BRUXELLES – Mentre l’Europa si divide, questa volta sull’unione bancaria, tutto è pronto per il salvataggio della Spagna. Ma la palla è nelle mani di Madrid, come ripete la Commissione europea da settimane. E ora è diventata una questione di settimane, se non di giorni. A giocare un ruolo da mediatore è stato soprattutto Mario Monti, come Linkiesta ha appreso da fonti diplomatiche. Nello specifico, sarebbe stata significativa la negoziazione fra il presidente del Consiglio, il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente francese François Hollande e il premier iberico Mariano Rajoy. Il ragionamento è semplice: agire prima che gli investitori perdano la pazienza.
«La Spagna è la priorità sul fronte della crisi dell’eurozona». Ecco come un funzionario della Commissione europea ha definito la situazione della penisola iberica. Da quanto Linkiesta apprende da fonti diplomatiche, si sta lavorando su una via multipla. Il pacchetto di aiuto per la ricapitalizzazione del sistema bancario iberico è stato approvato in luglio. 100 miliardi di euro a fronte di un’esigenza di 59,3 miliardi, come emerso dagli stress condotti in estate e conclusi in settembre. La restante quota, secondo il progetto, resterebbe in stand-by e creerebbe una sorta di tesoretto per le ulteriori esigenze delle banche spagnole. Di contro, la novità sarebbe il piano di supporto al debito sovrano iberico. Tramite la Banca centrale europea e il suo schema di acquisto di bond governativi, le Outright monetary transaction (Omt), per le maturity più corte. Attraverso lo European stability mechanism (Esm) per le scadenze più lunghe. Il tutto per una cifra compresa fra gli 80 e i 110 miliardi di euro. Dal punto di vista finanziario, non è una novità. Come ha rimarcato ancora stamattina un report di Goldman Sachs, l’attivazione dello schema Omt/Esm per Madrid è atteso per la fine del 2012.
La Spagna avrebbe quindi deciso, informalmente, di chiedere un sostegno sul mercato obbligazionario. «Non è un salvataggio come quelli della Grecia, sarà una sorta di aiuto precauzionale», spiega un funzionario diplomatico spagnolo. Del resto, per chiedere l’aiuto tramite Omt e Esm bisogna firmare un memorandum of understanding. Si tratta di aderire al protocollo previsto dalle Enhanced conditions credit line (Eccl), le linee guida per il pacchetto di sostegno che utilizza lo schema stabilito dal Fondo monetario internazionale (Fmi) in queste occasioni, cioè il Precautionary credit line (Pcl). In altre parole, se un Paese ha fondamentali solidi, meglio la sorveglianza “soft” delle Eccl. «Ci darà sollievo e riporterà la fiducia nei confronti degli altri membri della zona euro», ha detto il diplomatico iberico facendo riferimento al prossimo programma di supporto.
E poi? Una volta attivato il meccanismo di protezione della Spagna, il rischio è che sotto pressione possa tornare l’Italia. A pesare sono i rischi politici, oltre che quelli di rifinanziamento del debito. Se è vero che ci sono stati dei segnali positivi, specie sul mercato obbligazionario secondario, è altrettanto vero che nei prossimi mesi ci saranno le sfide più importanti. Secondo i calcoli di Morgan Stanley, nel 2013 l’Italia avrà emissioni lorde di debito pubblico per 401 miliardi di euro, con una redemption di 355 miliardi. La fetta più grande delle emissioni è prevista per la prima parte dell’anno, in concomitanza con le elezioni politiche. Pertanto, come hanno rimarcato fonti della Commissione europea, l’obiettivo è quello di avere uno schema specifico, e rodato, nel caso Roma entri di nuovo nel vortice della crisi.
Nel frattempo, sebbene non ci sia ancora una data precisa per risolvere il nodo spagnolo, si sta andando verso una migliore definizione del Single supervisory mechanism (Ssm), il meccanismo unico di supervisione bancaria. Come sottolinea la bozza finale del documento finale del vertice, c’è l’intenzione a concludere entro la fine dell’anno il lavoro legislativo per arrivare all’unione bancaria. Eppure, già nel vertice del 28 e 29 giugno si era optato per una soluzione simile. In ogni caso, l’impegno per trovare uno schema normativo entro il 2012 apre le porte a quello che poi sarà il nodo principale: l’attivazione completa ed effettiva dello schema. Per questa bisognerà probabilmente attendere fino al 2014. In compenso, è possibile che lo schema di ricapitalizzazione diretta delle banche dell’eurozona, punto focale dell’agenda di integrazione, arrivi già nel corso del 2013, come hanno spiegato fonti governative francesi durante la lunga nottata del vertice. E questo sarebbe un notevole passo in avanti per il pieno supporto della Spagna. Peccato che, dopo nemmeno un’ora, sia arrivata la smentita da parte della Germania. Solo a tarda notte, alle 3:30, la chiarificazione del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy: «La ricapitalizzazione diretta delle banche sarà possibile anche nel periodo di transizione verso il Ssm, una volta che questo sarà effettivo». Meglio che nulla.