esposto di alcuni dipendenti messi in cassa integrazione sarebbe cambiato davvero qualcosa?
RETTIFICA. Per un errore di trascrizione dell’intercettazione della telefonata tra Valter Izzo e il prof. Luca Pesenti (stralcio a pagina 8 del pdf allegato, contraddistinta dal progressivo 1 e risalente al 09/02/2012 ore 15.34) nella stesura originaria di questo articolo, le dichiarazioni di Valter Izzo venivano erroneamente attribuite al prof. Pesenti, che invece si limita a scambiare poche battute in semplice ascolto delle dichiarazioni del suo interlocutore e che risulta estraneo all’inchiesta «Asilo Mariuccia-Izzo”. Ce ne scusiamo con i lettori e con gli interessati.