Music anarchy in the Uk. Da lunedì scorso, in Inghilterra, non servono più permessi speciali per organizzare concerti. Merito del nuovo Live Music Act, una legge che a marzo aveva ricevuto il placet delle principali forze politiche d’Oltremanica e che è entrata definitivamente in vigore proprio in questi giorni. A beneficiare del nuovo decreto saranno i locali più piccoli – leggi: quelli con una capienza inferiore a duecento persone – cui non sarà più necessario chiedere costose autorizzazioni alle autorità competenti per organizzare un’esibizione live.
Una riforma che guarda soprattutto alla crescita: lo scopo del Music Act, infatti, è quello di aiutare pub e piccole venues ad ampliare il proprio giro d’affari, dando loro la possibilità di organizzare un numero di eventi sempre maggiore e, di conseguenza, di attirare un pubblico sempre più grande. Grazie a questa piccola grande rivoluzione, secondo la BBC, saranno circa 13mila i nuovi locali ad avere la possibilità di ospitare concerti di musica live. Un bell’impulso per il settore dell’intrattenimento serale e, al contempo, una grande opportunità per tutte le band emergenti d’Albione, che vedono moltiplicarsi gli spazi e le opportunità a loro disposizione.
A partire da questa settimana, ogni gestore che volesse ospitare un concerto nel proprio pub, avrà a disposizione un “Live music kit” con tutti i consigli pratici su cosa fare e come muoversi. Una netta semplificazione rispetto a quanto previsto dal precedente Legislation Act, datato 2003. Secondo un’indagine svolta dalla PRS for Music, i locali notturni senza musica live tendono a chiudere i battenti tre volte più spesso di quelli che propongono concerti. Come riporta Rockol, negli ultimi anni molti storici locali inglesi – tra cui il Boardwalk di Sheffield, culla del primo live dei Clash – furono chiusi perché non possedevano il permesso per ospitare i live.
Il segretario generale della Musicians Union, John Smith, ha detto: «Crediamo che la musica dal vivo sia un aspetto essenziale della cultura del Regno Unito e pensiamo debba essere promossa nel miglior modo possibile. Ecco perché il Live Music Act è così importante». Secondo Jo Dibble di UK Music, «la precedente legge del 2003 aveva creato una netta separazione tra sale in grado di permettersi i costi delle licenze e locali con un giro d’affari troppo ristretto per poterlo fare: questa proposta cancellerà del tutto questa ingiustizia». Una vera e propria rivoluzione, che non intaccherà le limitazioni vigenti in termini di orari, un campo in cui gli inglesi si sono sempre dimostrati molto rigidi (uno dei motivi per cui nel Regno Unito gli eventi cominciano sempre molto presto). La musica dovrà cessare totalmente entro le 23. Perché anche l’anarchia ha dei limiti invalicabili.