C’è Roberto Mazzotta, ex presidente della Banca Popolare di Milano, dietro la candidatura di Umberto Ambrosoli in regione Lombardia. È l’ex deputato della Dc, ora numero uno della Fondazione Luigi Sturzo a sedere al tavolo della trattative con il leader dell’Udc Pierferdinando Casini e con altri esponenti del centrodestra, in questa fase ancora iniziale della campagna elettorale per le regionali. Ma sarebbe proprio Mazzotta l’asso nella manica del figlio di Giorgio, l’eroe borghese di un capoluogo lombardo di una volta, quando democristiani e socialisti frequentavano ancora con successo palazzo Marino.
Nel team di Ambrosoli, infatti, (dove c’è anche Marco Vitale ex assessore della giunta leghista di Marco Formentini ndr) sono convinti che per conquistare la Lombardia, oltre all’appoggio del popolo arancione di Giuliano Pisapia e della sinistra, oltre a puntare sulla trasversalità dell’avvocato, si debba allargare il raggio d’azione, agli ambienti cattolici, in particolare a quelli di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere che hanno governato in questi 17 anni con Roberto Formigoni. Sono tutte inserite in queste dinamiche un po’ «monarchiche» (copyright Giuseppe Civati) le problematiche che stanno attanagliando la coalizione, divisa «su primarie dei partiti» o «primarie civiche». Del resto «l’allargamento verso destra» sembra essere già nel Dna dello stesso Ambrosoli.
Il padre Giorgio, cattolico osservante, era stato da giovane nell’Unione Monarchica Italiana. Proprio in questi ambienti politici, il liquidatore del Banco Ambrosiano, aveva conosciuto sua moglie Anna Lori: il figlio Umberto prende il nome proprio dall’ultimo re d’Italia. L’avvocato Lodovico Isolabella, fondatore dello studio dove Umberto lavora, è anche lui un monarchico di ferro. «Una monarchia che fa rima con democrazia», scrisse nel 2009 Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto, che fu difeso proprio da Isolabella durante lo scontro con il cronista del Corriere Alfio Caruso su questioni di mafia in Sicilia e persino contro Umberto Bossi, ex leader della Lega Nord.
Anche Umberto da giovane, negli anni ’80, ha frequentato gli ambienti monarchici di via Donizetti a Milano, dove ha sede l’Unione Monarchica Italiana (Umi). Se lo ricordano bene alcuni suoi vecchi compagni che poi hanno preso strade diverse, finendo in Forza Italia, Alleanza Nazionale e poi Popolo della Libertà. «Moderato e cattolico», è questo che si continua a ripetere tra i corridoi di piazza della Scala. E Mazzotta sta continuando il suo lento lavorio sul tessuto economico politico milanese, dove può essere aiutato anche da Luigi Roth, l’ex presidente della Fondazione Fiera, molto vicino al governatore Formigoni.
Il motivo è presto spiegato. Mazzotta e Roth siedono nel board dell’Istituto Luigi Sturzo, archivio «specializzato nel recupero e nella valorizzazione, attraverso ricerche, studi e pubblicazioni, delle fonti per la storia del popolarismo e del cattolicesimo democratico in Italia a partire dalla fine dell’Ottocento, possiede un notevole patrimonio documentario costituito in primo luogo dalle carte di Luigi Sturzo e della sua famiglia e da numerosi altri fondi di cattolici che hanno svolto un’attività di determinante importanza per la fondazione del Partito Popolare Italiano, della Democrazia Cristiana e per la politica dei governi italiani dal secondo dopoguerra ai giorni nostri».
Nella ricerca Mazzotta ha già trovato sulla sua strada due consiglieri regionali lombardi dell’Udc, come Enrico Marcora e Valerio Bettoni. Non solo. Della squadra fa già parte anche Anna Mancuso, ex candidato di Futuro e Libertà a Monza. La squadra si sta a poco a poco formando e la colonna «Mazzotta» sta cercando di trovare la quadra con le altre anime della sinistra lombarda. Al momento è tutto appeso un filo. Difficile, a quanto sembra, coniugare questo lato così vicino alla vecchia Dc, con parte del Partito Democratico, di Sinistra e Libertà o dell’Italia dei Valori.
Non è un caso che nelle ultime ore si stia facendo di nuovo il nome di Giuseppe Civati, detto Pippo, consigliere regionale e rottamatore lombardo del partito di Pierluigi Bersani. Ha annunciato che si candiderà alla prossima segreteria del partito, ma non è detto che possa cambiare idea nel caso in cui i democratici rinuncino ad un appoggio proprio a Ambrosoli. Nella Lega Nord, intanto, con Roberto Maroni candidato, c’è chi ironizza sulla squadra di Ambrosoli. «Dovrebbero chiedere aiuto anche a Forlani e Andreotti…».