L’anno scorso quando l’Accademia Reale svedese ha annunciato il Nobel per la letteratura, le reazioni del lettore medio italiano sono state a metà strada fra un certo imbarazzo e il buio totale. Il nome designato era quello di Tomas Transtromer, poeta nonché psicologo svedese. Dopo qualche perplessità iniziale, sono partiti gli elogi di rito, ma l’impressione per molti è rimasta quello di un premio troppo autoreferenziale. Un anno dopo, la situazione è completamente capovolta.
La notizia è di questa mattina: l’annuncio del Nobel per la letteratura 2012 va a Mo Yan. L’assegnazione arriva al termine di lunghe giornate di totonomi e classifiche: twitter pullulava di rimandi a Ladbrokes.com, un sito di scommesse che per l’occasione ha aggiunto poeti e romanzieri a cavalli e squadre di calcio. In cima alla classifica svettava nientemeno che il giapponese Haruki Murakami, uno dei più grandi bestseller degli ultimi anni, definito dal Corriere della Sera “un nuovo Harry Potter”. Abbandonati i ghiacci svedesi e il poeta del silenzio, il premio letterario più prestigioso guarda ora all’Estremo Oriente, ma soprattutto a uno scrittore decisamente, indiscutibilmente pop. L’altro in lizza era Mo Yan, che con una ripresa miracolosa ha strappato il premio di mano al suo collega asiatico. I due profili non potevano essere più distanti.
Nato a Kyoto nel 1959, Murakami si è laureato alla “Waseda daigaku” con una tesi sul viaggio nel cinema americano, e dal 1974 ha gestito per sette anni un jazz bar a Tokyo, il “Peter cat”. La passione per la musica resterà una costante nel percorso di questo artista, e avrà un ruolo decisivo anche nella sua prosa. «Le frasi devono avere ritmo, l’ho imparato dalla musica, soprattutto il jazz», ha dichiarato in una conferenza a Berkeley del 1992. Ha esordito con il romanzo Ascolta la canzone del vento (1979), il primo di una lunga serie che l’ha portato in cima alle classifiche dei libri più venduti, con titoli come Norwegian Wood (1987) e 1Q84 (2011). Nella tradizione letteraria nipponica, Murakami rappresenta una novità e un’eccezione: è uno scrittore molto legato alla cultura occidentale, alle metropoli e alla contemporaneità.
Tutte caratteristiche che lo mettono in netta contrapposizione con l’altro grande nome in lizza per il Nobel: Mo Yan, lo scrittore cinese più celebre dagli anni Ottanta a questa parte. Mo Yan è nato nel 1955 da una famiglia di contadini nella provincia dello Shadong. Durante la Rivoluzione Culturale (1966-1969) ha lavorato nei campi e come operaio, nel 1976 è entrato nell’Esercito popolare di liberazione, e per molti anni ha fatto parte del Dipartimento culturale delle Forze armate. Congedatosi nel 1997, ha iniziato a lavorare per un giornale. La sua opera più celebre è Sorgo rosso, pubblicato in Cina fra il 1985 e il 1986, che narra episodi di vita e resistenza contadina nello Shandong.
Insomma, entrambi figli dell’Est asiatico, Murakami e Mo Yan non potrebbero essere più diversi. I personaggi di Murakami sono studenti, killer, prostitute, intellettuali, pubblicitari e musicisti che si muovono in una realtà straniata, fatta di metropoli contemporanee tutte uguali, di un Giappone che ha perso la sua identità. I suoi romanzi sono ricchi di riferimenti alla cultura pop occidentale, e lo stesso linguaggio di Murakami è fortemente influenzato dall’inglese. Nulla di che stupirsi, per uno scrittore che ha tradotto e fatto conoscere in Giappone le opere di Raymond Carver, Francis Scott Fitzgerald, Truman Capote e John Irving. Tutt’altra dimensione, quella che ritroviamo nelle pagine di Mo Yan: la sua penna si sofferma sulle campagne cinesi, e su un passato che è lontano anni luce dalla Cina di oggi. Quelli di Mo Yan sono i racconti della tradizione, della provincia, di un movimento letterario chiamato non a caso ricerca delle radici. Lo scrittore dello Shandong fa dell’identità culturale il cuore delle proprie storie, e spesso vi inserisce una forte componente autobiografica. Unico punto in comune tra i due artisti, il realismo magico: una scrittura che parte dalla realtà quotidiana per poi deviare verso il fantastico e l’assurdo.
Su Le Monde, la “sfida” tra i due romanzieri era diventata emblematica dello scontro in corso tra Cina e Giappone per le isole Senkaku/Diaoyu. Il quotidiano francese cita Sino Weibo, un sito di microblogging cinese, dove anche i fan più incalliti di Murakami – pare – tifano per Mo Yan, anche solo per ragioni patriottiche. «Scelgo Mo Yan – ha scritto uno di loro – perché non voglio essere accusato di tradimento».
Delusi, ancora una volta – stando a Ladbrokes.com – Alice Munro e Peter Nadas, canadese la prima e ungherese il secondo. Ancora una volta, insomma restano fuori dai giochi i grandi scrittori statunitensi, come era già stato fatto notare l’anno passato.
E per il 2013? Le scommesse, comunque, restano aperte.
@ChiaraPanzeri