Portineria MilanoIl sogno di Tremonti? Fare il ministro nel Monti-bis

Il sogno di Tremonti? Fare il ministro nel Monti-bis

Chi sostiene la discesa in campo di Giulio Tremonti usa la metafora delle corse dei cavalli: «Giulio è un outsider, per il momento resta nelle retrovie, ma quando sarà il momento Monti lo chiamerà nella sua squadra, superando in volata i vari Casini e Fini che adesso si muovono solo nella speranza di racimolare qualche posto…». Per portare il purosangue (se così si può definire) alla vittoria, c’è bisogno di fortuna, di una buona squadra di allenatori alle spalle e di sapienza tattica. Per questo motivo, da tempo l’ex ministro dell’Economia prova a muoversi su più fronti, dal centrodestra al centrosinistra, da Romano Prodi a Giuliano Urbani, con l’obiettivo di ritornare sul palcoscenico nel 2013, quando sarà varato in modo o nell’altro il Monti-bis.

Giulio ci lavora ormai da un anno, sin dal lancio del suo libro Uscita di Sicurezza, lanciato a pochi mesi di distanza dalla caduta del governo Berlusconi. Su quel testo Tremonti ha impostato l’inizio della sua campagna elettorale che, dopo un tour nella penisola in sordina, toccherà il suo punto più alto questo fine settimana a Riccione, quando lancerà il Manifesto politico già anticipato nel suo blog sull’Huffington Post, il quotidiano on-line diretto da Lucia Annunziata.

Chi ha avuto modo nelle ultime settimane di parlare con Rino Formica, l’ex ministro del Psi e uomo ombra di Giulio, riceve spesso questa considerazione sulle potenzialità elettorali del professore di Sondrio. «Può pescare tra i delusi del Pdl, del Pd, anche in quel che rimane della Lega di Bossi, come pure tra chi non votava…», è la tesi del vecchio leone socialista, che definì la politica «sangue e merda» e che vede Tremonti verso un possibile 5% dei consensi.

Tanto o poco non importa. Quel che conta, al momento, è impostare una squadra affiatata che sappia ritagliarsi uno spazio politico nei prossimi mesi. L’ex numero uno del Tesoro – che ha scritto il suo programma sulla falsa riga di quello di Hollande in Francia con pesanti critiche all’attuale sistema economico e finanziario e con un occhio alle ricadute che la crisi economica avrà sulla nostra società – sa che la strada è irta di ostacoli. Non è un caso che negli ultimi giorni il team tremontiano stia lavorando per riavvicinare il professore al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, considerato un punto di riferimento per la politica italiana.

Il Capo dello Stato e l’ex ministro dell’Economia hanno avuto un ruolo fondamentale nella crisi dell’ultimo governo Berlusconi, come nella successiva nomina di Monti a presidente del Consiglio. I due si sono anche “beccati” sul quotidiano Il Giornale a febbraio, sdoganandosi le responsabilità sul crollo dell’esecutivo del centrodestra. Colpa o non colpa, sono stati in ogni caso protagonisti di quel periodo. Al momento, però, i rapporti risulterebbero freddi.

Per questo motivo, l’indiscrezione che darebbe Tremonti in tandem con l’ex vicesegretario del Psi Claudio Signorile sul punto di comprare la testata del Riformista – storico giornale dell’area migliorista del Pci gestito fino all’ultimo numero da due amici storici del presidente com Emanuele Macaluso e Gianni Cervetti – è stata interpretata come un modo per sciogliere il ghiaccio con il Colle. Del resto, sull’asse Roma e Milano si racconta che Tremonti, forte di un discreto risultato elettorale nel 2013, altro non aspirerebbe che a conquistare un posto nel futuro governo. Non è un caso che proprio nel comunicato stampa che presenta l’iniziativa di domenica, stia scritto che Riccione è stata scelta perchè c’è il Rubicone: il richiamo è alea iacta est di Cesare. Il dado è tratto, insomma, la presa di Roma forse più vicina di quanto si pensi.  

A spianargli la strada potrebbero essere i dissidi sempre più forti tra Monti e il ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera. Come la pubblicazione delle intercettazioni tra l’attuale ministro dell’Economia Vittorio Grilli (da sempre uomo vicino a Giulio ndr) e l’ex presidente della Bpm Massimo Ponzellini. Sono tutti smottamenti che potrebbero convincere Monti a pescare tra professori o politici che – benchè critici nei suoi confronti in questi mesi di reggenza – mantengono comunque un profilo istituzionale europeo e internazionale. Tremonti potrebbe fare appunto al suo caso.

Come una «formica», quindi, il politico valtellinese ha in questi mesi riempito la sua squadra di accademici, professori, membri della Fondazione Res Publica e i vari soci dell’Aspen Institute. Sono queste due ultime realtà associative il vero anello di congiunzione di Giulio con il duo Monti-Napolitano. Il quartier generale è l’Università di Pavia, ma le diramazioni arrivano fino alla Critica Sociale di Milano, come in altre realtà socialista sparse nelle varie regioni d’Italia. 

Se l’Aspen, con le sue entrate nella finanza e nell’industria italiana permette a Tremonti di essere considerato nel salotto buono di destra e di sinistra, a Res Pubblica spetta la parte organizzativa. La Fondazione di Eugenio Belloni, ex professore Bocconi, molto considerata tra i tecnici di governo, in particolare proprio da Monti, vanta invece una folta schiera di giovani ex bocconiani che questo fine settimana riempiranno il Palazzo dei Congressi di Riccione: il responsabile è Alessandro Stefano Barbina, classe 1984. 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter