La cura della Troika non va, Grecia sempre più giù

La cura della Troika non va, Grecia sempre più giù

In recessione da sei anni. È questa la situazione in cui si trova la Grecia. E nonostante la ristrutturazione del debito pubblico detenuto dai creditori privati, effettuata nello scorso marzo, gli obiettivi fiscali non sono stati raggiunti. Meno 6,5% nel 2012, meno 3,8% nel 2013: sono queste le cifre della depressione ellenica. Ma sono ancora più terrificanti le stime sul rapporto debito/Pil: 169,5% per quest’anno, 179,3% per il prossimo. E pensare che, prima dello swap di debito di sette mesi fa, il valore era a quota 165 per cento. L’obiettivo della troika (Commissione Ue, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale) era quello di riportare il debito al 120% del Pil entro la fine del 2020. Target che sarà difficilmente raggiunto.

Un pozzo senza fondo. Questa è l’economia greca. I dati, diramati oggi dal ministero delle Finanze in base alle prime bozze del budget 2013, sono sconfortanti. Per il sesto anno consecutivo la Grecia sarà in recessione. E si tratta solo delle primissime previsioni. Il deficit per il 2012 sarà pari al 6,6% del Pil, mentre ci sarà un leggero miglioramento nel 2013, quando si registrerà un disavanzo al 4,2% del Pil. Il tasso di disoccupazione, definita dalla banca americana Goldman Sachs come «la vera piaga sociale della Grecia», arriverà a quota 23,5% nell’anno in corso e al 24,7% nel 2013, peggiorando le stime della troika. Ma il peggiore quadro è quello del debito pubblico. Se nella Debt sustainability analysis (Dsa) del Fmi di fine febbraio si prevedeva un rapporto debito/Pil del 168% nel 2013, il budget ellenico afferma che si sfiorerà quota 180 per cento. E dire che le indiscrezioni sulla nuova Dsa, che sarà forse presentata a fine ottobre, indicavano un debito intorno al 130% del Pil.

Il potere negoziale di Atene, quindi, si riduce sempre più. Lo scopo del governo è quello di trovare i settori dove tagliare il più possibile. Nel frattempo, infatti, sono ricominciati i lavori della troika. Dopo uno stop durato circa una settimana, oggi i funzionari di Commissione Ue, Bce e Fmi sono tornati negli uffici del primo ministro Antonis Samaras e del ministro delle Finanze Yannis Stournaras. L’obiettivo è sempre e solo uno: scovare un modo per ridurre la spesa pubblica di 13,5 miliardi di euro, in modo da riportare il deficit sotto quota 3% del Pil entro la fine del 2013 e ottenere la prossima tranche del pacchetto di aiuti, del valore di 31,5 miliardi. Finora il governo ellenico ha trovato un accordo per 9,5 miliardi di euro, ma il nuovo budget sposterà quasi sicuramente l’asticella dei tagli. «È ben oltre le più pessimistiche stime finora effettuate», ha commentato la banca elvetica Ubs in una nota.

In tutta risposta, i sindacati ellenici hanno deciso di indire uno sciopero generale per ottobre. La data non è ancora definita, ma è possibile che avvenga a ridosso del Consiglio europeo del 18 e 19 ottobre. Nikos Kioutsoukis, segretario generale di uno dei maggiori sindacati ellenici, il Gsee, ha rimarcato che «non c’è altra opzione», se non quella della discesa in piazza. Nello stesso tempo, anche il partito ultra-nazionalista Golden Dawn, che ha consolidato sempre più lo status di terza forza politica del Paese, ha annunciato che scenderà in strada a fianco di «tutto il popolo greco oppresso alla troika, quando e come sarà necessario». Parole di fuoco, che lasciano presagire nuovi scontri fra polizia e manifestanti.

Alla luce degli ultimi dati, è quasi sicura l’introduzione dell’Official sector involvement (Osi), ovvero la partecipazione dei creditori pubblici nel piano di ristrutturazione del debito ellenico. Dopo il Private sector involvement (Psi) di inizio anno, che ha visto una lunga trattativa fra i creditori privati, capitanati dall’Institute of international finance (Iif), e il governo greco d’emergenza guidato da Lucas Papademos. In pancia alla Bce, che ha lo status di creditore pubblico, ci sono circa 50 miliardi di euro in bond governativi ellenici. È questo il frutto delle operazioni di mercato aperto effettuate tramite il Securities markets programme (Smp), lo speciale programma di acquisto titoli usato dall’Eurotower nel tentativo di stabilizzare i primi focolai della crisi greca. Ed è proprio su questi titoli che verrebbe applicato l’Osi. Ma questa, come si dice negli ambienti finanziari da mesi, è l’ultima spiaggia per Atene. Dopo, si entrerà in territori ignoti. Del resto, come ha detto a inizio settembre alla Dow Jones il funzionario del Fmi Thanos Catsambas, «la Grecia ha bisogno di altri soldi, il programma di riforme del 2011 è fermo al 22%». Nessuna novità quindi. 

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