Nel 2012 i fondi sovrani, ossia le strutture di investimento controllate da un governo, hanno investito in Italia più di 1,5 miliardi di euro. Un sostanziale aumento rispetto al 2011, quando erano stati realizzati investimenti per solo 500 milioni di euro, stando ai dati contenuti in uno studio diffuso oggi dall’Area Research di Banca Mps.
Nel 2015, secondo lo studio, tali fondi diventeranno la terza potenza economica mondiale. Il loro numero e la loro importanza ha cominciato a crescere a partire dalla fine degli anni ’90, come una delle conseguenze della crisi finanziaria globale. Oggi, il peso dei fondi sovrani è passato dal 3% al 6% del Pil mondiale e negli ultimi cinque anni i fondi sono quasi raddoppiati, passando da 45 a 62. E si prevede che possano diventare 70 nel 2015. Negli ultimi 5 anni il patrimonio gestito dai fondi sovrani è cresciuto da 2 a 5,1 trilioni di dollari americani ed è stimato che raggiungerà i 10 trilioni nel 2015.
In Italia i fondi sovrani detengono partecipazioni azionarie nel 36% delle società quotate, nel 25% di quelle del Regno Unito, mentre tale dato scende tra il 17% e il 19% per quanto riguarda le società tedesche e francesi. In questi primi giorni di novembre si concretizzerà il passaggio della casa di moda Valentino al fondo del Qatar per 735 milioni di euro. Altre importanti operazioni sono state portate a termine nel 2012 come l’acquisto di una quota rilevante di Finmeccanica da parte del fondo libico, l’aumento in Unicredit dal 4,9% al 6,5% del fondo sovrano di Abu Dhabi, e l’acquisto di Ferretti da parte di un conglomerato controllato dal governo cinese. Il più presente sul mercato azionario è il fondo sovrano norvegese con investimenti per 4,7 miliardi di azioni, cui si aggiungono acquisti di titoli governativi per 4,2 miliardi.
I principali fondi sovrani
Il primo fondo sovrano per patrimonio gestito è il norvegese GPFG -Government Pension Fund-Global con attivi per 656 miliardi di dollari. È stato creato con l’obiettivo di salvaguardare e creare benessere finanziario per le future generazioni e si caratterizza per un forte investimento sul mercato italiano. È presente con investimenti in azioni pari a 4,7 miliardi di euro, 6,3 miliardi in obbligazioni e 4,2 miliardi in titoli governativi.
I fondi cinesi sono, invece, tre.Il Cic-China Investment Corporation è il più attivo a livello globale con un patrimonio gestito di 482 miliardi di dollari. I suoi investimenti hanno l’obiettivo di diversificare all’estero parte delle ampie riserve governative. Il fondo inoltre investe anche entro i confini nazionali, svolgendo un ruolo fondamentale nel rifinanziare direttamente gli istituti di credito in difficoltà, assumendo una connotazione simile al prestatore di ultima istanza. Molti suoi investimenti sono destinati ad acquisire attività, territori, giacimenti minerari strategici con il fine di garantire alla Repubblica Popolare Cinese le risorse necessarie per sostenere alti livelli di crescita. Il Safe-Investment Company, con unpatrimonio gestito di 568 miliardi di dollari, è l’altro fondo cinese, e a differenza del primo investe in una larga varietà di strumenti soprattutto finanziari. Il principale obiettivo del fondo è ridurre l’esposizione della Cina alle fluttuazioni nel valore del dollaro Usa, dato l’ammontare di debito statunitense detenuto in dollari dalla Cina. L’ultimo è il Nssf-National Council of Social security fund, specializzato in asset rischiosi ad alto rendimento.
Grazie ai surplus dell’attività di esportazione del petrolio, Abu Dhabi è riuscita a creare quattro fondi. Il primo l’Adia-Abu Dhabi Investment Authority con patrimonio gestito di 627 miliardi di dollari, investe nei mercati internazionali sui principali strumenti equities, fixed income, real estate, private equity and alternatives.Il Fondo Adic-Abu Dhabi Investment Council, gestisce invece gli investimenti interni all’emirato di Abu Dhabi, mentre Mubadala, con unpatrimonio gestito di 48 miliardi di dollari, ha il compito di fungere da catalizzatore nella diversificazione degli asset di Abu Dhabi. Mubadala opera formando nuove compagnie o acquisendo partecipazioni in compagnie esistenti sia negli Emirati Arabi che all’estero, al fine di generare benefici economici per Abu Dhabi attraverso partnerships con compagnie locali, regionali e internazionali. L’ultimo nato è l’Ipic dal patrimonio di 65 miliardi di euro, è il fondo che mira a sviluppare e rafforzare la presenza di Abu Dhabi nel settore degli idrocarburi investendo in progetti petroliferi.
Singapore vanta invece due fondi: il Gic con un patrimonio gestito di 248 miliardi di dollari, che investe tendenzialmente a medio e lungo termine, e il Temasek, patrimonio gestito di 162 miliardi di dollari, che si occupa di mercati e aziende con alti tassi di crescita e ampie potenzialità di espansione in modo da garantire ritorni significativi ogni anno. L’ultimo nato nel 2012 è il fondo dell’Angola destinato a investire i proventi petroliferi all’estero.