BERLINO – «Conflitto di interessi»: è questa la pesante accusa che pesa sulla testa di Peer Steinbrück, il neo nominato candidato del centrosinistra tedesco che sfiderà Angela Merkel alle elezioni del 2013. A una settimana dalla sua nomina, si è dovuto arrendere al fuoco incrociato di conservatori e progressisti che gli contestano “attività parallele” a quella di deputato dell’SPD. Sotto accusa ci sono decine di discorsi e lezioni tenute in fondazioni, istituti e imprese private per cui Steinbrück avrebbe incassato somme ingenti di denaro. Di fronte alla pressione insopportabile, ha annunciato ieri pomeriggio che renderà tutto pubblico, entro la fine di ottobre. La sua vicinanza alle lobby non è però l’unico aspetto che lo espone a critiche: incompetente sulla realtà di internet e lontano dai giovani, fonti vicine al Parlamento gli attribuiscono inoltre una visione delle donne da secolo scorso.
Gli analisti avevano avvertito che la candidatura di Steinbrück avrebbe polarizzato l’opinione pubblica, nessuno però si aspettava che sarebbe successo così velocemente. Steinbrück è l’ex ministro delle Finanze della Grande Coalizione presieduta da Merkel tra il 2005 e il 2009. È un esponente dell’ala più conservatrice della socialdemocrazia, considerato come l’uomo più competente del partito in ambito economico e finanziario. Secondo molti è il rivale più temibile per la cancelliera in una campagna elettorale che vedrà la crisi al centro del dibattito.
La sua forza sembra però essere anche il suo tallone d’Achille. Steinbrück è il rappresentante del centrosinistra più vicino al mondo delle imprese, e da molte di queste avrebbe anche incassato negli ultimi anni compensi generosi in cambio di conferenze. Gli si contestano in particolare 41 discorsi per una somma totale di circa 100.000 euro.
Dall’inizio di questa settimana l’ondata di indignazione riguardo al suo presunto “conflitto di interessi” non ha fatto altro che crescere. Tanto che ieri, sfruttando il venerdí pomeriggio per prendere tempo, Steinbrück ha deciso di annunciare proprio dal quotidiano Bild la sua “offensiva di trasparenza” per porre fine alla scomoda faccenda.
Il candidato del centrosinistra ha già chiarito che per ogni lezione ha guadagnato in media, negli ultimi quattro anni, 7.000 euro a evento. La legge esplicita in materia non prevede l’obbligo di dettagliare ogni singola prestazione. Da parte sua, aveva fino ad ora argomentato di voler difendere la privacy di chi lo ha invitato e vuole mantenere il segreto sul compenso. Per iniziare, sul suo sito è stata pubblicata una lista dei suoi patrocinatori: ci sono banche come BNP Paribas, Credit Agricole e Deutsche Bank, società di consulenza come Ernst & Young e KPMG ma anche gruppi editoriali come Die Zeit. (http://www.bundestag.de/bundestag/abgeordnete17/biografien/S/steinbrueck_peer.html).
Se è vero che molti analisti segnalano che queste attività sono legali, questo non significa che non siano conflittuali. L’anno scorso per esempio Steinbrück ha tenuto una conferenza nello studio legale “Freshfields Bruckhaus Deringer” che tra il 2008 e il 2009 era stato incaricato di elaborare due leggi e un decreto dal ministero delle Finanze, di cui lui era responsabile.
L’indignazione contro questi fatti unisce conservatori e sinistra. Il partito Die Linke ha chiesto chiarimenti. «L’intero processo deve essere chiarito e indagato dalla A alla Z», ha detto il vicepresidente della frazione Ulrich Maurer, «dal punto di vista giuridico bisogna chiarire se è accettabile per un ex ministro parlare di fronte a grandi gruppi in cambio di somme da fantascienza». Anche Patrick Döring, la lingua più populista dei socialcristiani bavaresi, fa l’occhiolino alla sinistra nel condannare Steinbrück come «un prodotto dei gruppi industriali». Il sospetto che egli sia “il preferito degli speculatori”, è secondo Döring, “più che fondato”.
Non sarà questo lo scandalo che intaccherà la sua candidatura, secondo Die Zeit, per il solo fatto che “non si tratta di uno scandalo”. Eppure in una sola settimana Steinbrück ha già avuto modo di provare sulla sua pelle il clima della campagna elettorale. I compensi per i suoi discorsi sono solo la prima di una serie di questioni che già si preannunciano come problematiche.
Il candidato del centro sinistra, che è stato salutato come “una boccata di aria fresca” per la politica tedesca in generale per il semplice fatto di essere dotato di senso dell’umorismo, è un fiero dilettante di internet. Non gestisce un account di Facebook o Twitter e ammette di affidarsi a un collaboratore che lo aggiorna sulle novità della rete, con buona pace dell’elettorato giovane.
Anche la sua visione delle donne non sembra essere tra le più aggiornate: «È evidentemente un uomo con una immagine della donna del diciannovesimo secolo», assicura a Linkiesta, Ulrike Winkelmann, caporedattrice di politica del quotidiano di sinistra Tageszeitung (TAZ). «Al margine di eventi del partito spesso racconta barzellette che attingono a un umorismo maschile tipico d’altri tempi», conferma Hans Monath, corrispondente parlamentare del quotidiano Tagesspiegel.
Il tema delle donne non è ancora stato oggetto di dibattito pubblico, ma lo sarà. Dopo anni di inspiegabile distanza dalle questioni di genere, la stampa locale assicura che Angela Merkel punterà questa volta sull’elettorato femminile. Un primo assaggio è arrivato la scorsa settimana quando Merkel è intervenuta di fronte al convegno dell’Associazione Mondiale delle Donne Imprenditrici (FCEM). Ha parlato anche del suo parrucchiere. In campagna elettorale vale quasi tutto.