Nella vecchia Italia in bianco e nero, analfabeta per miseria e tradizione, il ciclista che tagliava per primo il tragnardo si metteva a sfavore di telecamera e con uno sgnardo malinconico, frutto di antica fame, proclamava nel microfono: “Sono contento, sono arrivato uno”.
In questo delizioso paese a colori, credulone e disincantato insieme, cinico e bugiardo, Beppe Grillo, la versione finale e suprema dell’analfabetismo politico a pancia piena, lascia che una pletora di lecchini travestiti da Giornalista Collettivo dica per lui: “Ha vinto, è arrivato tre”, La variante ancora più ridicola è che con il tredici e qualcosa per cento sarebbe il primo partito sconfiggendo il Pdl e il Pd. Ma de che? In palio non c’era una classifica, peraltro falsata dalla frammentazione di altri partiti in più liste; c’era la presidenza della regione, che andrà a Rosario Crocetta avendo egli battuto in breccia Nello Musumeci, e l’anonimo candidato grillino entrerà, come ha goffamente annunciato, “a testa alta” nel Palazzo della regione, ma starà all’opposizione e per la gestione ordinaria se la vedrà con Gianroberto Casaleggio, il capo di Grillo.
Ma vogliamo parlare della vera, atroce sconfitta di Grillo. Dunque. il tipo arriva a nuoto, scala l’Etna, scomoda Pitagora e fa la solita magnifica performance di piazza dell’attore cabarettista, ma come leader politico si rivela una macchietta, infatti la sua vocazione maggioritaria è tanto scarsa che all’atto pratico il 53 per cento degli elettori siciliani diserta le urne, sbadiglia e si riposa nonostante l’adrenalinica galoppata dell’attore di piazza in piazza. Tanta fatica per niente, la protesta sa trovare il suo italiano canale migliore, quello dell’ignavia.
In tutto questo i grillini, invece di farsi qualche domanda, stanno lì a fare proiezioni del voto siciliano sul voto nazionale, grottesco, e parlano del loro movimento come di un partito tradizionale, perché sono, come è universalmente noto, privi della cultura filistea di un Guglielmo Giannini, della passione rivoluzionaria laica di un Marco Pannella, tutta gente che ha riempito le piazze come Grillo, ma perché aveva delle cose da dire, e che ha riempito la Camera di parlamentari, senza riuscire a combinare un gran che ma con estrema dignità.
Ora formulo una domanda semplice e multicornuta. C’è mai stato un momento di sputtanamento eguale della classe dirigente e dei partiti? C’è mai stata l’occasione mediatica di una cavalcata senza rivali nella prateria della rete, dei giornali e delle tv? Qualcuno ha mai osato prima di Grillo sparare tanti insulti da trivio e tante cazzate demagogiche alla conquista del fragile carattere nazionale e dell’opinione pubblica cosiddetta? Il risultato è che è arrivato terzo. Dico terzo. Anzi. È arrivato tre.
da: Il Foglio, pag. 3 , 30-10-2012