È l’Italia dei figli dei figliastri. È l’immagine di un Paese a diverse velocità: da un lato l’Italia dei garantiti e dei raccomandati; dall’altro quella dei figli di nessuno. E già che volete che sia. In fondo è calcio, pallone, in un articolo peraltro scritto da chi Juventus non tifa, anzi. Ma questa fotografia, dei cinque giocatori juventini che si allenano in disparte in Nazionale, è l’emblema dell’Italia. Della stessa Italia dei Fiorito (sì, lo so, Fiorito ruba).
È l’Italia che porta la firma di Cesare Prandelli, il commissario tecnico che prende ordini al telefono da un allenatore di club, quell’Antonio Conte peraltro squalificato dalla giustizia sportiva per la vicenda del calcio scommesse.
Antonio Conte ha alzato il telefono e ha “suggerito” a Prandelli come allenare i suoi. Se proprio li desidera nella sua Nazionale. L’obbediente commissario tecnico ha preso carte e penna e annotato tutto. E si è comportato di conseguenza. Un comportamento certificato, messo nero su bianco, in un articolo de La Stampa, quotidiano della famiglia Agnelli, juventino nell’anima. Basta leggere l’articolo dell’inviato da Coverciano, dov’è in ritiro la Nazionale. Titolo: «Prandelli e il “codice Conte”: i bianconeri lavorano a parte».
Figurarsi, nulla accadrà. Ma è un pessimo segnale lanciato dall’allenatore della Nazionale, peraltro non nuovo a figuracce del genere, e dalla Federcalcio. Stabilire che anche nello sport ci siano corsie preferenziali è il peggiore segnale che si possa trasmettere. Ai giovani e non solo.