L’ottobre in rosso delle imprese francesi è servito

L’ottobre in rosso delle imprese francesi è servito

Altro che rinascita francese. Mentre Parigi fa la voce grossa durante i Consigli europei, a casa gli imprenditori sono preoccupati per il futuro. La crisi è destinata a colpire, non si sa ancora se in modo più o meno rilevante, la Francia. Secondo i dati diramati oggi dall’Institut national de la statistique et des études économiques (Insee), l’equivalente dell’Istat italiano, l’ottobre transalpino non è mai stato così pesante per le imprese. La fiducia degli imprenditori è infatti calata al livello minimo degli ultimi tre anni. Pesa l’incertezza sulla congiuntura economica dell’ultima parte dell’anno. Ma pesano anche le innovazioni tributarie introdotto dal presidente François Hollande e dal ministro delle Finanze Pierre Moscovici negli ultimi mesi. Primo fra tutte, l’imposta sui ricchi.

Ogni mese l’Insee registra la visione delle imprese transalpine sul futuro. A fronte di un valore atteso di 90 punti, oggi il risultato è stato di 85. «È un dato molto pesante, se comparato alle recenti performance», spiega il Crédit Agricole commentando a caldo i dati. Dopo una flessione fra giugno e settembre, in cui si è passati da 90 a 86 punti, doveva esserci una ripresa, trainata soprattutto dal settore industriale. E invece no. Ironia della sorte, proprio il segmento industriale ha tradito: 85 punti contro i 91 di giugno e i 90 di settembre. Male, molto, anche il commercio retail, passato dai 95 punti di quattro mesi fa gli 89 di oggi. Rimangono bassi anche i servizi (da 88 a 86 fra giugno e ottobre), mentre regge il settore delle costruzioni (da 97 a 94).

Flessione degli ordini, pessimismo sul futuro, incertezza sul quadro economico europeo, timori di un possibile contagio della crisi che ha quasi messo in ginocchio Spagna e Italia dopo aver fatto crollare Grecia, Irlanda e Portogallo. Le ragioni della contrazione dell’indice Insee sono molte. Fra queste, la peggiorata percezione economica per il futuro. A inizio mese il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha tagliato le stime di crescita del Pil transalpino, sia per il 2012 sia per il 2013. Se in luglio aveva previsto una crescita del Pil dello 0,3% per l’anno in corso e dello 0,8% per il successivo, in ottobre il Fmi ha rivisto al ribasso i dati: 0,1% per il 2012 e 0,4% per il 2013. Netta la smentita di Moscovici: «Le nostre stime, in linea con quelle del Fmi in luglio, sono realistiche». Eppure, gli imprenditori francesi non ci credono. A spaventare le società sono due fattori, come sottolineato da Société Générale: la finanziaria 2013 e il calo globale della domanda.

A fine settembre, infatti, Hollande ha presentato quella che ha definito come «il più pesante budget degli ultimi 30 anni». Con 36,9 miliardi di euro di tagli e nuove imposte, l’Eliseo ha cercato di innalzare una rete di protezione contro il contagio della crisi dell’eurozona. Sì all’austerity, ma supportata da nuove tasse. L’obiettivo è quello di riportare il deficit francese entro il 3% del Pil nel corso del 2013, mentre attualmente è intorno al 4,5 per cento. «È difficile che possa essere raggiunto questo obiettivo», ha detto due settimane fa l’Insee, che ha lanciato un allarme. «Il budget 2013, per via del suo sbilanciamento nativo, avrà effetti recessivi sull’economia francese», ha spiegato. Detto, fatto. Le contrazioni degli ordini sono già cominciate.

A peggiorare la prospettiva è anche la nuova tassazione per i redditi oltre il milione di euro annuo. Una volta superata quella soglia sarà applicata un’aliquota del 75 per cento. Una misura che il colosso finanziario transalpino Natixis non giudicava positivamente in luglio. «Fra 2012 e 2013 è lecito attendersi una riduzione del 15% dei grandi patrimoni presenti in Francia», spiegavano gli analisti. Colpa della nuova gabella sui ricchi, una delle misure più volute da Hollande. Come rilevato in luglio, le case d’aste Sotheby’s e Christie’s, insieme alle due più grandi agenzie di real estate londinesi, ovvero Foxtons e Knight Frank, avevano registrato un significativo incremento delle richieste di abitazioni a Londra da parte dei cittadini francesi. Numeri a doppia cifra per il capital flight dalla Francia al Regno Unito. I valori spaventavano gli asset manager transalpini. E perfino il direttore della divisione francese di Sotheby’s, Alexander Kraft, confermò la tendenza: «È facile che sia tutto da ricondurre alle nuove imposte che ha introdotto il governo di Hollande». “Apriti cielo”, hanno tuonato diversi imprenditori gauchisti. Gli stessi che però nel frattempo avevano già provveduto a spostare parte dei loro asset.  

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