La Sicilia lancia l’asse Pd-Udc, in nome del nemico comune Grillo

La Sicilia lancia l’asse Pd-Udc, in nome del nemico comune Grillo

Il successo del Movimento 5 Stelle e la battuta d’arresto del Popolo della Libertà. Ma anche il disinteresse dei cittadini nei confronti della politica. Se, come si ripete da anni, le elezioni siciliane hanno la capacità di anticipare tendenze e dinamiche rispetto al resto del Paese, Pier Luigi Bersani e Pierferdinando Casini da oggi sono più tranquilli. Quando il lentissimo spoglio è arrivato a 1793 sezioni su 5308, il candidato sostenuto da Pd e Udc Rosario Crocetta è nettamente in testa. Il 31 per cento contro il 25,2 di Nello Musumeci (Pdl, La Destra). Non è un dato scontato. L’ex sindaco di Gela rappresenta il primo tentativo di accordo tra democrat e centristi. L’espressione di quel dialogo tra progressisti e moderati su cui il segretario Pd insiste da tempo.

Dalle prime impressioni sembra che in Sicilia l’accordo non basterà per governare. Troppo risicati i numeri dell’asse di centrosinistra per non obbligare Crocetta – sempre ammesso che stasera sarà lui a spuntarla – a cercare un accordo con altri soggetti politici. Magari proprio l’Mpa di Raffaele Lombardo. Eppure per Pd e Udc l’affermazione dell’ex europarlamentare rappresenta un doppio successo. Alla vittoria elettorale in Sicilia si accompagna la soddisfazione per una scommessa vinta. Al Nazareno si seguiva con particolare interesse l’esito di queste elezioni. Non è un caso se già dopo la pubblicazione dei primi risultati, lo stesso Bersani si sia affrettato a confermare il progetto: “Noi vogliamo organizzare il campo dei progressisti- così nel primo pomeriggio su SkyTg24 – E confrontarci e dialogare con posizioni moderate ed europeiste”. Per poi confermare: “In Sicilia si tratta di un risultato storico”.

Pd (al netto delle primarie) e Udc pronti per andare a Palazzo Chigi? Da qui alle Politiche la strada è ancora lunga. Con ogni probabilità il voto nazionale sarà molto diverso da quello siciliano (l’isola è un territorio dalle dinamiche elettorali specifiche). Ad esempio è facile che in primavera i consensi di Beppe Grillo saranno ancora più alti. Raggiungere il 15 per cento in Sicilia – al momento il M5S è il primo partito – per il blogger genovese rappresenta un successo enorme. Più di quanto non dicano i numeri. E proietta il suo movimento a percentuali ancora maggiori a livello nazionale.

Paradossalmente, è questo il principale sostegno alla costruzione di un’asse tra Pd e Udc. Un‘intesa che si renderà necessaria proprio per fronteggiare il nuovo avversario (secondo alcuni sondaggisti il Movimento cinque stelle è già il secondo partito in Italia). Un accordo post elettorale, certo. In nome di quella legislatura costituente che tanti auspicano. Perché oggi, numeri alla mano, quella tra Sel, Pd e Udc sembra essere l’unica prospettiva di una maggioranza politica in grado di sostenere un governo.

E poi c’è il crollo del Pdl. Mentre prosegue lo spoglio, in Sicilia il partito è dato attorno al 12-13 per cento. Nei prossimi mesi il movimento di Silvio Berlusconi – prossimo a un’ulteriore lacerazione durante le primarie – rischia di perdere ancora più consensi. La prima conseguenza: da qui alle Politiche il campo dei moderati è destinato a crescere. Il recente posizionamento di Silvio Berlusconi potrebbe consegnare al listone pro-Monti a cui sta lavorando Casini interi pezzi del Pdl. Fuoriusciti dell’ultimora, preoccupati dalla deriva anti-governativa e anti-europeista del Cavaliere.

Nell’accordo tra Pd e Udc, l’incognita principale resta Nichi Vendola. Se in Sicilia Sel ha sostenuto un’altra candidatura assieme all’Italia dei valori – si tratta di Giovanna Marano, per ora ferma al 6 per cento – a Roma i rapporti tra il governatore pugliese e Bersani sono molto più stretti. Vendola parteciperà alle primarie del centrosinistra. È uno dei grandi protagonisti dell’alleanza progressista. Come far conciliare in Parlamento le posizioni di Vendola e Casini, anche considerato che i due hanno più volte confermato che non faranno parte della stessa coalizione? Per Bersani la costruzione della futura maggioranza parlamentare resta un’impresa complessa. Ma non impossibile. Il segretario – ma chissà che alla fine non sia Matteo Renzi a doversi far carico di questo progetto – ha qualche motivo per stare tranquillo.

Anzitutto la posizione dell’Italia dei Valori. In Sicilia Antonio Di Pietro è alleato con Vendola. A Roma, no. Già escluso dal campo dei progressisti, l’ex pm non avrà alcun potere di veto nei confronti di Casini. Ad aiutare Bersani nel tentativo di trovare una sintesi tra Sel e Udc, poi, potrebbe essere proprio l’exploit grillino. Di fronte a un nuovo successo del Movimento 5 Stelle, il Partito democratico avrebbe gioco facile a chiedere ai propri alleati di centro e sinistra un sacrificio. Un passo indietro in nome del buonsenso e della governabilità del Paese. Un impegno a costruire una maggioranza di governo contro il “pericolo” – perché così viene vissuto oggi in Parlamento – dell’avvento grillino.
 

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