BERKELEY (CALIFORNIA) – «Romney preparato, ma Obama mostra come i suoi piani sono campati in aria». «Obama si è preso una batosta, chissà cosa diranno gli obamiani eh?». «Romney meno imbalsamato del solito, ma viscido».
C’è tensione nel sottoscala della Moses Hall, un edificio dell’università California Berkeley, dove un centinaio di studenti seguono il primo dibattito presidenziale di queste elezioni. Niente applausi scroscianti, insulti o commenti gridati. Occhi sulla tastiera degli smartphone, tutti si scatenano su Twitter.
A Berkeley la politica è molto sentita da tempo. Qui, nel 1964, è nato il Free speech movement. I tempi sono cambiati, ma la passione non si è affievolita. Alla fine il responso online e offline è unanime. In questo primo dibattito, centrato sulle politiche nazionali, dalla formula per rilanciare l’economia, alla riforma sanitaria di Obama, alla strategia migliore per abbassare il deficit pubblico, è appaso più in forma Romney. In sostanza, il candidato repubblicano ha messo in luce come la ricetta economica di Obama negli ultimi quattro anni non abbia funzionato, la disoccupazione sia ancora alta e la classe media è in ginocchio. Romney, sempre pacato ma deciso, si è anche presentato come l’uomo che ha un piano serio per cercare di fare meglio.
Obama ha chiesto un’ulteriore dose di pazienza agli americani, e in sintesi ha detto che il Paese è sulla via della ripresa e un cambio alla Casa Bianca potrebbe distruggere tutto il lavoro fatto dalla sua amministrazione per sollevare la classe media, e quella parte della popolazione che aspira a farne parte. Obama ha anche detto che la ricetta economica di Romney di abbassare le tasse a chi produce ricchezza sperando che questo crei lavoro e prosperità per tutti è una strategia vecchia. Che in passato non ha funzionato. Un piano che ha portato gli Stati Uniti alla crisi del 2008.
«Il montante più forte lo ha assestato Romney», dice Shawn Lewis, 21 anni, studente di Scienze politiche e direttore dei giovani repubblicani di Berkeley. «Il passaggio più incisivo è stato quando Romney ha detto a Obama di aver sperperato 90 miliardi di dollari per creare i cosiddetti ‘lavori verdi’, che non si sono mai visti, e con tutti quei soldi avrebbe potuto assumere 2 milioni di insegnanti».
Akit Aggarward, 18 anni, simpatizzante di Obama, ha invece visto un presidente tonico e bravo nel presentare una visione dell’America non completamente abbandonata all’individualismo: «Mi piace come Obama abbia riaffermato l’importanza del governo centrale, un governo che interviene, quando necessario, per far sì che il sogno americano resti alla portata di tutti, non solo dei più ricchi».
La principale missione di Romney in questo dibattito era apparire come un’alternativa credibile a Obama, attaccando le politiche del presidente senza aggredire la persona, perché Obama, secondo tutti i sondaggi, è molto più amato di Romney, e secondo la maggior parte dei commentatori americani ci è riuscito.
Per Obama un buon dibattito significava contrastare le politiche proposte da Romney nel suo piano in cinque punti. Per esempio quella dell’indipendenza energetica: Romney vuole dare il via a trivellazioni senza frontiere. Obama lo ha fatto, chiedendo a Romney dettagli, domandando cioè all’ex governatore del Massachusetts di spiegare meglio quello che vuole fare e non dire solo che saprà fare meglio dell’attuale amministrazione. Ma Obama non è apparso vivace come in altre occasioni.
«Parliamoci chiaro,» dice Sarah Stark, 19 anni, «quando ci sono così tanti disoccupati in America è impossibile dire che tutto va bene. Obama non lo ha detto, ha però chiesto di continuare nella direzione intrapresa, non regalando il Paese all’1% super-ricco della popolazione. A cui, per esempio, dei prestiti universitari che hanno costi proibitivi non interessa nulla. Obama invece si è mosso in questo senso».
ll dibattito è arrivato dopo settimane in cui la campagna elettorale di Romney è apparsa allo sbando. Nonostante le difficoltà in politica estera per l ’amministrazione Obama e un’ economia ancora lontana da una ripresa forte, Romney era riuscito a perdere terreno con una serie di uscite a dir poco infelici. In una cena per ottenere fondi elettorali, per esempio, aveva incautamente affermato che il 47% degli elettori è composto da scrocconi, gente che vive sulle spalle di quelli che lavorano, e questi scrocconi sono gli elettori di Obama.
Più in generale il messaggio di Romney era apparso sempre più sfocato. Per mesi si era presentato come un mister Fix-it, uno in grado di sistemare l’economia in virtù delle sue credenziali di businessman. Ma dopo la convention di fine agosto ha preso a inseguire Obama su più fronti annacquando il suo messaggio. Con questa buona prova nel dibattito tenta ora di risalire la china. Il prossimo confronto tra Obama e Romney sarà il 16 ottobre.