Ecco perché il font Helvetica, disegnato da un freelance, dominerà il mondo

Ecco perché il font Helvetica, disegnato da un freelance, dominerà il mondo

Eleganza, essenzialità, alta leggibilità: gli ingredienti per cucinare un font perfetto. Era il 1957 quando Max Miedinger, un tipografo di Zurigo, disegnò la prima bozza del Neue Haas Grotesk, un tipo di carattere sans-serif che coniugava perfettamente queste tre peculiarità. A commissionare il lavoro a Miedinger era stato il suo ex capo, Eduard Hoffmann, direttore di una fonderia a Münchenstein.

Nel tentativo di rilanciare la propria azienda, messa in crisi dallo strapotere della rivale H. Berthold AG, Hoffmann decise che era arrivato il momento di introdurre sul mercato un nuovo tipo di font. Sorrise soddisfatto, dopo aver visionato la proposta di Miedinger. Pensò che il font avrebbe cambiato le sorti della sua azienda. Non immaginava che, invece, avrebbe cambiato le sorti dell’intera industria pubblicitaria per gli anni a venire.

Tre anni dopo, il Neue Haas Grotesk cambiò il nome in Helvetica, cominciando – già a partire dalla metà degli anni ’60 – a diffondersi endemicamente. Nel i decenni successivi, decine di aziende cominciarono ad usare Helvetica per i propri loghi ufficiali: da Agip ad Aprilia, da Nestlé a Motorola, passando per BMW e Harley Davidson, Tetrapak e Panasonic. Ancora oggi moltissime compagnie scelgono Helvetica, anche nel campo del digitale: Avis, Microsoft, Apple.

A Helvetica è stato anche dedicato un interessante documentario, opera prima del regista Gary Hustwit, in cui una tra le voci interpellate si distingue quella del pluri-premiato designer milanese Massimo Vignelli. Una celebrità che è valsa anche un buon bagaglio di critiche: per alcuni grafici il font è eccessivamente freddo, noioso, ed è troppo utilizzato. Per altri, invece, Helvetica manca di personalità. 

Le fortune del carattere disegnato da Max Miedinger, però, non sembrano essere in procinto di terminare. Helvetica, anzi, è destinato a dominare nell’advertising ancora a lungo. Questo, almeno, secondo Steve Hicks, direttore creativo dell’agenzia pubblicitaria americana Mcgarrybowen, che al tema ha dedicato un breve saggio pubblicato su Adweek. Secondo Hicks, la fortuna del font ideato in Svizzera ha origini molteplici.

Una, però, vince su tutte: il fatto che Helvetica sia il font utilizzato da Facebook. Secondo la teoria del designer americano, infatti, tutti siamo familiari con il social network di Zuckerberg e con la sua grafica, quotidianamente sotto gli occhi di un miliardo di utenti. Un fattore che spianerà la strada ad un utilizzo sempre maggiore del suddetto carattere tipografico in futuro e potrebbe creare quella che Hicks definisce una Helveti-Topia, un mondo in cui Helvetica è l’unico font utilizzato nel campo della pubblicità. 

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