Il nuovo corso della Rai prevede il licenziamento dei lustrastivali?

Il nuovo corso della Rai prevede il licenziamento dei lustrastivali?

Benissimo (anzi, malissimo): la Rai ha fatto la voce grossa con un povero cristo di una redazione sperduta e lo ha licenziato in tronco per giusto razzismo. Il tipo, lo ricorderete, prima di Juventus-Napoli si era fatto un giro fuori dallo stadio tra i tifosi della gobba, raccogliendo giudizi assai poco lusinghieri su usi e costumi meridionali (peraltro espressi da terroni medesimi di fede bianconera), ai quali – mal gliene incolse – aveva aggiunto il suo, ma da giornalista dell’azienda di stato e quindi con un filo di responsabilità in più. Nel nuovo corso Rai a cui avrebbero dato la stura la presidente Tantantola e il dg Gubitosi (peraltro napoletano), Giampiero Amandola è il primo a rimetterci la ghirba e la notizia rallegrerebbe parecchio se fosse l’entrée in un nuovissimo modo di concepire il mestiere a viale Mazzini e cioè che chi sbaglia paga. Ma paga sotto tutte le latitudini, anche quella politica.

L’episodio che ha coinvolto il giornalista della sede di Torino era discretamente choccante e l’azienda ha ritenuto ci fossero le buoni ragioni per procedere a un atto così estremo. Una lunga sospensione dal lavoro, senza stipendio, forse sarebbe stata una linea più consona alla famosa teoria della “seconda possibilità” per tutti. Ma va bene anche così, a patto – appunto – che da oggi le valutazioni aziendali rientrino pienamente in quell’alveo di responsabilità personali e collettive che sono alla base dei rapporti giornalistico-professionali.

E giusto per non girarci attorno, una domanda piccola ma necessaria è da rivolgere alla coppia principe di Viale Mazzini: ora si procederà al licenziamento in tronco anche del giornalista che si macchia del reato di leccaculismo nei confronti di un politico? No perché, cari Gubitosi e Tarantola, lo sapete vero che c’è una quota consistente di giornalisti Rai che è stata assunta negli anni in quota-partiti e che ai partiti medesimi regolarmente risponde? Questo lo sapete, vero, o dovete scendere giù dal pero per rendervene conto? La so, la conosco, la vostra obiezione: il reato di leccaculismo non lo si può definire in termini così concreti ed evidenti, almeno quanto dire al microfono che i napoletani puzzano, insomma non mena scandalo immediato, non fa intasare di proteste i centralini dei giornali. Vero, non è così immediato, per chi non ne sia attento conoscitore. Ma è molto, molto, più grave perché altera il sistema democratico di un Paese. È una truffa colossale ai danni dei cittadini (che pagano il canone).

Si potrebbero fare plurimi esempi al proposito, ma la lettura di un passo del libro di Giulio Borrelli, «Le mani sul TG1», è sufficientemente esaustiva: «Uno dei fatti più discussi avviene nel luglio 2003 in occasione dell’apertura del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea. L’inviata Susanna Petruni confeziona un servizio in cui non si sente il Cavaliere che dà del “kapò” a un eurodeputato tedesco che lo critica. Una scelta clamorosamente diversa da quella dei Tg di quasi tutto il mondo. Il direttore la difende, così come giustifica che, durante il discorso di Berlusconi all’assemblea generale dell’Onu, in un’aula pressoché vuota, la Petruni abbia usato, nel montaggio, le immagini dell’affollata platea che seguiva il precedente intervento di Bush. Per non lasciar solo il povero presidente del consiglio italiano, l’aula è stata riempita con un falso».

In questo caso, gentili Tarantola&Gubitosi, i giornalisti interessati sarebbero stati stati convocati dal ragioniere dell’amministrazione per il computo finale delle loro spettanze o avrebbero continuato a rimanere al loro posto? A questo dovete rispondere, per mettervi in pace con la decenza.

Ci si avvia a una lunga ed estenuante campagna elettorale, in cui i bravi giornalisti dell’azienda (sono tanti, molti arrivati negli anni anche dalle scuole) saranno contrapposti ai lustrastivali di professione. Voi a chi affiderete il decoro Rai, ai primi o ai secondi, a chi lascerete il termometro della credibilità aziendale? Se avete intenzione di dare battaglia, armatevi di pazienza e tenete in canna una buona dose di vaffanculo da dispensare telefonicamente ai politici che eserciteranno le pressioni che possiamo tutti immaginare. Se invece volete vivacchiare, la Rai è comunque il posto ideale. 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter