Pubblicità di McDonald’s sui libri di scuola? La casa editrice smentisce

Pubblicità di McDonald's sui libri di scuola? La casa editrice smentisce

La “bomba” è scoppiata qualche giorno fa, quando Alberto Losi, esponente del Movimento Cinque Stelle di Carpi, ha scritto un post (sul blog di Grillo) denunciando la presenza di una pagina “marchiata” McDonald’s all’interno del libro scolastico del proprio figlio, in procinto di cominciare le scuole medie. Il testo in questione, un manuale di tecnologia edito da Atlas, riporta a pagina 177 una tabella nutrizionale del cibo di un fast food. Non uno qualsiasi, tuttavia: in alto a sinistra, immediatamente riconoscibile, spunta la grande “M” gialla, identificativa della public company californiana. 

Sotto il logo un piccolo testo spiega ai ragazzi come, se si presta attenzione, mangiare nella catena di ristorazione americana non sia poi così pericoloso: “Alimentarsi al fast food non sempre e non necessariamente significa assumere calorie e grassi in esubero”, si legge, testuali parole. “L’evoluzione nella tipologia e nella disponibilità di cibi e bevande consente una maggior possibilità di scelta. In tal modo, con un minimo di accortezza, possiamo, anche al fast food, assumere una razione alimentare corretta, sia per la qualità e la proporzione dei nutrienti, che per la quantità di calorie”.

Accanto, a tutta pagina, appare una tabella contenente tutti i dati di nutrimento ufficiali del fast food. Anche qui i nomi utilizzati per i prodotti sono quelli reali, proprio come se ci si trovasse davanti alle casse di McDonald’s: Big Mac, McChicken, Filet-o-Fish, McRoyal Deluxe, Crispy McBacon, Chicken McNuggets. Mancano soltanto i prezzi. Sotto, il libro di testo spiega la quantità di calorie assunta dal corpo umano con un menu completo, evidenziando come la scelta di un McFlurry al posto delle patatine fritte grandi consenta un risparmio di 55 kilocalorie, mentre la combinata “Big Mac più Coca” sia molto meno salutare di quella “Hamburger più té freddo”.

Molti hanno interpretato la pagina in questione come una pubblicità nascosta – benché molto evidente – alla compagnia americana di ristorazione rapida. Da più parti sono giunti richiami al Codice di Autoregolamentazione del Settore Editoriale Educativo, che nella sezione Pubblicità Commerciale spiega: «L’editore si impegna a non inserire messaggi pubblicitari, né espliciti né redazionali, nei libri e negli altri strumenti didattici di adozione», con l’epicentro dello sdegno raccoltosi sul blog di Beppe Grillo, alimentato da più di 170 commenti ed oltre quattromila condivisioni su Facebook. 

Ma la casa editrice, Atlas, alla richiesta di spiegazioni arrivata da un utente del blog, ha voluto smentire completamente la tesi della pubblicità occulta. «Ribadiamo con assoluta fermezza», si legge nella mail inviata dalla redazione dell’Istituto Italiano Edizioni Atlas, «che nessuno dei testi editi dalla nostra Casa editrice contiene messaggi pubblicitari, siano essi da considerarsi espliciti od “occulti”. Vengono proposti, invece, alcuni esempi di prodotti reali e su tale questione, per evitare equivoci e fraintendimenti, desideriamo fornire alcune precisazioni».

«Nell’ambito di una disciplina che richiede riferimenti affatto concreti, e dove quindi l’esempio risulta tanto più efficace quanto aderente alla realtà e supportato da elementi visuali e grafici pertinenti e precisi, il ricorso alla citazione – mai gratuita e sempre ampiamente giustificata da chiari e obiettivi fini didattici – di marchi ormai entrati a pieno titolo nel costume sociale e in un immaginario collettivo condiviso risulta una scelta editoriale tesa ad offrire la massima efficacia didattica. La piena e netta adesione al Codice di Autoregolamentazione del Settore Editoriale Educativo è, perciò, ampiamente rispettata e garantita», conclude la smentita. E voi, cosa ne pensate?