“I capi sono quelli che sembrano comandare, ma è un’apparenza”

“I capi sono quelli che sembrano comandare, ma è un’apparenza”

I capi sono quelli che “sembrano” comandare. Sembrano. Perché, per sé, per essere capo, uno che bisogno ha? Ha bisogno di essere riconosciuto tale. Se uno dice di essere Napoleone e gli altri non lo riconoscono come tale, finisce in un altro posto. Dovremmo far sempre così. Sono tali in quanto sembrano essere tali. È un apparire. Quanti sembrano comandare i popoli, li tiranneggiano e i grandi esercitano il dominio, spadroneggiano, la fanno da padroni. Questo è il male comune a tutti, perché uno pensa che la sua gloria sia comandare, tiranneggiare, avere gli altri sotto di sé. Cioè la realizzazione dell’egoismo: mi realizzo distinguendomi dagli altri, mettendomi sopra gli altri.

Marco 10, 42-45
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e disse loro: «Sapete che quanti sembrano comandare i popoli, li tiranneggiano, e i loro grandi li spadroneggiano. Ora non così è tra voi. Ma chi vuol diventare grande tra voi sarà vostro servo e chi vuole tra voi essere primo, sarà schiavo di tutti. Infatti il Figlio dell’uomo non è venuto a essere servito, ma a servire e a dare la sua vita in riscatto per molti».

Gesù dice: «Non così è tra voi». È giusto realizzarsi, è giusto essere grande e noi ci dobbiamo realizzare ed essere grandi, ma c’è un altro modo di essere grandi che è un modo divino: «Il più grande tra voi si farà servo». La vera grandezza, che è quella di Dio, è essere servo. Servire è nel Nuovo Testamento, la traduzione concreta di amare. Amare vuol dire servire l’altro. Come l’egoismo vuol dire servirsi dell’altro. Quindi la vera grandezza di Dio e la vera realizzazione dell’uomo è la sua capacità di servire.

Non è che Gesù dica di non realizzari. Ma: vi insegno io il vero modo di essere grandi. Madre Teresa era una grande, ed è questo il vero modo di essere grandi. Il servo è quello che “lavora” per l’altro; lo schiavo è quello che “appartiene” all’altro. Il massimo amore è di essere dell’altro. È la massima libertà appartenere all’altro. Addirittura, se vuoi essere primo, schiavo di tutti, devi avere un amore assoluto per tutti come ce l’ho io. Come si vede allora, il Dio mostrato da Gesù ha un altro concetto di sé rispetto a quello che abbiamo noi di lui. Il Signore non è il padreterno che domina tutti, come lo pensiamo noi: la sua onnipotenza è la sua misericordia, il suo essere servo di tutti. E la vera guarigione dell’uomo è nella concezione stessa dell’uomo e di Dio.

In una concezione tradizionale della religione, i discepoli pensano istintivamente a Dio come essere supremo e come un grande capitale di grandezza, di forza, di onnipotenza e pensano di chiedergli di poterne spartire un po’. Dio vuole benissimo spartire quello che è, ma non è quella cosa lì, non è potere, ma capacità di servire, e di voler il bene degli altri e non di sé.

*biblista e scrittore 

Il testo è un estratto di una lectio divina sul vangelo di Marcotenuta dall’autore a Milano. L’audio integrale può essere ascoltato qui.

Nella foto, Nicola Magrin, senza titolo, acquerello, 28 x 38 cm – cortesia della Galleria Blanchaert di Milano

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