A Torino la palma della città con più cocaina nell’aria

A Torino la palma della città con più cocaina nell’aria

‘’Droghe nell’aria delle città italiane!’’ Titoli analoghi a questo hanno trovato ampio spazio sulle principali testate italiane ogni volta che i ricercatori hanno analizzato le sostanze presenti nell’atmosfera dei maggiori centri urbani di casa nostra.

Una nuova ricerca dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico (IIA) del Cnr potrebbe portare a nuovi esempi di questo genere, ma occorre analizzare la questione nel merito. Lo studio, condotto dal chimico ambientale Angelo Cecinato e dai suoi colleghi, ha riguardato l’analisi delle sostanze presenti nell’aria che viene comunemente respirata dai cittadini di otto grandi città della penisola ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Pollution.

Nello specifico, i ricercatori hanno rilevato i livelli di cocaina, cannabinoidi, nicotina e caffeina presenti. Dai dati raccolti emerge che il centro più esposto a tutte queste sostanze è Torino, dove i livelli medi annui sono più alti che altrove e dove si raggiungono picchi di 102 ng/m3 di nicotina nell’aria nel mese di dicembre.

Roma, Milano, Napoli, Palermo, Bologna, Firenze e Verona sono le altre città prese in esame, per una popolazione totale che rappresenta il 15% di quella residente in Italia. Verona è la seconda grande realtà italiana per quanto riguarda il livello medio di nicotina atmosferica con 36 ng/m3, mentre nella speciale classifica dedicata alla caffeina il podio è completato da Bologna (4.3 ng/m3) e Milano (3.1 ng/m3).

Numeri decisamente inferiori riguardano invece le concentrazioni di sostanze psicotrope illegali quali cocaina e cannabinoidi. A Torino la media annua di cocaina respirabile è di 0.26 ng/m3, cui seguono i livelli di Napoli (0,21 ng/m3), Verona (0.05 ng/m3) e Palermo (0.02 ng/m3). Il capoluogo siciliano si attesta anche come terza città in Italia per quanto riguarda la concentrazione di cannabinoidi, preceduta da Bologna e, come detto, Torino.

Per comprendere a fondo questa lunga lista di dati, occorre fare alcune considerazioni. La prima è che le quantità rilevate sono minime, nell’ordine dei nanogrammi a metro cubo o anche meno. Scandagliando un cubo d’aria con i lati di un metro, troveremmo poche decine di molecole che pesano un miliardo di volte meno di un cucchiaino di zucchero. Non è dunque il caso di allarmarsi, perché le quantità sono ben lontane dal livello di guardia.

Il processo va comunque monitorato perché in una precedente ricerca il gruppo di Cecinato ha controllato il numero di pazienti che manifestavano problemi riconducibili all’uso e all’abuso di sostanza psicotrope. «La nostra ricerca è stata solamente qualitativa – spiega Cecinato – ovvero siamo andati a controllare quale fosse la causa che aveva portato al ricovero dei pazienti che si presentavano in ospedale con patologie ricollegabili alla cocaina e alle altre sostanze. La nostra analisi, però, è stata troppo limitata nel tempo e dunque non possiamo dire di aver individuato una correlazione tra i due fenomeni».

In sostanza, dice il ricercatore, il loro studio voleva verificare se esistessero pazienti ricoverati non per overdose, ma con segni analoghi, ma questa analisi è stata svolta su un periodo troppo breve e non è quindi possibile dire che un’esposizione passiva alle droghe sia causa di patologie come tumori o problemi neurologici tipici di chi abusa di sostanze stupefacenti.

La seconda considerazione riguarda il tipo di città prese in esame e i risultati ottenuti. È noto che la geografia delle città del Nord Italia sia sfavorevole dal punto di vista ambientale, perché le Alpi rappresentano una barriera che ostacola la dispersione dell’inquinamento dalla Pianura Padana. Non c’è dunque da stupirsi troppo se i centri più esposti si trovino proprio oltre o in prossimità del 45° parallelo.

A destare maggiore preoccupazione, invece, può essere il confronto con gli anni precedenti. Rispetto al biennio 2009/2010, infatti, le concentrazioni di cocaina sono aumentate fino al 50% a Torino, Bologna, Roma e Milano. Le sorgenti di queste sostanze sono in gran parte riconducibili a un loro uso personale: la nicotina deriva dal fumo di tabacco, la caffeina dai caffè che vengono preparati nei locali pubblici e nelle abitazioni private, la cocaina e i cannabinoidi dal consumo illecito che viene fatto dai cittadini.

Ciò significa che il numero di persone che usa (e molto spesso abusa) sostanze psicotrope sta crescendo. Se nel caso della caffeina questo dato non rappresenta un problema, discorso diverso si deve fare per le sostanze illegali. «Anche in questo caso occorre fare una valutazione di carattere più generale – aggiunge Cecinato – I dati che noi avevamo a disposizione non erano così completi e si riferivano solo al biennio 2009/2010, quindi occorrerà aspettare alcuni anni e una serie più approfondita di rilevazioni per avere un quadro della situazione più chiaro. Certo è che nel breve periodo abbiamo riscontrato un aumento molto importante delle concentrazioni atmosferiche di sostanze illecite».

In quest’ottica l’analisi di Cecinato assume una valenza decisamente diversa da quella originale. Da studio chimico e ambientale standard ha assunto i connotati di una premessa a ricerche più approfondite sulle abitudini degli italiani. Dalla scienza si è insomma passati al piano più strettamente sociale, ma se i caffè non rappresentano una minaccia collettiva, con la cocaina il discorso cambia.
 

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