Chi è Kim Dotcom, il rivoluzionario della tastiera “too big to fail”

Chi è Kim Dotcom, il rivoluzionario della tastiera “too big to fail”

Wikipedia, a livello giornalistico, è una fonte che andrebbe usata con i piedi di piombo. Sia perché, da un lato, semplifica troppo il lavoro, sia perché, dall’altro, può divenire mistificante, soprattutto quando privata delle necessarie verifiche. Nel caso di Kim Dotcom, carismatico hacker nato Kim Schmitz nella Germania degli anni Settanta, si verificano entrambe queste condizioni. Eppure, leggendo la sua biografia nella versione inglese dell’enciclopedia virtuale – scritta o rimaneggiata da lui stesso? forse, probabilmente – ci si imbatte in un ritratto quantomai vivido e convincente della carriera di questo personaggio divenuto emblema della lotta ai poteri forti del copyright, massima espressione della forza combattiva della Rete e dei suoi utilizzatori.

Che il signor Schmitz non fosse un informatico come gli altri, è indubbio; non è mai stato soltanto un nerd desideroso di passare le sue notti davanti a uno schermo retroilluminato, quanto piuttosto un Dejan Savićević della tastiera. Genio e sregolatezza, per usare impropriamente il binomio di sostantivi che descriveva alla perfezione il trequartista montenegrino del Milan dei tempi d’oro. Avido, affascinato dalle belle donne e dalle belle macchine, innamorato di sé e sprezzante dell’ordine costituito al punto da finire al centro di un intrigo internazionale tra Nuova Zelanda e Stati Uniti d’America, il fondatore di Megavideo e di Megaupload si è costantemente contraddistinto come un “bastian contrario”, sempre e comunque posizionato al di là del bene e del male.

Nato più vicino alla Danimarca che alla Germania, nel Land di Schleswig-Holstein, Schmitz, omaccione da due metri per 130 chili di peso, ha cominciato a costruire la sua fortuna negli anni Novanta, quando si lanciò in alcune imprese – dalle sorti alterne – nel campo dell’imprenditoria digitale tedesca. Da adolescente, Dotcom – cognome che ora recita anche la sua carta d’identità, dopo un cambio effettuato legalmente mentre viveva ad Hong Kong – finì ancora adolescente sotto la lente d’ingrandimento del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per aver violato i firewall della Nasa e del Pentagono, sotto il moniker di Kimble. Ma Dotcom è sempre stato “too big to fail”. La sua fama divenne internazionale nel 2005, quando avviò un’idea destinata a cambiare la condivisione e la fruizione dei contenuti sul web: Megaupload, un sito di file sharing che, al suo apice, vantava oltre 180 milioni di utenti.

Dotcom, divenuto milionario, ha acquistato numerose ville in diverse amene località del globo terraqueo. Ama le belle donne, possiede 18 macchine di lusso, alcune delle quali recano targhe di dubbio gusto – come “mafia” e “stoned” (“fatto”) – e ha dato spettacolo a Monte Carlo, organizzando party selvaggi a bordo del proprio yacht durante il Gran Premio di Formula 1. Quando ottenne la cittadinanza neozelandese, nonostante una fedina penale sporca – a 25 anni fu condannato a ventiquattro mesi di carcere in Germania con le accuse di frode informatica e ricettazione, a 27 a venti mesi per aggiotaggio in Germania – Dotcom era già un personaggio ai limiti. Considerato poco credibile da una parte della comunità del web, eletto al rango di eroe dal resto del mondo, cui – per anni – aveva fornito la possibilità di vedere film gratis attraverso gli streaming di Megavideo.

Il governo della Nuova Zelanda cambiò idea in fretta sul suo conto, ma ormai era troppo tardi. Quando ad inizio 2012 si vide recapitare una richiesta di estradizione da parte degli Usa per il 38enne informatico, Wellington mise in piedi una grande operazione di polizia culminata in un blitz alla (mega)villa di Auckland dove Dotcom soggiornava da tempo. Alla missione, condotta con elicotteri e spettacolarizzata fino all’eccesso, parteciparono, a seconda delle versioni riferite, tra i 30 e gli 80 componenti delle forze speciali. Sulla testa dell’hacker, l’accusa di aver violato il copyright di case discografiche e cinematografiche per oltre 500 milioni di euro. Dopo qualche mese, però, è arrivata la svolta: l’Alto Tribunale neozelandese ha riconosciuto un vizio di procedura nell’arresto, congelando di fatto il processo di estradizione. Dotcom, oggi in un limbo a metà tra gli arresti domiciliari e la piena libertà, ha deciso di tornare a combattere l’ennesima battaglia.

Cominciando dal proprio profilo su Twitter, dove ha costruito la sua base di contraerea, raccogliendo in pochi mesi oltre 150 mila follower. Un piccolo esercito di sostenitori ferventi che faranno di tutto purché “Kim” continui a lavorare per mettere in piedi un nuovo ambizioso progetto. Cosa che avverrà entro breve, visto che Mega, annunciato già qualche settimana fa dall’informatico tedesco, ha inaugurato il suo primo spazio web ufficiale proprio in queste ore. Non senza un epilogo-thriller: il domino me.ga, aperto inizialmente, è stato chiuso subito dal governo del Gabon, che non ha voluto dare ospitalità al pluricondannato Dotcom. Il quale è stato dunque costretto a ripiegare, ancora una volta, sulla Nuova Zelanda, spostando il portale all’indirizzo mega.co.nz.

Di che si tratta? I contorni non sono ancora completamente nitidi, ma a quanto sembra, si tratterà di uno strumento che permetterà di uploadare file di grandi dimensioni all’interno di un cloud e di condividerli, similmente a quanto accadeva in precedenza con Megaupload. La grande differenza è che questi file, caricati dagli utenti, saranno criptati in automatico appena terminato l’uploading. Il che non permetterà all’azienda di controllare quello che gli utenti caricano, e alleggerirà in pratica i gestori del sito da ogni responsabilità legale. Inoltre, Dotcom ha annunciato che i server di Mega saranno dislocati in diverse parti del pianeta; un metodo, secondo alcuni, per rendere inefficaci le legislazioni sul copyright a livello transnazionale.

Quali saranno effettivamente gli sviluppi di Mega lo scopriremo col tempo. L’unica cosa certa è che, sempre di più, Dotcom si sta trasformando in un personaggio a metà tra il paladino della libertà e il fuorilegge da western, in grado di sgusciare tra mille difficoltà a dispetto della sua possente taglia fisica. Un’abilità che la sua pagina Wikipedia racconta alla perfezione: Kim Dotcom, si legge “has been called one of the world’s ‘largest tech entrepreneurs’ and has made a career out of being larger than life”. Ironia, ma anche concretezza: la data di inaugurazione di Mega è fissata per il 19 gennaio 2013, esattamente un giorno prima dell’anniversario dell’arresto di Dotcom e dei suoi sei collaboratori. Come a dire: ricominciamo da dove ci hanno interrotto. Anche in questo, l’hacker si dimostra dotato di un certo sense of humour.