«Un vero tempio di Nettuno. Un angolo di Costa Azzurra a Milano. Charme francese e piglio mediterraneo. Per un connubio perfetto». Il tutto al civico n.5 di Via Bastioni di Porta Volta, nel pieno centro della città. Ha le pareti lilla e i lampadari in un (brutto) stile liberty, il ristorante dove nel 2009 si è tenuto uno dei tanti “incontri preelettorali” tra esponenti del Pdl lombardo e uomini delle cosche locali. Una cena a base di pesce per consolidare ancora una volta i rapporti tra politica e ’ndrangheta, oltre che l’ennesimo siparietto sugli stereotipi più retrivi del nostro Paese.
Ospite d’onore, Domenico Zambetti, ma all’appello non manca nessuno: pregiudicati, uomini di legge e delle istituzioni, oltre all’immancabile drappello di belle donne. Nomi come Vincenzo Vivaldo, Paolo Martino, Emilio Santomauro, e persino Giovanna Cervigni, direttamente dal Grande Fratello. Più che nel tempio di Nettuno, sembra di stare alla cena di Trimalcione, versione reloaded.
Le intercettazioni raccolte dai carabinieri di Milano nell’inchiesta Grillo Parlante che ha portato in carcere la scorsa settimana Zambetti, ci riportano al 4 giugno 2009, in piena campagna elettorale per le amministrative e le europee. Sono tanti i comuni coinvolti nel milanese (oltre alla corsa per le provinciali), e la ’ndrangheta si sta muovendo con la consueta solerzia per procurare voti ad alcuni candidati in quota Pdl.
Vincenzo Vivaldo, per dirne uno, sta facendo un ottimo lavoro. Pochi giorni prima ha riempito il teatro dove si è svolto l’aperitivo preelettorale per Carlo Lio, il candidato sindaco di Cinisello Balsamo, e ai piani alti hanno deciso di premiarlo. Gli arriva una telefonata che lo invita a una cena prevista per la sera successiva. Un cena riservata, una cosa per pochi intimi, «sette, otto persone in un ristorante buono».
Quella che però si siede a tavola la sera del 5 giugno è una fauna degna della miglior specie, a cominciare proprio da Vivaldo. Pregiudicato, con precedenti di polizia per armi, stupefacenti, danneggiamento e lesioni personali, Vincenzo è il fratello di Nicola Vivaldo, assassinato a Mazzo di Rho nel febbraio 2000, e già inserito nella cosca calabrese dei Novella, che opera nel territorio di Legnano e Bollate. A invitarlo è stato Adriano Procopio, che alle politiche del 2008 era candidato nella lista Udc.
Ai tempi Procopio faceva parte della direzione provinciale milanese del partito, insieme all’avvocato Vittorio Campagna – a sua volta presente alla cena -, uno che a giudicare dalle intercettazioni aveva una certa stima del già citato Vivaldo, al punto da aver accettato di partecipare solo grazie a lui. «No, – dice Campagna al telefono – no c’è pure Vincenzo e allora sì, se no non andavo neanche io, no? Che faccio e io non piglio il merito porto i voti e io mi prendo il merito… ci mancherebbe altro». Eh, ci mancherebbe, è una questione di serietà.
Procopio e Campagna non sono gli unici due convitati ad aver militato nelle file del partito di Casini, c’è anche Emilio Santomauro (ex An), consigliere nazionale Udc, due volte consigliere comunale di Milano, ex presidente della Commissione urbanistica del Comune, candidato alle regionali nel 2005, alle politiche e alle amministrative del 2006, risultando tutte e tre le volte primo dei non eletti. Santomauro è stato anche – dal 2001 al 2006 – socio al 50% della Diodoro Costruzioni Srl, una società di costruzioni edili che ha ottenuto numerosi appalti dal San Raffaele di Don Verzé.
Nell’aprile del 2008, la Diodoro Srl è finita nel mirino della Dda: l’accusa era che il clan di camorra di Vincenzo Guida le avesse intestato fittiziamente terreni e immobili (tra il 2003 e il 2006), per sfuggire a una serie di confische. Anche Santomauro è finito iscritto nelle liste degli indagati, per poi essere assolto nel marzo del 2011. Un’inchiesta dell’Espresso, sempre nell’agosto 2011, sembra collegare la vicenda a un episodio (mai risolto, il caso è stato archiviato) avvenuto nel 2000: Santomauro era stato gambizzato mentre passeggiava nel pieno centro di Milano, colpito da un colpo di pistola.
L’autore del delitto non è mai stato identificato, ma nell’inchiesta di Paolo Biondani e Luca Papa si legge: «La polizia scopre solo che il politico ha appena chiuso una burrascosa relazione con Sonia Guida, figlia di Vincenzo (detto Enzo) e nipote di Nunzio Guida. Il padre della ragazza, arrestato nel ’96, e lo zio, morto in Brasile da latitante, erano i capi della camorra a Milano fin dagli anni Ottanta: entrambi sono stati condannati per mafia con sentenza definitiva». Santomauro, dal canto suo, ai tempi parlò di uno scambio di persona.
Molti anni dopo, e precisamente nell’aprile del 2009, Adriano Procopio e Emilio Santomauro hanno abbandonato le file dell’Udc per entrare in quelle del Pdl, giusto in tempo per le elezioni e per qualche cena a base di ostriche e pesce. Il grande nome firmato Pdl, comunque, in questa serata di giugno resta quello di Domenico Zambetti, ai tempi consigliere della Regione Lombardia, poi assessore alla Casa dal 2010 nella giunta Formigoni, e oggi agli arresti per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa.
La cena intanto prosegue, nel menu sfilano ostriche, scampi, gamberi rossi, tartufi e ricci di mare. C’è il plateau di mare crudo e quello imperiale, e per chi non bada a spese la casa propone il Royal, comprensivo di crudité e champagne. Ogni tanto qualcuno esce a fare due chiacchiere, a fumare una sigaretta, e ai carabinieri appostati si offre l’altra sfilata, quella dei commensali. Uno per tutti, Paolo Martino. pluripregiudicato, esponente di altissimo livello della ’ndrangheta reggina, che sulle carte della Procura è descritto come «uno di quei personaggi che ha ampiamente superato la fase della delinquenza nera, per passare al livello della mafia imprenditoriale, con contatti ad alto livello economico e politico». É cugino del capomafia Paolo de Stefano, e si è inserito all’interno della sua cosca come elemento di vertice, fino all’arresto nel marzo 2011.
Arriva una Renault Clio con a bordo una donna bionda, identificata presumibilmente in Enrica Papetti, da sedici anni a questa parte segretaria fidatissima di Zambetti. C’è anche Salvatore Arcadipane, professione avvocato cassazionista. Lo stesso Arcadipane risulta essere stato membro, nel 2007, del comitato tecnico-scientifico “Politiche per la casa e condizione abitativa” della Regione Lombardia, sempre nella giunta Formigoni.
La vera chicca, infine, arriva a bordo di una Bmw. Alla cena hanno partecipato infatti anche tre ragazze, nessuna delle quali identificata, che verso mezzanotte si allontanano a bordo dell’auto. Questa, secondo i documenti della Procura di Milano, risulta intestata a Giovanna Cervigni, che di lì a qualche anno balzerà agli onori della cronaca. Quella mondana, e quella giudiziaria. Maceratese di origini ma milanese d’adozione, Giovanna Cervigni vive i suoi cinque minuti di gloria la sera del 15 luglio 2011, quando supera “a pieni voti” le selezioni per la nuova edizione del Grande Fratello.
Il giorno dopo suonano al campanello di casa, e la Cervigni finisce in manette. L’accusa è di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione: avrebbe gestito, tra il 2009 e il 2010, un giro di escort di alto bordo attraverso la sua agenzia di modelle, la Mgc. Un giro di affari considerevole, con prestazioni a 500 euro l’una per manager, imprenditori, personaggi dello spettacolo e dello sport. E non solo. Condannata a due anni nel novembre 2011, ha dichiarato in una confessione spontanea di avere presentato delle ragazze a Riccardo Bossi, figlio primogenito del Senatùr e fratello del Trota.
Quando alla una e mezza il servizio investigativo si interrompe, le ultime foto mostrano sorrisi soddisfatti, baci e abbracci e qualche faccia stanca. Nelle intercettazioni dei giorni successivi, Vincenzo Vivaldo torna in pista con la sua “attività elettorale”, è tutto un giro di chiamate per sapere chi ha votato chi, e dove. Il 7 giugno gli telefona suo figlio N., sta tornando da scuola e gli chiede “se ha vinto”. Si saprà domani, è la risposta del padre, e chissà che ci scappi un’altra cena.